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Annotazioni
Salviamo l’ospedale
01-07-2011: Dall’assalto delle lobby

“Salviamo l’ospedale” è il titolo del manifesto di un Comitato locale, presieduto da Gianfranco Giusto, per  una riunione in Villa Comunale a Portogruaro.
E’ un argomento di enorme importanza per tutti gli abitanti degli undici Comuni del Mandamento di Portogruaro, oltre 100 mila.
Sala affollata: erano però assenti tutti i sindaci, salvo quello di Portogruaro, Antonio Bertoncello e Luigi Bagnariol vice sindaco di Cinto Caomagggiore; erano assenti tutti i sindacalisti delle varie sigle. Erano completamente assenti i politici ad eccezione del consigliere provinciale Bruno Moretto; del resto in genere la presenza di esponenti politici,  pare un evento raro, degno di un Te Deum di giubilo in Duomo. Saremo lieti di esserci sbagliati, e nel caso correggere  queste nostre lacune. Assente la stampa, salvo l’esemplare Gian Piero Del Gallo, che racconta i fatti con trasparenza, senza attendere veline del Palazzo.
I relatori ufficiali hanno detto: l’unico nosocomio portogruarese, al confine con la Regione friulana, assai dotata e raggiungibile in 10 minuti, funziona con soli 200 posti letto circa.

Nel Mandamento del Piave, a distanza ravvicinata con gli ospedali veneti, almeno uno modernissimo e mastodontico, i nosocomi sono tre, compresa una clinica privata (Rizzola) convenzionata con il servizio sanitario nazionale;  quindi più del doppio di posti letto, più reparti, più primari, più medici, più specialità, più infermieri, più strumentazione, più impiegati nel Sandonatese. Poi si inneggia alla capitale del turismo, Jesolo, che avrebbe diritto a un ospedale di rete potenziando l’attuale. E allora Bibione, che ci sembra conti circa un milione di presenze in più per stagione, avrebbe diritto a un suo ospedale e non di un semplice pronto soccorso.

La mancanza di un piano sanitario regionale scritto ma non ancora approvato,  che lascia spazio a decisioni politiche di parte, spiega la lenta ma continua “fuga” da Portogruaro di reparti e servizi, e la mancata realizzazione di una indispensabile RSA, residenza sanitaria assistita per anziani. È lungo l’elenco delle foglie del “carciofo” depennato a favore della sanità del Piave. Ma si sta già parlando di altre spogliazioni: reparto infantile, cardiologia, forse parte della chirurgia legata alla fuga di otorinolaringoiatria; non erano bastate circa 30 mila firme e un pesante documento di protesta anche dei medici,  per preoccupare i politici, che siedono su scanni più o meno dorati proprio per risolvere i problemi dei cittadini, tenendo conto dei bisogni della gente e non dei partiti. Ricordiamoci che il “peccato originale” è stato l’accorpamento nell’unica Unità sanitaria n. 10 del Veneto Orientale (Portogruarese e Sandonatese) nei primi anni Novanta del secolo scorso. Quando il nostro  mandamento era autonomo (Unità sanitaria locale n. 14) il nosocomio di Portogruaro è stato giudicato da una commissione nazionale il migliore in assoluto di tutta la provincia di Venezia, per la capacità di offrire a tutti le sue eccellenze di altissimo livello; tutto registrato negli archivi ufficiali. Dopo, le cose sono cambiate in peggio per noi; pare (e lo ha ricordato anche il sindaco Bertoncello) che certi politici non decidano equamente per le due parti, ma soltanto per quella che magari assicura consensi di carattere elettorale. Speriamo che non continui così.

Il sindaco Bertoncello non ha usato linguaggi burocratesi: ha concordato con le richieste dei presenti, ha elencato altre carenze: il sistema di prelievo del sangue, tanto per fare un esempio, accennando ad altre situazioni insopportabili. Ha ribadito che la politica ha il sacrosanto dovere di rispondere in maniera equa ai bisogni dei cittadini, sottolineando la mancanza di collaborazione da parte del “Piave” e l’indubbia responsabilità di una certa parte politica a livello regionale e comunale. Ha poi detto che contrastare quelli del Piave è possibile soltanto se c’è unità nel Portogruarese. E invece – ha affermato – i due centri  delle spiagge (San Michele con Bibione e Caorle) si sentono talmente forti del loro businnes da fare parte per se stessi; analoga situazione per alcuni Comuni che attendono una nuova fantomatica provincia, magari con capoluogo San Donà, e altri che sperano invano in un transito amministrativo con il Friuli, Regione a statuto speciale. “Dobbiamo agire uniti” ha concluso il sindaco, “io assicuro – ha confermato – un totale appoggio a tutte le iniziative che riguardino il nostro Ospedale, il cui potenziamento tra l’altro frenerebbe la fuga di pazienti agli ospedali di Latisana, San Vito al Tagliamento e Pordenone, quest’ultimo raggiungibile in dieci minuti; questa fuga verso il Friuli comporta oggi  una spesa enorme (60-70 milioni di Euro) a carico dell’Uls 10. Ho promesso azioni forti, ovviamente nei limiti della legge – ha concluso – e manterrò  questa promessa del resto doverosa dei miei compiti istituzionali, ad evitare che la popolazione non decida di scendere  in piazza”.

Ugo Padovese


(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)

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