Nei primi giorni del luglio del 2009, nel ristorante Passetto di Roma – da non confondersi con il Passetto di Ancona – due turisti giapponesi pagarono 695 euro per una cena. Giornali e web parlarono di truffa, di furto. Alla fine dello stesso mese, a Milano, due morosi meneghini pagarono 954 euro per una cena a base di pesce (ma con l’aggiunta di due bourguignonne). Anche allora si parlò di truffa e di furto. Comunque, Milano batté Roma 954 a 695. Ma chissenefrega, direte voi. Però… passi per i due turisti giapponesi che forse non avevano letto il menu, per loro certamente incomprensibile, e forse avevano anche mal calcolato il cambio euro-yen, ma i due milanesi sapevano benissimo dove si trovavano e l’avevano letto il menu con i relativi prezzi. E dove si trovavano? Al ristorante Malmaison (già il nome dovrebbe farti drizzare le orecchie…), fra i più prestigiosi e più cari della città. Malmaison? Ma non è quello di Davide Lacerenza, compagno di Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, entrambe processate e condannate per truffa eccetera eccetera, quello dove 6 scampi si pagano 300 euro e 2 bourguignonne 380? Eh sì, è proprio quello. Be’, allora…
Passano un paio d’anni e cosa leggo sui giornali? Wanna Marchi esce di prigione in semilibertà per buona condotta e va a lavorare in un bar per poi rientrare e trascorrere la notte in cella. Ma davvero? Eh sì! E dove svolge la sua opera, in un’osteriaccia periferica? Macché! Tiene la cassa del Malmaison, il bar del suddetto Lacerenza. Oh bella, e da dove vien fuori questo nome, Malmaison? È il nome del castello che Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone, acquistò nell’Ile de France, un nome che deriva dal latino mala mansio, cioè cattiva permanenza, brutto posto. E perché gli fu data quella denominazione? Perché nel IX secolo è stato un rifugio dei pirati del Mediterraneo.
Vedete che tutto torna?