“Di che natura può essere il turismo a Portogruaro”, visto che in effetti la nostra è ufficialmente considerata “Città turistica”?
In un recente convegno sulle grandi potenzialità del turismo al Nord Est, Marco Michielli, presidente regionale degli albergatori, ha affermato che a Portogruaro il turismo potrebbe veramente diventare un potente elemento economico, a condizione di eliminare le eccessive contraddizioni presenti. Si pensa troppo al cemento, si mantiene il centro storico come un grande parcheggio, si sottovalutano collegamenti con altri centri turistici più importanti e vicini. Non siamo Venezia, e della Serenissima siamo solo un pallidissimo e microscopico riflesso che il Nievo ha spento completamente con la sua ironia che sembra sottile ma di fatto è feroce. Michielli afferma che nel Nord Est, e quindi anche nella città del Lemene, non siamo riusciti a “fare sistema”. Nel passato si era parlato molto della necessità di collegamenti, con realtà turistiche forti: Udine, Venezia, Treviso, Padova, Verona, cui offrire – in caso di necessità - l’utilizzo temporaneo di centinaia di appartamenti oggi vuoti. Di suo il nostro territorio coniuga centri bimillenari come Concordia Sagittaria con ambienti suggestivi, chiese antiche e scavi archeologici. Oggi per Portogruaro non si può parlare neppure di un turismo di transito organizzato alla scoperta del retroterra: specie quello dalle spiagge ricche di milioni di presenze; il solo centro storico di Portogruaro, unico con i suoi palazzi del Medioevo e del Rinascimento deve però essere ripulito dall’attraversamento e dalla sosta di vetture: “cose” che da anni sembrano diventate incertezza amletica che turba i sonni di sindaco e commercianti; non sanno decidere. Il centro “ripulito” sarebbe un’attrattiva capace da sola a dare concretezza al richiamo, anche solo di giornata, per turisti stranieri e italiani. Ma per realizzare veramente turismo stanziale bisogna “fare rete”. Trovare collegamenti, anche per aggiungere itinerari che nel nostro mandamento, in ogni angolo piccolo e grande, incontrano esempi architettonici di alto rilievo: un esempio classico la Chiesa di Santa Cristina, in mezzo ai campi, una costruzione medioevale di Gorgo di Fossalta di Portogruaro, rimessa in sesto dalla Confartigianato portogruarese, in un ambiente capace di creare sensazioni uniche, per un’esperienza irrepetibile. E sempre a Fossalta troviamo Alvisopoli, il villaggio illuministico di interesse internazionale, con la tipografia del grande Nicolò Bettoni, primo stampatore dei Sepolcri del Foscolo. E se scorriamo un catalogo degli undici Comuni del Mandamento troviamo immancabilmente tracce di un grande passato o testimonianze di una cultura contadina, che ancora ci commuove. Pane e companatico; arte ed enogastronomia per i turisti. Cultura e Agriturismo. Pramaggiore è un centro noto per i suoi vini doc con la Mostra nazionale e le sue cantine; centri agrituristici, cibi tradizionali con il “pursit” in primo piano, il formaggio Montasio, gli asparagi di Bibione e una serie di altri alimenti che nel Nord Est si differenziano dal “fai da te”, dei panini rapidi da ingoiare sovrabbondanti di salse. Da noi ci sono occasioni per turisti che non siano “ammaliati” soltanto di sole e di sabbia e vogliano dedicare un po’ del loro tempo al retroterra capace di offrire esperienze irrepetibili. Ma si tratta di organizzare una crescita armonica ed efficace del territorio, in un clima di vera collaborazione. Dobbiamo entrare in una rete che colleghi le nostre località (magari come provvisoria sede abitativa) con altre località di un Veneto meraviglioso, senza dimenticare il Friuli: potrebbe essere l’avvio anche di un turismo stanziale. Lo si era detto molti anni fa a Portogruaro: ma rimasero parole. L’Estate musicale, che solo per comodità citiamo per ultimo, già ora è un volano per un turismo di più lungo respiro, ma sempre molto limitato. A Portogruaro l’industria tradizionale è quasi scomparsa del tutto, (la fabbrica più grande è costituita dall’ospedale civile), l’artigianato – pur diretto da persone esperte come il Direttore Flavio Stanchina – per il momento non è in grado di colmare i vuoti industriali, come ha sempre fatto nel passato. Il commercio latita. Il turismo potrebbe essere la salvezza, ma ha bisogno di volontà, programmi ed esperti. Portogruaro negli ultimi anni ha perso quasi due mila unità abitative e solo la presenza di altrettanti stranieri ci ha permesso di raggiungere i 25 mila abitanti che già si annotavano nello scorso secolo, mentre altri centri vicini hanno raddoppiato la popolazione. In attesa del turismo stanziale valorizziamo quello di transito. Pubblicizziamo meglio il Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro, il più antico dell’Italia Settentrionale e il più importante per iscrizioni latine; gli scavi e il battistero di Concordia; l’abbazia di Summaga; quella di Sesto al Reghena, eredità longobardica del primo medioevo. Aggiungiamo Caorle che assieme alle spiagge offre un apparato incomparabile con la sua urbanistica marinara; a Bibione hanno scoperto le vacanze della salute con un complesso termale di prim’ordine. Tiriamo fuori dal ghetto dell’ultimo piano della Villa Comunale di Portogruaro, il Museo paleontologico Gortani, dove l’ammirevole prof. Luciano Tiraboschi, da solo e gratuitamente studia, accompagna i visitatori e conserva in vetrina i circa 1.500 reperti paleontologici trovati nelle Alpi Orientali dai membri della “Gortani” ed esposti dal 1976 in un locale angusto, disagevole e quasi sconosciuto nell’ex Villa Marzotto. E nel deposito “dormono” un sonno di milioni d’anni altri mille reperti circa. Tiraboschi da tempo ha preparato un manoscritto di preziose notizie su questo museo, ma in Giunta non se ne sono accorti, preferendo magari altre pubblicazioni, naturalmente di tutto rispetto, che si possono consultare gratis oppure acquistare anche nella “bibliotechina” comunale: il diminutivo si riferisce al contenitore. Da ultimo parliamo pure del “gioiello” del Centro storico, con i palazzi lasciati in eredità da “siors” intelligenti ed aperti, (ce n’erano); ricordiamo gli angoli come la Pescheria invitante anche per l’antico ristorante dei “Tre scalini” e i Mulini, la più antica fabbrica di Portogruaro, lungo il placido Lemene, e tanto altro. E perché nessun interesse per la raccolta ornitologica (un migliaio di esemplari, alcuni rari o quasi unici) di Leandro Favero, ora custoditi dal figlio Dino Favero, esperto impagliatore assieme a Vinicio Turchetto? Una prima raccolta di poche centinaia di uccelli (Leandro Favero cominciò a lavorare nel 1942), finì come museo ornitologico al collegio Brandolini di Oderzo. Nessun museo invece per i mille esemplari dei Favero che esemplificano in maniera completa la fauna volatile della costa del Nord Est, senza contare altri esemplari come le aquile reali della Sicilia, o l’avvoltoio delle pecore della Sardegna morto di vecchiaia nel 1959. Speriamo che non “volino” in altre città che da tempo ne hanno fatto richiesta. L’attività dei Favero e di Turchetto cessò nel 1977, quando lo Stato proibì in maniera drastica la cattura di molti tipi di uccelli, specie rapaci.
Finiamola, per concludere, con una periferia da ghettopoli (naturalmente con eccezioni esemplari, così non si offende nessuno). Una ghettopoli che a volte aggredisce anche il centro vero e proprio, con non scelte che stridono e infastidiscono. Si registrano anche attacchi a vecchi edifici, attacchi che avvengono vicinissimi o dentro addirittura al Centro storico di Portogruaro, per far luogo ai monumenti del cemento, “casermoni” e caseggiati, soltanto businnes, senza voglia o capacità del bello. Magari abbattendo qualche edificio di pregio, come la villa Liberty di Sant’Agnese. Uno storico canale di circonvallazione delle vecchie mura di Portogruaro è stato in parte cementificato in borgo San Giovanni; offese irriguardose. E allora non parliamo di Portogruaro turistica, a voce troppo alta. Il turismo – non solo quello della sabbia e del sole - di una stanca e banale vacanza stagionale, deve anche a Portogruaro far pensare in grande, con iniziative nuove, con stanziamenti che non sappiano di “eventi” che lasciano il tempo che trovano. E innanzitutto evitiamo che l’armonia del Centro storico venga deturpata e quasi cancellata dalla recinzione banale di gran parte delle zone periferiche e non, in un abbraccio che vanifica il Centro sommerso da ghettopoli ignobili, con le solite eccezioni di prammatica, per cui viene da dire che la nostra città ha bisogno di essere difesa da nuovi ordinamenti capaci di salvare l’unicità della città del Lemene. Si è detto che il turismo vuole e deve riscoprire il retroterra. Se n’era parlato in passato. Ora bisogna stringere i tempi perché “altri” stanno già occupando questo modo serio e concreto di fare turismo.
Precisiamo, a scanso di equivoci, che queste annotazioni non intendono essere pretenziose critiche a politici, professionisti, imprenditori, tutti bravi. Ce ne sono anche di ottimi, si dice: bisognerebbe che premessero sull’acceleratore. Comunque le nostre rimangono solo impressioni; giudichino gli esperti.
Ci vorrebbe più cultura e una sede adeguata per la biblioteca pubblica.
Da ultimo, ma solo per elencazione: sarebbe bello che magistratura e stampa non dovessero troppo spesso occuparsi degli uffici di urbanistica di Portogruaro.
Ugo Padovese
(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)