Dopo il primo traguardo, rappresentato dalla possibilità di riaprire le spiagge e tutti i servi collegati con date e modalità precise, i sindaci dei Comuni balneari che si riconoscono nel G20, tra cui anche San Michele al Tagliamento - Bibione e Caorle, si trovano ad affrontare un altro problema: il rischio di default dei bilanci comunali. Ogni Comune, infatti, stima una perdita di bilancio nel 2020 per mancati introiti stimata dai 4 ai 10 milioni di euro in media. Questo comporta la ridefinizione degli interventi per il settore sociale, infrastrutturale e di manutenzione del territorio.
A tal proposito, i sindaci del G20 hanno richiesto la rimodulazione del Fondo di solidarietà e il riconoscimento dello status di “Città Balneare”, in considerazione del fatto che i comuni balneari sono città con flussi di presenza diversificati durante l’arco dell’anno, che l’attività economica prevalente svolta è quella turistica esercitata in forma stagionale, e che pertanto gli impatti economici della crisi da una parte sono rilevantissimi già nell’immediato e dall’altra le persone e le imprese dovranno attendere un periodo ancora più lungo per poter beneficiare della ripresa.
Per evitare, quindi di trovarsi a settembre con un intero sistema al collasso, i sindaci del G20 si attiveranno presso il Governo e i Ministri per chiedere interventi economici e finanziari specifici per il turismo balneare. “Siamo disponibili a confrontarci e a definire insieme alle istituzioni un pacchetto di interventi e una strategia che consenta di risistemare almeno per un periodo di tempo medio la gestione dei bilanci - scrivono i primi cittadini in una nota congiunta -, consentendo una flessibilità ai Sindaci che appare assolutamente necessaria e riconoscendo ai comuni turistici un valore strategico per il rilancio del Paese nei prossimi anni”.