Made in China. Questa scritta, che compare ormai su quasi tutte le etichette dei prodotti di uso comune, definisce la Cina come una potenza economica mondiale. Ora viene spontaneo chiedersi: se la Cina, con l’impero economico di cui gode, deve moderare il mondo, può il mondo moderare la Cina? E soprattutto come può farlo? Sono state queste le domande che hanno animato la prolusione d’inizio anno accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Portogruaro, tenuta dal Monsignor Savio Hon Tan Fai, arcivescovo cinese che presta servizio in Vaticano come Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Queste stesse domande devono aver guidato il Cardinale Celso Costantini, nato a Castions di Zoppola il 3 aprile 1876, durante il suo cammino di nunzio apostolico in Cina. La sua tempra d’acciaio, propria di chi non ha nulla con se se non la parola del Vangelo, lo porta a fondare, nel 1926, l’università Cattolica di Fujen a Pechino dopo aver indetto, due anni prima, il primo Concilio cinese. “Poiché Cristo ha parlato e parla in ogni momento della storia umana, - afferma Costantini nel corso del suo intervento in occasione dell’inaugurazione della sede universitaria- “occorre che il messaggio cristiano sia comunicato al popolo cinese in lingua cinese. Occorre altresì che la religione non diventi strumento di potere e di dominio dell’uomo sull’uomo come avviene nella nostra epoca ad opera di Francia e Inghilterra, ma l’amore di Cristo deve essere annunciato con sapienza a partire proprio da voi, cari giovani studenti, che non siete canestri da riempire, ma menti luminose da far risplendere a servizio dei vostri fratelli. Sono fermamente convinto, -conclude il cardinale- che la Chiesa non debba avere la presunzione di piantare un albero in ogni terra dove è chiamata da operare, ma debba avere soltanto la gioia, la speranza e soprattutto l’umiltà di piantare un seme che germoglierà quando il suo tempo verrà.” “Cina, Giappone e Corea”,- dichiara Monsignor Hon Tai Fai,- “sono paesi assai diversi per popolazione, cultura e territorio. Pensate che ad esempio in Corea non si può nemmeno parlare di Cristo Crocifisso in quanto le persone associano l’immagine della crocifissione all’oppressione provata dominio coloniale che, per certi versi, è ancora presente in alcuni stati dell’Asia Sud-Occidentale per opera di alcune “Associazioni Patriottiche” le quali, per motivi di natura essenzialmente economica, tengono sotto controllo le chiese locali impedendo loro di crescere. Oggi più che mai, dunque, sulle orme di Costantini, la Chiesa è chiamata ad una nuova sfida: cercare, trovare e sperimentare linguaggi creativi e moderni per poter portare avanti la sua attività di evangelizzazione, avvalendosi sempre di più del prezioso e fondamentale contributo dei laici che conoscono molto bene le esigenze delle loro comunità e ricordando ogni giorno le parole della preghiera di un anonimo autore fiammingo: Cristo non ha più voce ha soltanto la nostra voce per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Prolusione tenuta da S. E. Monsignor Savio Hon Tan Fai, arcivescovo
cinese, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli
31 ottobre 2012
Elena Toffoletto