Capoluogo di un territorio illustre soprattutto per i prodotti agricoli (vini) e per le località balneari (Caorle e Bibione),di "suo" Portogruaro ci mette la calda venezialità di un centro storico ricco, ospitale, sorprendente. Per tutti coloro che ci arrivano per la prima volta è una vera "scoperta".
Difficile dire tra le tante individualità, tra le molteplici architetture, tra le preziosità disseminate a tutti gli angoli, tra le perdonabili eccentricità, quale sia la più "sua",la più raccomandabile, la più esclusiva, la più "portogruarese".
Basterebbero le grandi e piccole palme del "liston" e le file serrate di portici che le accompagnano in prospettiva, a fare di Portogruaro, le une, la più mediterranea delle cittadine continentali; gli altri, la più europea delle cittadine mediterranee. Di certo comunque è la più veneziana dell'entroterra adriatico.
Di "Venezie" ce ne sono tante sparse per il mondo: "Venezie" d'Oriente, "Venezie" del Nord...Dovunque vi siano acque e canali è pronto e gradito il nomignolo di "Piccola Venezia". Ebbene a Portogruaro grand'acqua non c'è, il Lemene si fa spettacolare protagonista solo tra gli antichi mulini di via Roma, di gondole neanche parlarne, eppure vi circola una venezianità più intima ed autentica: la si respira nell'aria, la si legge sulle ricamate trifore dei palazzi, la si incontra per via nella parlata e nel carattere dei suoi abitanti. Quando vi giunse nel 1420 la Serenissima Repubblica con i suoi Leoni alati di pietra, non fu una vera e propria occupazione. Il Doge vi entrò da vecchio amico più che da conquistatore. Già da molto tempo infatti la prosperità del libero Comune era affidata ai traffici mercantili con Venezia. La città aveva un porto fluviale che poi sarebbe diventato più importante ancora con la costruzione dell'animato "Fontego". I guadagni dei commerci dettero modo allora a Portogruaro di ingrandirsi, di abbellirsi, di impreziosirsi, di ammodernarsi: i vecchi ponti di legno sul Lemene vennero sostituiti con ponti di pietra; il gotico Palazzo Comunale a merli ghibellini venne ingrandito, assumendo l'inconfondibile aspetto attuale; le due vie parallele al fiume andarono rivaleggiando in gotico e in rinascimentale, in capitelli bizantini e bassorilievi romani recuperati nella vicina Concordia ed incastonati nei muri dei nuovi palazzi.Portogruaro: città degli archi.Portogruaro: città della musica.
Archi a tutto sesto, archi a sesto acuto, archi a sesto ribassato, archi ampi e solenni, archi di diversa altezza sotto i portici a dividere l'uno dall'altro gli eleganti negozi, archetti trilobati, fughe di arcatelle, si susseguono ininterrotti nel giro delle tre torri, con pause ed impennate come su un grande pentagramma. Paiono appunto nella loro diversità, un'unitaria scrittura musicale: e non a caso Portogruaro ospita a fine agosto di ogni anno un prestigioso Festival Internazionale di Musica da Cameracon Maestri ed allievi provenienti da tutto il mondo. Anche per loro la città è sempre una scoperta di cui affezionarsi subito con intima e ricambiata simpatia.
Restano nella mente come motivi familiari i ritornelli portogruaresi più riusciti: il campanile pendente, la strettissima calle della Pescheria che porta il rumore del fiume, il pozzetto quattrocentesco con le gru di bronzo, il colonnato metafisico del "Collegio Marconi" e la scala del Municipio, la statuetta di Diana Cacciatrice al Museo Archeologico Nazionale, gli affreschi di San Giovanni, i camini della Villa Comunale, la sollenità di Palazzo Venanzio, la vociante gaiezza delle tante osterie, il colore del mercato, al giovedì.
Non sono solo immagini che si rincorrono in rapida dissolvenza: sono la cronaca di una "scoperta", che ciascuno può fare diversa e personale.
Brano tratto da "Viaggio nel Portogruarese" con l'autizzazione dell'Azienda di Promozione Turistica Portogruarese