[logo]  
[home page]Home   |    [preferiti]Preferiti   |    [evento]Segnala evento   |    [notizia]Segnala notizia
 
Home :: Rubriche :: DimensionEventi :: UNA NOTTE IN TUNISIA
DimensionEventi
UNA NOTTE IN TUNISIA
25-11-2012: Tratto dal romanzo: “Hammamet- al- Fawara”

Il signor X (Alessandro Haber) arranca sulla scena buttandosi pesantemente sulla sedia di fronte alla sua scrivania piena di appunti disordinati Ha un cancro e lo sa bene. Forse è lo stesso cancro che affligge l’Italia. Legge i suoi appunti come se rileggesse se stesso in un lungo monologo interiore colorato dai toni espressivi e nostalgici della sua voce. Ormai ha deciso: non tornerà nel suo Paese nemmeno da morto. Al suo rientro, infatti, potrebbe esserci il classico corteo di funzionari incravattati e boriosi che, con quel loro sorrisino “innocente ed ebete”, aspettano soltanto il momento giusto per gettare fango sul suo nome con la meschina complicità di quella “macchina della stupidità” che è la stampa. Preferisce dunque starsene in esilio in Tunisia per avere la libertà di guardare e analizzare lo sfacelo della Patria da lui tanto amata e tanto odiata con l’aiuto della sua mente ancora lucida ed attiva. Ecco che il suo monologo diviene l’occasione per scagliare invettive su tutto e tutti a cominciare dalla politica trasformata, a suo parere, in un teatro di falsità sotto la devastante regia della corruzione.” Ho dato soldi a tutti, Cecchin”- confida al suo segretario- “ma tu saprai meglio di me che: Pecunia non olet.” E poi c’è il popolo declamato e osannato nei comizi comunisti, ormai ridotto ad una maschera goldoniana  priva d’ identità, (“quanto orrenda dovrà essere questa maschera lo deciderà soltanto la Storia”), perchè soltanto in grado di sottostare alla legge del più forte senza più la forza di lottare per un ideale qualunque esso sia. È un Craxi stanco, disincantato, deluso e amareggiato quello evocato da Alessandro Haber con quell’inconfondibile paio d’occhiali neri e i capelli schiacciati. Così stanco da immaginare addirittura il suo funerale disteso in una bara con due monete sugli occhi per propiziarsi l’aldilà oppure, molto più semplicemente, per non vedere l’ineluttabile metastasi del tumore italiano. Durante la cena della sua ultima notte, Craxi comunica alla moglie (Maria Pia Ariis) e al fratello (Roberto Trifirò) di voler pubblicare le sue memorie. La donna non manca di fargli notare, con indifferenza, che nessuno avrà interesse nel leggere il suo testamento. Meglio allora affidare ricordi e sentimenti ad Hammamet, capitale di una Tunisia arcaica, irreale ferma nel tempo. Una terra dove sabbia cielo e mare si incontrano come testimoniano le immagini proiettate sul fondo scena e coperte da teli blu. Una terra piena di voci che arrivano con il vento e paiono i canti dei muezzin i quali, dalle slanciate torri dei minareti islamici, invitano i fedeli musulmani alla preghiera del venerdì. Una drammaturgia statica, senza azione, in cui gli altri personaggi, compreso il fido ed efficientissimo Cecchin di Bassano, (Pietro Micci) che scandisce le battute con un timbro vocale metallico come un robot, fanno corona al signor X, contemplando impotenti la disfatta del nuovo Garibaldi vinto dalla sua stessa battaglia e sembrano mere amplificazioni della solitudine di un uomo intrappolato nel passato e, per questo, incapace di guardare al futuro. Un testo drammaturgico efficace, preciso, essenziale, incalzante ed incisivo ricco di allusioni simboliche e metaforiche,  senza sbavature o inutili pleonasmi, assolutamente complementare all’immobilità dell’azione scenica,  dove la parola emerge prepotentemente per arrivare dritta al cuore del pubblico intento a captare ogni sensazione. Craxi-Haber è ricco di umori che da uomo deluso si trasforma in leader aggressivo, potente, quasi vorace, rivelandosi strepitosamente attuale mentre punta il dito verso la platea con quella sua energia oppressa e compressa sempre pronta ad esplodere. E, infine, quell’ultima metafora  affidata al vento che scompagina gli appunti di X. Sembra proprio essere arrivato apposta affinché delle parole di quello scomodo testimone della storia italiana non rimanga assolutamente nulla. A questo punto, uno spettatore avveduto non può non ricordare la famosa sententia con cui si conclude il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Cambiare tutto per non cambiare niente”…

Elena Toffoletto

Inserisci un commento:
 
Nome:
Email:
Pubblica: Nome   Email
Oggetto:
Commento:
[codice di sicurezza]    
   
 
   
Tutti gli utenti possono manifestare il proprio pensiero ferma restando la piena libertà di ognuno di esprimere la propria opinione su fatti che possano interessare la collettività o sugli argomenti specifici da noi proposti, i contributi non dovranno in alcun caso essere in contrasto con norme di legge, con la morale corrente e con il buon gusto.
I contributi che risulteranno in contrasto con detti principi non verranno pubblicati.
  VIDEO: La trasmissione televis...
  UTILITÀ
   PUBBLICITÀ


[separatore]

LOGIN
Registrati  |  Password?
[separatore]

[facebook]
 

[separatore]

Seguici
su
[seguici su twitter] Diventa un
Fan su
[diventa un fan su facebook]

[separatore]

[]

[separatore]

[Poliambulatorio Le Torri]

[separatore]

NEWSLETTER
Vuoi ricevere le nostre News anche senza essere registrato al sito? Iscriviti qui!
iscrivi    rimuovi

[separatore]

[]

[separatore]

[layout]
© Portogruaro.Net - VISYSTEM Editore by TVO srl
Iscrizione Tribunale di Venezia n. 10 del 05/05/06 - ROC n. 37738