Nessuno ti guarda come ti guardo io, nessuno ti ama come ti amo io. Con queste parole pronunciate con la sua voce dal tono soave e seducente (anche se un po’ rauco a causa dei postumi della broncopolmonite che l’ha costretta a posticipare la data dello spettacolo), Lella Costa incanta il pubblico del Teatro Russolo e ripercorre i momenti salienti della sua carriera teatrale attraverso la musica e le parole. Non esistono mezzi più efficaci della musica e del teatro per riannodare i fili della memoria e dell’identità per non soccombere allo scorrere del tempo. Il teatro e la musica sono compagni inseparabili e Lella Costa lo dimostra molto bene poiché le sue piccole romanze recitate - le sue Arie, appunto - ben si accostano ai componimenti musicali dei più grandi artisti classici e contemporanei, da Mozart a Bollani rispettandone ritmi pause e silenzi. Il risultato di questo originale connubio diverte, commuove e arriva direttamente alle coscienze. Dai toccanti monologhi dell’attrice milanese emerge un ritratto di donna determinata e animata dalla volontà che, per dirla con i versi che Pasolini dedicò a Marylin Monroe, ha addosso umilmente la bellezza e non sa di averla. Una donna che, nell’amore per un figlio, trova la forza e lo scopo della sua vita, perché è lei che ha il compito di dare al “piccolo rematore” tutti gli strumenti per riuscire a superare le burrasche del mondo. Una figura, la sua che, come Alice nel paese delle meraviglie, cerca di crescere ogni giorno con coraggio, ma finisce sempre per sentirsi sola e inadeguata davanti a uomini rispettabili e senza scrupoli, ai quali non manca mai l’occasione per giocare con la sua debolezza e con la sua ingenuità, davanti a un mondo che corre troppo veloce senza lasciarle spazio per coltivare sé stessa e le sue aspirazioni. E poi, come se ciò non bastasse, c’è la guerra, quella guerra fredda, (metafora di tutte le guerre che accadono nel mondo), che nasce da una banale incomprensione o da silenzi pesanti come macigni e si insinua nella coppia per portarla allo sfacelo. Per chi del teatro ha fatto la sua vita è importante andare indietro nel tempo fino al momento in cui tutto è cominciato per ritrovare cose antiche e cose nuove. Per Lella Costa la vocazione al teatro è giunta tardivamente e in modo piuttosto originale quando all’università in uno dei tanti colloqui simulati le fanno interpretare il ruolo di un malato psichiatrico. La psichiatria, tra nevrosi, psicosi e deliri di ogni genere, è maestra nell’uso delle parole che etichettano ed intrappolano in categorie che definiscono soltanto la malattia facendo sparire la persona in tutta la sua luminosa dignità. Occorre dunque, trovare nuove parole che possano ergersi al di sopra di qualunque stereotipo. Solo i classici, in questo campo, possono portare un messaggio forte e positivo, poiché portano con delicatezza e discrezione, la saggezza di millenni di storia. Non poteva esserci un testo più efficace del Discorso di Pericle agli Ateniesi trascritto, nel 431 a. C., dallo storico e storiografo greco Tucidide, per comunicare questo messaggio: “Il nostro popolo ripudia la guerra, perché abbiamo un governo che si chiama democrazia, noi ad Atene facciamo così… Il nostro popolo si apre al mondo perché abbiamo un governo che si chiama democrazia, noi ad Atene facciamo così…”Uno spettacolo in cui Lella Costa, affronta con ironia, temi di grande attualità e rivolgendosi al suo pubblico con naturalezza, semplicità e schiettezza. Sono venuta a conquistarvi ha esordito l’attrice e, dalla pioggia di applausi in sala, possiamo dire che ci è proprio riuscita.
Elena Toffoletto