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Annotazioni
E se l’industria inquina torniamo alla pastorizia?
29-07-2011

La città di Portogruaro ha risposto con entusiasmo e grande partecipazione alle iniziative proposte in vari settori, in particolare quello scolastico, dal sindaco Antonio Bertoncello per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Effettivamente la popolazione, come non avveniva da tempo, ha dato l’impressione di una adesione - alle varie cerimonie -  spontanea e con un entusiasmo che ha superato ogni forma di presenza formale e retorica.  L’affermazione di Bertoncello che “Portogruaro ha espresso in maniera convinta e senza alcuna remora o esitazione la sua italianità”, è sicuramente autentica e genuina. Tutto questo ha trovato espressione eloquente il 2 giugno Festa della Repubblica. E nella sala consiliare del Municipio affollata, presenti anche il senatore Paolo Scarpa presidente  della Commissione dell’agricoltura e il parlamentare Andrea Martella, le relazioni del presidente del Consiglio comunale Ivana Franceschinis, del sindaco Antonio Bertoncello  e di Pietro Rambuschi, il consigliere più votato nelle ultime amministrative, sono state seguite con  particolari interesse e attenzione. Molto ampia e istruttiva quella di Ivana Franceschinis che ha illustrato date, figure storiche e avvenimenti che hanno riguardato la Città di Portogruaro nel Risorgimento, a partire dalla spedizione dei Mille fino ai nostri giorni. Una storia giustamente celebrativa, che dovrebbe essere stampata e distribuita a tutti gli studenti della città. Nella  relazione, però,  Ivana Franceschinis  ha espresso alcune considerazioni non accettabili, in riferimento all’attività amministrativa dell’Amministrazione Comunale, specie negli anni ’70. Ha dichiarato letteralmente: “Mentre altrove si incentivavano gli insediamenti industriali che spesso hanno stravolto il territorio e gli stili di vita, a Portogruaro questo non succede. Gli amministratori che si avvicendano sono parchi di concessioni, cosi che il nostro territorio  ha potuto conservare i suoi tratti storici, culturali ed ambientali salienti”.  Ha sostenuto in sostanza che opponendosi alla installazione di industrie nel territorio portogruarese nel secondo dopoguerra, quelle Amministrazioni comunali avrebbero avuto il merito di conservare il volto pulito alla città e al suo territorio. Al contrario la mancanza di una presenza industriale ha causato l’enorme emorragia di cittadini costretti, negli anni ’60,’70 e ’80, a una massiccia e documentata emigrazione quasi sempre senza ritorno. Da aggiungere il pesante fenomeno del pendolarismo specialmente nelle zone industriali del Friuli. E il no al piano industriale ancora oggi penalizza notevolmente Portogruaro.
Ci fu, come tutti sanno, una grande e irrepetibile occasione per fermare questa lenta e continua agonia dell’economia locale, quando negli anni ’70 - sindaco Aldo Maganza e presidente del Covenor Giovanni Forte - nei pressi di Lugugnana di Portogruaro l’Eni  completò la costruzione di una grande raffineria, collegandola con un oleodotto a Mestre. L’impianto era capace di dare lavoro diretto e indotto a svariate centinaia di cittadini. Un’occasione unica per salvare la città da un fallimento evidente, dalla stagnazione del lavoro, da una rarefazione commerciale, da una diminuzione della capacità occupazionale degli artigiani e da una drastica riduzione dei residenti; oggi raggiungono il numero di 25 mila abitanti (già presenti nello scorso secolo) solo per la massiccia presenza di stranieri, mentre città come San Donà di Piave sfiorano le 50 mila unità, senza parlare di Pordenone. Sono problemi gravi che il sindaco Bertoncello sta faticosamente affrontando. Al mancato completamento della raffineria dell’Eni, causato specialmente dai forti ritardi esplicitati in sede nazionale da lobby diversamente interessate, contribuirono purtroppo in maniera determinante la classe agraria portogruarese, timorosa di perdere  mano d’opera a costi insignificanti,  operatori turistici e alberghieri della costa (Bibione, Caorle e Jesolo in testa) e infine i consiglieri comunali comunisti di Portogruaro che in Municipio votarono  contro la raffineria. Contrapposero la fantomatica operazione di una iniziativa agricola nella zona che doveva essere della  raffineria e che fu invece di una discarica. Rispettiamo tutti i sentimenti anti inquinamento, veri, falsi, artificiosi, più o meno giustificati che siano. Ma ricordiamo che tutte le forze contrarie alla raffineria di Portogruaro, anche in sede di Provincia e di Regione Veneta, non hanno mai smesso di difendere la presenza delle “bucoliche” produzioni di Marghera, accanto alla più fragile, più bella e più a rischio città del mondo: Venezia. E aggiungiamo: non è vero che l’azzeramento della Raffineria di Lugugnana sia servito a conservare “i tratti storici, culturali ed ambientali salienti” di Portogruaro. In questi anni stiamo assistendo alla cementificazione dell’ambiente, con una speculazione edilizia (lecita sul piano legale) ma disastrosa in quello ambientale. Questa operazione  che continua imperterrita, colpisce non solo l’ambiente con la distruzione del verde e di corsi d’acqua, ma anche il centro storico vero e proprio, che continua ad essere aggredito, con il pericolo di affievolire sempre di più le sue caratteristiche di centro architettonico medioevale, tra i più apprezzati del Triveneto. Un altro grave e urgente problema per Bertoncello. E in cambio? Neanche la pastorizia, che è in crisi pure in Sardegna, un tempo patria indiscussa di questa attività. Bertoncello ha preferito rivolgersi al futuro, esprimendo concetti convinti di speranza in una ripresa che dovrebbe vedere assieme tutte le forze vitali della città. E noi non possiamo che approvare ed essere vicini a questa speranza.    

Ugo Padovese


(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)

Inserito da fracarlo il 27-01-2012 16:32:13
raffineria
Con quale logica industriale, negli anni 70, sia stata costruita una raffineria in piena zona agricola (Lugugnana-Portogruaro) è uno dei tanti sperperi di denaro pubblico operato dai mantenuti della politica perpetua che al tempo era democristiana (magna magna magna). L'errore grosso è stato indubbiamente aver detto no alla zanussi negli anni 60. Ma visto il ciclopico inquinamento e la mortalita causate dal petrolchimico a marghera, credo proprio non ci siano rimpianti per la raffineria di Lugugnana, fulgida promessa scudo crociato dell'epoca. Almeno fosse stata una localita di mare con un porto , anche se comunque avrebbe impattato molto negativamente con il turismo. Gli errori vengono sempre dal passato e pesano per il futuro. Negli anni 70, via tutti i contadini dalle campagne, tutti in fabbrica, tutti a stare in citta su case nuove. Cosa fare della terra, e troppo vecchia (4 miliardi di anni)le mucche,i maiali, le galline, i conigli ecc. puzzano, meglio asfalto, cemento e smog cittadino, tutta salute per i polmoni. Ora i problemi sono talmente grossi e tanti che non c'e bacchetta magica che li risolva. Ricette miracolose non esistono. Certa è una cosa, che il consumismo demenziale e finito, morto e sepolto. Difficilmente le poche risorse locali daranno da vivere a tutti. Ma da qualche parte si deve pur ricominciare. E certo, abbassando drasticamente dello pseudo tenore di vita attuale, e ridistribuzione della troppa ricchezza concentrata nelle mani di pochi parassiti, equa distribuzione dei posti di lavoro che restano, riorganizzazione ciclopica della soceta e perche no in parte ritorno alla vecchia e cara e tanto disprezzata zappa.
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