Nel 1956 ero il più giovane assessore d’Italia. Entrato in Giunta a 21 anni mi era stato assegnato un referato di scarsa importanza. Ero un supplente. La sala di Giunta nel 1956 era quella attualmente utilizzata dal sindaco Bertoncello. Attiguo c’era uno stanzino sede del segretario comunale dott. Adami. Un autentico signore al quale tutti, per primi gli amministratori, nutrivano venerazione e stima.
Di fronte, sulla parete, sin dalla mia prima seduta, vidi un quadro di Luigi Russolo: “I tre pini” e ne fui affascinato. Alcuni esperti critici, che spesso sembrano scrivere solo per se stessi, davano scarsa importanza a questo quadro. “E’ del periodo post futurista, dicevano, dell’antico-moderno”, tesi poi rafforzata nel quarto decennio del secolo scorso, quando il prof. Fagotto, procuratore e scopritore di due opere inedite del Russolo ribadì la svolta antico-moderno della pittura del Russolo, con una spiegazione forbita ma sinceramente difficile da intendere. Continuai a contemplare “I tre pini” per lunghi anni, come assessore, consigliere comunale e giornalista; c’erano anche, del Russolo, un ritratto e un quadro decisamente futurista “Impressioni su un bombardamento”. In questi ultimi anni fui a lungo assente dalla sede municipale, per seccanti itinerari sanitari. La prima volta che tornai in Municipio, salii con l’ascensore per i diversamente abili (in che cosa?) . Entrai nella stanza dove era stato collocato il “mio” quadro. Sparito? Rubato? Al suo posto un quadro futurista intitolato “Folgore”. Già nel 1956 avevo chiesto al sindaco se era opportuno lasciare quadri di quel valore, anche economico, in sale senza protezione. Mi rispose che i quadri erano talmente noti che avrebbero difficilmente trovato un mercato amatoriale. Mi tenni il dubbio del furto, anche se avevo un vago ricordo di una notizia su un giornale locale in cui si accennava a una pulitura dei quadri. Come si spiegava questo mistero, visto che in saggi abbastanza recenti si affermava che il Comune possedeva sì tre quadri ma solo i seguenti: “Autoritratto”, “Impressioni su un bombardamento” e “Folgore”; quest’ultimo visto solo recentemente. Decisi di chiederlo al sindaco Bertoncello. Giovedì 30 giugno, ore 18, in Villa comunale, partecipai a un incontro dei dipendenti comunali. Lo scopo era di salutare il dirigente Roberto Sandron, per il prossimo pensionamento che la cimiteriale burocrazia definisce lugubremente come “quiescenza”. Parla il sindaco con tono pacato, suadente e persuasivo, interviene il vice sindaco Villotta con ispirate e augurali espressioni alate, termina Sandron. Lo conoscevo colto, ma mi sorprese l’intelligenza venata da una castigata ironia con cui salutò, con uno scoppiettio di battute esplosive che fecero ridere e commuovere tutti i suoi amici. Poi l’assalto al ricco buffet. Era la mia ora; chiesi al sindaco dove fossero finiti “I tre Pini”. “Chiedilo all’ex assessore Diego Collovini che sa tutto in merito”. Il dott. Collovini, insegnante di restauro presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia mi raccontò che abbastanza recentemente i quadri del Russolo erano stati sottoposti a una radicale pulitura. “Dal retro del quadro “Tre pini” c’era un altro ritratto, quello della folgore che tu non potevi vedere, mi disse. Apparve infatti dopo che fu scrostata una forte patina di polvere. Il quadro fu girato e “I tre pini” scomparvero. Tre quadri e quattro raffigurazioni. “Perché questo gemellaggio di dritto e rovescio?”. Boris Brollo, intenditore di queste cose, quasi un Vasari moderno, ipotizzò una certa tirchieria del Russolo, o forse una carenza di materiale, tra l’altro costoso, per cui spesso avrebbe usato la stessa tela per dipinti diversi o addirittura, come nel nostro caso, due diverse raffigurazioni, una su un lato e l’altro su lato opposto. Solo una ipotesi, anche un po’ avventata, che comunque rimaneva senza prove convincenti. Sta di fatto che ultimamente vedevo la “Folgore” e non “I tre pini” che erano stati dipinti dietro.“Sarà una operazione difficile staccare oggi i due gemelli avvinghiati?”, chiesi ancora. “Spero che si possa fare” assicura Collovini.
C’è da dire poco altro su questa vicenda. Negli anni ’80 il sindaco Giovanni Forte tentò inutilmente di acquistare l’archivio del Russolo, ma non fu possibile anche perché era scoppiata una lite di nipoti sull’eredità, che dura tuttora. Per fortuna l’archivio non è finito nell’allora Repubblica Sovietica che ne aveva fatto richiesta e avrebbe pagato in dollari. Probabilmente non tutti i portogruaresi sanno che il loro concittadino Russolo era un pittore che scriveva, e uno scrittore che musicava di grande valore; non sempre era capito perché anticipava i tempi. Le sue intuizioni con l’intonarumori sono considerate l’abc della musica moderna. Avere il suo archivio sarebbe stato offrire una grande boccata di cultura a una Portogruaro pesantemente decaduta, che di cultura ha enorme bisogno.
Ugo Padovese
(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)
quadri di Russolo
Non conoscevo la novità della "Folgore" appaiata a "I Tre pini". Esprimo soddisfazione per la comunità portogruarese che ha aggiunto al suo patrmonio artistico (o meglio 'ritrovato') un nuovo quadro dell'autore di cui è in possesso anche dell' "Autoritratto". Opera quest'ultima che per un ventennio circa ha reso più accogliente il mio studio di dirigente presso il Comune medesimo.