La galleria d’Arte Contemporanea di Portogruaro ha origini nell’immediato dopoguerra grazie all’interesse di alcuni cittadini, tra i quali Sinclair Ravazzolo. Il suo intervento nel mondo artistico della città, ha avuto un intento di mettere in evidenza come, in quegli anni difficili, la pittura, e l’arte, tutta avesse trovato nuove ispirazioni e nuove motivazioni per rinnovarsi. Nel vicino Friuli, grazie alla forte personalità poetica di Pasolini, di Bartolini, ha trovato origine e concretezza, non solo letteraria, il “realismo friulano”. In pittura, De Rocco, Zigaina ed altri hanno approfondito i temi realistici e popolari. Anche a Portogruaro sono quindi giunti gli echi di questo movimento. Gli artisti, che man mano venivano ospitati nel suggestivo spazio ricavato in due molini duecenteschi, hanno via via trovato consenso anche a livello nazionale. Ciò, nel tempo, ha permesso che la Galleria trovasse una sua dimensione ed una sua notorietà, tanto che nel 1956 nacque ufficialmente come Galleria Comunale d’Arte Contemporanea.
Ma l’impegno non si è limitato solamente alla semplice esposizione di personali o collettive di artisti, tra i quali vale la pena citare: De Pisis, Carena, Guttuso, Saetti, Guidi, Afro, Vedova, Springolo ecc. Per avvicinare i giovani al mondo dell’arte, vennero istituite prima l’ex tempore di pittura, poi la Biennale d’arte Grafica del Triveneto. Questa manifestazione durò quasi un decennio, e vide la partecipazione di tutti i più importanti artisti italiani e della vicina Jugoslavia; a queste esposizioni parteciparono Semeghini, Van Rossen, Zwiers, Jakac, Sassu, Carà, Tramontin e molti altri. La giuria allora era formata dai nomi più importanti della critica veneziana come Perocco, Comisso, Benetton, Manzano, Delogu, Pascutto ecc.
Poi come tutte le cose anche la Galleria ebbe un momento di oblio che coincise con il decadimento strutturale della sede espositiva. Dopo più di un decennio di lavori, nel 1993 la galleria, grazie alla tenace volontà del giovane Andrea Martella, Assessore alla cultura, la Galleria ebbe un suo statuto e un suo direttore nella persona di Giancarlo Pauletto, che autorevolmente ha dato un assetto scientifico alla ricerca artistica del territorio, tanto da divenire ambito da molti artisti. Furono realizzate circa trenta mostre, tra le quali ricordiamo una molto singolare sui disegni di Pier Paolo Pasolini, la ricostruzione del Realismo Friulano, Zigaina, De Rocco, Culos, Lenci Sartorelli, ecc. Ma anche di Piero d’Orazio e il cinquantenario - l’unico ricordato in Italia – di Forma1. Non va certo dimenticata anche la partecipazione di molti giovani che operano nel campo della pura pittura come Negri, Costantini, Cascio, ed altri.
Dopo quattro anni, periodo nel quale si è indagato nel mondo dell’arte veneto-friulana, con la direzione di Diego Collovini, si è intrapresa un via più estesa, ricercando, nella stessa storia della galleria, un percorso che ricostruisse le più complesse vicende del mondo dell’arte non solo legate al Triveneto – come nel caso di Brand, Zotti, Sonego, del Giudice, Sgubin, Guido Sartorelli, Finzi, Pope, Patelli, Gelmi, GinacarloTramontin, ecc.- ma che indagasse anche nel mondo della pittura nazionale, la romana Eva Fisher, o toscana come nel caso di Carmassi e di Gamba.
Nel 1998 grande riscontro hanno avuto le mostre sulla geometria (Alviani, Colò, Bottecchia, Ciussi, Pope, Gard, Finzi), gli Spazialisti, con opere di Tancredi, Crippa, Deluigi, Morandis, Scanavino, Bacci, Fontana, Guidi. Si è celebrato il trentennale della morte e, in anticipo, il centenario della nascita di uno dei più grandi artisti contemporanei: Lucio Fontana. Una trentina di Concetti Spaziali dalla fine degli anni quaranta, all’anno della morte. Ottanta invece sono state le foto della fotografa Tina Modotti.
Nel 1999 si sono realizzate alcune manifestazioni di un particolare interesse storico. Sono presenti, con personali, alcuni dei più significativi protagonisti dell’arte di questo secondo dopoguerra: Emilio Vedova, Enrico Castellani, Bonalumi, lo scultore Alberto Viani e Gianfranco Tramontin.
Ma l’intento programmatico di quest’affascinante e avvincente spazio, pur nella limitatezza del numero delle manifestazioni, ha tutta l’intenzione di essere un luogo all’interno del quale l’arte possa riconoscersi e creare le condizioni affinché vengano registrati gli stimoli e le sensazioni del cambiamento, nonché le diverse direzioni della ricerca artistica, e dare un apprezzabile contributo al dibattito sull’arte contemporanea.
Diego Collovini