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“Un americano a Parigi”
09-03-2012: George Gershwin: diario di viaggio

Una valigia piena di sogni, il cuore animato dall’inquietudine e un viaggio alla ricerca della propria identità e di un proprio stile creativo. Questi devono essere stati i desideri del giovane Jacob Gershowiz alias George Gershwin quando, nel 1928, all’età di vent’anni,  decide di emigrare da New York a Parigi, e trasformarsi, così, in colui che, nell’immaginario collettivo, sarebbe presto divenuto: Un americano a Parigi.  A molti  anni di distanza Raffaele Paganini, una delle più amate etoiles della danza, calca il palcoscenico del Russolo con la sua Compagnia Nazionale Almatanz nei panni di quel giovane in cerca d’avventura e forse anche di un po’ di fortuna. Le coreografie di Luigi Martelletta e i costumi di Giuseppina Maurizi hanno immerso  gli spettatori nella colorata e vitale energia di Broadway dove il sax e la fisarmonica sono i sovrani indiscussi  della musica e le gioie della vita passano con la velocità di una pennellata impressionista.  L’ultimo spettacolo di danza di questa  stagione teatrale è stata un’ occasione davvero imperdibile  per entrare a diretto contatto e gustare in profondità il repertorio gershwiniano e del musical americano. Due ore di viaggio che accompagna il pubblico  da An American in Paris a   Rialto Ripples, proseguendo con  The Man I Love, per giungere alla celeberrima  Rhapsody in Blue e ad  una struggente Summertime, e concludersi con   un vivacissimo I Got Rythm.  Non poteva mancare la celeberrima Love is a Many Splendored Thing colonna sonora del film: L’amore è una cosa meravigliosa diretto da Henry King e uscito nelle sale nel 1955. Uno spettacolo intessuto di vibrante emozione fondato sull’armonica intesa tra il maestro e la compagnia nel quale Raffaele Paganini ha saputo donare,  sia come osservatore, sia come ballerino, il suo straordinario tocco di eleganza leggerezza e duttilità. La pioggia di applausi in sala ha confermato il successo dell’intera azione scenica anche se le scenografie avrebbero forse meritato maggior cura dei particolari. Le carenze scenografiche sono state però ben bilanciate da coreografie e musiche davvero uniche e coinvolgenti.

Elena Toffoletto

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