Nei giorni scorsi - come di consuetudine - la Polizia Locale di San Stino di Livenza ha effettuato specifici servizi di controllo finalizzati alla prevenzione delle condotte di guida pericolose e in violazione del Codice della Strada.
A seguito di queste attività, su un noto gruppo Facebook locale intitolato "Sei di San Stino se...", un utente ha pubblicato un post dal contenuto offensivo e gravemente denigratorio nei confronti degli agenti della Polizia Locale, arrivando persino a minacciare di far esplodere la sede del Comando.
La Polizia Locale ha immediatamente avviato accertamenti per risalire all’identità dell’autore del post e di altri utenti che hanno commentato con espressioni ritenute diffamatorie. Le indagini hanno portato all’identificazione del principale responsabile, che è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di diffamazione aggravata (art. 595, comma 3 del Codice Penale), reato che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa non inferiore a 516 euro.
«È spiacevole constatare che, mentre la Polizia Locale svolge il proprio compito per garantire la sicurezza dei cittadini, vi sia chi si permette di insultare e minacciare pubblicamente le forze dell’ordine», ha commentato il sindaco Gianluca De Stefani. «Un comportamento che denota scarso senso civico e mancanza di rispetto verso le istituzioni. Questi episodi verranno perseguiti con fermezza nelle sedi opportune».
«Il contenuto del post pubblicato riportava offese pesantissime, configurando reati che vanno dalla diffamazione mezzo stampa fino all'istigazione a delinquere; ma chi li commette, spesso, non se ne rende conto. C'è la convinzione che sui social network si possa scrivere qualsiasi cosa impunemente» commenta il Comandante della Polizia Locale Dr. Andrea Marchesin, il quale aggiunge «il quotidiano e puntuale controllo del territorio mediante le pattuglie della Polizia Locale dislocate in tutto il territorio comunale è un obiettivo prioritario, insieme al censimento e controllo di tutti gli immobili fatiscenti, chiusi o abbandonati al fine di evitare aggregazioni di persone non in regola con la documentazione prevista o peggio dedite ad attività illegali.»
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