Usciti dal cancello principale della Villa Comunale l'occhio si posa quasi incantato sulla facciata di palazzo Marzotto, edificio del sec. XVI impostato su tre archi a tutto sesto. Questa casa è veramente notevole in quanto, unica in tutta Portogruaro, ha conservato l'intera facciata affrescata. Questo non è un miracolo, ma il frutto della costante attenzione dedicatavi. L'ultimo restauro risale al 1954, e forse sarebbe opportuno un nuovo intervento di pulizia e conservazione. Il Bettoni ce ne ha lasciato una dettagliata descrizione: fregio in alto diviso in tre parti. Nella prima vi è Prometeo con il fuoco rubato in Cielo. Nella seconda una figura rappresentante la Legge. La terza è logorata. Nel mezzo un lavoro alla Raffaelle di Puttini al naturale, poi un quadro rappresentante il Parnaso con Apollo, le nove Muse ed il Cavallo Pegaso. Poi un Nudo in atto d'insegnar le lingue e le belle arti; e vicino Apollo pastore che suona un Liuto, avendo vicine molte bestie ed alfine vari bassi rilievi ed Arabeschi, tutte pitture abbastanza ben conservate. Ascrivibili a scuola veneta del sec. XVI, gli affreschi sono stati attribuiti alla scuola Pordenone e del suo genero Amalteo, anche se recentemente è stata avanzata l'ipotesi che più che ad un artista friulano l'insieme vada ricondotto ad un pittore della Marca trevigiana per singolari affinità stilistiche riscontrate con affreschi su case di Treviso.
Come apprendiamo sempre dal Bettoni, tutte e quattro le facciate di palazzo Marzotto erano affrescate. Oltre al prospetto principale si sono conservati alcuni dipinti sulla facciata che dà sul giardino interno, verso il Lemene, di mano diversa da quella che affrescò il prospetto principale. Rispetto alla dettagliata descrizione ottocentesca è rimasto il riquadro centrale del sottotetto con Vertumno e Pomona , parte di una Danza di putti e una Figura femminile.
Accanto, i palazzi Dal Moro - Boschin, recentemente restaurato con grande gusto e rigore ( sec. XV - XVI) e Trivellato (sec. XVI), quest'ultimo con porticato a quattro archi a sesto ribassato. Sul lato estro (civico n. 11) casa Turrin, che fino al sec XVIII fu residenza degli abati di Sesto, e che padre Cortinovis nel 1801 descrive come adorna, all'interno, di mirabili affreschi dei secoli XIV e XV.
Sul lato sinistro due palazzi del sec. XVI, con arcate a sesto acuto.
Di fronte a questi il palazzo vescovile.
Una delle prime testimonianze dell'esistenza in Portogruaro di un palazzo dei vescovi di Concordia risale al 1339, allorché il vescovo Guido de Guisis fece un censimento di tutti gli immobili, affitti, livelli, ecc. che costituivano una rendita per la mensa vescovile. Quando parla di Portogruaro il testo ricorda che il vescovo possedeva in città il palazzo vescovile con certe case ed orti adiacenti, et casamentum antiqui palatii quod fuit diruptum iuxta ecclesiam Sencti Cristofori. Nel 1339 quindi non solo esisteva Portogruaro il palazzo vescovile, ma ci sono ancora i resti di un palazzo precedente in rovina, che sorgeva accanto alla chiesa di S. Cristoforo, la quale fungeva da cappella vescovile. L'esistenza dei ruderi ci attesta che i vescovi di Concordia risiedevano in Portogruaro da parecchio tempo, seppure non ancora in forma esclusiva. Dell'esistenza del palazzo vescovile in Concordia, che era la sede della cattedrale, è superfluo parlare. Anzi i vescovi, sia prima che dopo il trasferimento ufficiale dalla sede vescovile da concordia a Portogruaro nel 1586, continuarono ad interessarsi attivamente del loro palazzo in quella cittadina. Il vescovo Battista legname (1443 - 1455) riedificò l'episcopio di Concordia, mentre il vescovo Agostino II Premoli (1668 - 16929 lo restaurò.
Nondimeno i vescovi concordiesi vivevano molto spesso nel loro palazzo di Portogruaro, come testimoniano molti atti ivi redatti, Concordia, un tempo fiorente colonia romana dedotta nel 42 a.C. dopo le devastazioni subite nell'alto medioevo non costituivano più un luogo idoneo come residenza del vescovo, per cui nel 1425 il papa Martino V concesse al vescovo e al capitolo diocesano di poter trasferire la residenza a portogruaro, concessione però revocata dal capo Eugenio IV il 28 gennaio 1445. A seguito di ciò in vescovo Battista Legnam riedificò l'episcopio di Concordia. La questione della residenza fu definitivamente risolta dopo il concilio di Trento, anche a seguito della visita apostolica di mons. Cesare Nores vescovo di Parenzo. Con bolla del 29 marzo 1586 il papa Sisto V approvò il trasferimento definitivo della sede vescovile da Concordia a Portogruaro. Come scrive il Degani, la comunità di Portogruaro accolse con giubilo la determinazione del sommo pontefice e ne favorì in ogni maniera l'esecuzione. E Antonio Zimbaldi ci informa che il municipio donò al vescovo, che era allora Matteo Sanudo, seicento ducati per la restaurazione del palazzo ch'egli aveva in questa città , e si obbligò di pagargli altri sessanta ducati per fitto di un altro locale, mentr'egli faceva acconciare l'episcopio. A partire quindi da questa data la residenza ufficiale del Vescovo di Concordia viene fissata nel palazzo vescovile di Portogruaro, che per l'occasione viene rimesso a nuovo a spese della comunità.
Passano poco più di cent'anni e il palazzo ha bisogno di interventi così radicali che il vescovo Paolo Vallaresso, fondatore anche del Seminario, nel 1700 lo riedifica dalle fondamenta, ampliandolo.
Nel 1757 il vescovo Erizzo si fa promotore di ulteriori lavori, per rendere la sede più decorosa e idonea, costruendo la cancelleria e l'archivio.
Ulteriori lavori furono eseguiti nel secolo scorso, soprattutto con la sistemazione del piano nobile, e all'inizio di questo.
L'ultimo vescovo a risiedere a Portogruaro fu mons. Vittorio De Zanche, che morì nel 1977. nel frattempo, nel 1974, la sede vescovile era stata trasferita da Portogruaro a Pordenone, e la diocesi di Concordia, antica di sedici secoli, aggiunse al proprio il nome della città di Noncello.
Attualmente il palazzo vescovile è la sede dell'istituto superiore di scienze religiose. Nel 1995 è stato cortesemente messo a disposizione per ospitare la mostra "Antonio Carneo nella pittura veneziana del Seicento" promossa dal Comune di Portogruaro.
Brano tratto da "Portogruaro" di Roberto Sandron con l'autorizzazione dell'Associazione Pro Loco Portogruaro