Recentemente, con Edizioni Biblioteca dell’Immagine, ho pubblicato un libretto, in cui ho cercato di raccontare alcuni aspetti, che hanno caratterizzato la vita del secolo scorso a Portogruaro. Non si è trattato di una tradizionale “storia” con riferimenti a volumi e documenti ufficiali, asettici e privi di calore. Racconto infatti avvenimenti, di cui sono stato a volte testimone e a volte semplice co-attore, approfittando di un’esperienza politico-amministrativa quasi trentennale e di oltre 50 anni di presenza giornalistica nel territorio.
A parte un’articolata informazione cartacea, ho avuto, come direttore di LT2 – Radio Portogruaro, l’opportunità di conoscere quotidianamente, per oltre vent’anni (dal 1976 al 1996) problemi piccoli e grandi, delusioni, fallimenti e aspettative, azioni nobili e nascoste di tante persone del popolo, cambiamenti radicali della vita di un territorio come il Veneto Orientale e parte del Friuli Occidentale.
Ho visto la scomparsa totale dei contadini, la grave crisi economica e sociale del Portogruarese (di Portogruaro in particolare), la crescita fantastica di realtà turistiche come Bibione e Caorle. E tanto altro dove spesso i protagonisti sono abituati a “fare” senza chiedere nulla e quasi sempre in un dignitoso silenzio, acquisito in un tragitto vitale, spesso difficile, altre volte anche drammatico.
Un mio amico, il prof. Alessio Alessandrini, uomo di grandissima cultura, commentando benevolmente il mio “Portogruaro – Il Novecento” ha scritto che, diversamente da altre volte, avevo intinto la penna nel miele, tralasciando aspetti meno gradevoli. Ora con queste mie “annotazioni” intendo ovviare a questa lacuna, sempre con la volontà di narrare testimonianze vissute, senza pretese “storiche” anche se con la veridicità di segnali captati con la massima obiettività possibile, cercando anche di aggiungere, ai fatti, l’atmosfera, i sentimenti, le aspettative, il pathos di tante persone semplici, quelle che hanno veramente fatto la storia, “pagando” quotidianamente con sacrifici, lavoro, scarse soddisfazioni e tanto sentimento.
I luoghi limitati in cui ho vissuto (tra Livenza e Tagliamento) non hanno costituito un ostacolo alla conoscenza della grandezza e della miseria umana, che appaiono simili a qualsiasi latitudine. Intuibili a Portogruaro, come a Roma, visto che il protagonista “uomo” del piccolo paese non differisce sostanzialmente dal cittadino della metropoli.
Ho notato per esempio che tanti aspetti negativi romani, si possono notare, anche se in maniera meno eclatante e in quantità decisamente ridotta, pure nelle nostre comunità paesane, in forma bipartisan. A Roma esistono le “schiatte” politiche: sempre le stesse persone nei posti di comando delle istituzioni; e non solo le personalità eccezionali. Ma non tutti sono De Gasperi o Togliatti. Nel 2011 vediamo gli stessi parlamentari (con scambi continui di rotaie) che erano in auge venti – trent’ anni fa. Quasi avessero una investitura “divina” a comandare; sempre gli stessi, sempre più attenti a difendere la “sedia” con gli appetibili “companatici” pagati dalla povera gente.
Questo non succede soltanto nella capitale: a parte esemplari eccezioni, capita anche a noi di notare che protagonisti comunali della seconda metà del secolo scorso, sono ancora in sella. Continuano a far politica, imperterriti. Alcuni -forse - meritatamente e con successo. E quando l’incarico politico è terminato, non sempre ma spesso, sindaci, assessori e consiglieri sono indirizzati ad amministrare istituzioni pubbliche di altro tipo e non sempre in maniera gratuita. Si trovano puntualmente nei consigli di amministrazione, più o meno importanti, spesso con incarichi “sine cura” e ricompensati. Meno a Portogruaro che a Roma, ma su quella scia.
Si ha insomma l’impressione che, dopo l’esperienza politica o amministrativa, questi protagonisti non abbiano più un mestiere o una professione o se li siano dimenticati. Salvo eccellenti eccezioni, alcuni non sanno più lavorare. Quanti? Non tutti ma “bonaparte”. Ecco allora che arriva l’incarico in vari enti che in qualche maniera dipendono dalle istituzioni pubbliche. I nostri politici, in genere, non somigliano ai “Cincinnati” del passato; si sentono in dovere di continuare negli incarichi, e poi li troviamo rispettati presidenti di qua, consiglieri di là. Illuminanti al riguardo alcune cronache dei giornali locali.
I “professionisti” della politica si aiutano a vicenda e diventano una “casta”: speriamo piccola. Anticipando critiche sulla mia lunga militanza politico – amministrativa preciso: è avvenuta a costo zero e ho continuato a lavorare sia durante, sia dopo l’impegno amministrativo, senza poi ricoprire alcun altro incarico pubblico. Per fortuna non sono mai entrato nella “casta”.
Diamo spazio ai giovani (e alle donne); speriamo che si formi una nuova classe dirigente che pensi alla comunità e non solo al proprio tornaconto. Positive le parate patriottiche, ma la “auri sacra fames” non deve confondersi con la Nazione.
Ugo Padovese
(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)