Dopo un giorno di travaglio,
a te,
o notte,
affido pensieri,emozioni ed inquietudini,
e tu,
solo tu,
o notte,
rispondi,
con la serenità e il silenzio
di chi tutto accetta,
di chi tutto accoglie,
di chi tutto offre,
e di chi tutto
consacra.
(Elena)
Cuscini rossi e neri sistemati sul palcoscenico per accogliere il pubblico. Piccoli lumini tutt'intorno. Buio in sala. Il giovane pianista rumeno Herbert Schuch sembra raccogliere in un' unica forza ogni suo sentimento per donarlo alla tastiera prima di cominciare a suonare. E irrompe la gioia ritmata vivace ma velata di profonda malinconia dell'Undicesima Bagatelle op.119 di Beethoven che sembra descrivere lo stato d'animo proprio del pellegrino perennemente sospeso tra la ricerca di nuovi mondi e il rimpianto per un passato che ormai non tornerà. Con le sue Variazioni sugli Spiriti (Gewissen), Robert Schumann sprofonda nella più cupa amarezza mentre le tenebre della pazzia si sono ormai impossessate della sua anima. La follia diviene compagna del compositore e del suo genio creativo come un flusso di coscienza in cui tutto pare ripetersi ciclicamente e, come sua musa ispiratrice, lo conduce ad esplorare orizzonti che si aprono oltre le logiche della ragione. Ed ecco Mozart, quell'eterno bambino, dallo stile musicale limpido e cristallino, il quale riesce a raggiungere le viscere più profonde o le più alte vette della spiritualità umana. Nei movimenti della sua Sonata in Re maggiore KV 576 si agitano e si inseguono tutte le emozioni e le passioni mentre la melodia le accompagna costantemente con i suoi costanti crescendi e diminuendi. E come poteva mancare Schubert con la Sonata n°23 in si bemolle maggiore D 960 in cui i temi musicali caratterizzati da una certa semplicità sembrano alternarsi in modo quasi ossessivo? La notte, si svela allo spettatore come un testamento composto alla fine di ogni giorno o alla fine della vita e il suo cielo, sereno o tempestoso, pone l'uomo di fronte a se stesso e alla sua esistenza, facendo riemergere fantasmi di solitudine che parevano ormai dimenticati.
Elena Toffoletto