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Annotazioni
Lobby e sanità
04-06-2011: Giustizia per Portogruaro

Uno dei malanni che hanno riguardato la città del Lemene è avvenuto alla fine  del secolo scorso.
Allora ci fu l’accorpamento amministrativo tra il Portogruarese e il Sandonatese (Veneto Orientale) e l’inizio di un’appropriazione di servizi di ogni genere da parte dei vicini del Piave.
La decisione della scelta di questo partner  fu purtroppo approvata dalla Conferenza degli undici sindaci del Portogruarese,  non sempre attentissimi  ai danni conseguenti approvazioni non sufficientemente meditate, malgrado il fortissimo contrasto di alcuni rappresentanti delle categorie economiche di Portogruaro. Il presidente degli artigiani del Portogruarese di allora, Silvano Bergamo, in quella occasione elencò una serie di “spoliazioni” già avvenute da parte dei “cugini” del Piave, paventando quella – più grave – dei servizi ospedalieri, iniziata e tuttora in corso.
Il problema sanità è tornato in Municipio a Portogruaro, per l’ennesima volta in occasione di una conferenza stampa di Ivana Franceschinis e di Luigi Basso, presidenti rispettivamente del Tribunale degli ammalati delle due città: Portogruaro e San Donà di Piave. Basso e Franceschinis hanno ribadito la priorità di due ospedali storici quello sandonatese e quello portogruarese, ma hanno dovuto prendere atto che il Consiglio Regionale Veneto da anni non trova il tempo per approvare il definitivo piano socio-sanitario regionale. Franceschinis e Basso hanno sottolineato che la “Sanità pubblica deve essere al servizio dei cittadini e non mezzo per interessi di parte”, sottolineando che i parametri oggettivi per decidere, oltre alla Demografia devono essere anche “la Storia e la Geografia”. Il sindaco Antonio Bertoncello sull’argomento è stato ancora più duro: ha sottolineato la pesante responsabilità della maggioranza  in Regione e dei dirigenti politici locali della stessa parte, di non aver affrontato un problema che dura da troppi anni, con danni di ogni genere specie nel settore sanità, dove – in carenze di indirizzi trasparenti – prevalgono gli schieramenti di forza. Bertoncello ha elencato le promesse, regolarmente disattese, di risolvere – con il concreto aiuto del Comune – il problema degli anziani non autosufficienti. Ha detto anche che la Direzione dell’Ulls n. 10, dopo aver approvato il progetto di una “cittadella  della salute”, accanto alla sede ospedaliera di Portogruaro, per accogliere tutti gli ambulatori ora dispersi in città, ha improvvisamente abbandonato questo progetto, suggerendo invece il vecchio ospedale di Borgo san Giovanni come sede di Residenza sanitaria assistita per gli anziani. Ma qualcuno ricorderà che questa ipotesi era stata già prevista nel maggio del 2006 dal precedente Direttore, Giorgio Spadaro, confermata nei primi di giugno, poi abbandonata per la fantomatica “Cittadella della salute” e ora ripresa. Un lungo e impietoso palleggio di decisioni e di responsabilità che hanno come vittima gli anziani. Oggi certi anziani di Portogruaro, che non trovano posto nella locale Casa di Riposo, sono – quando si libera per morte qualche letto – ricoverati a Caorle, San Stino et alias: non solo buttati fuori dalla loro casa, ma anche dal paese. Bertoncello in questi anni ha dovuto subire  ricatti, lui e gli altri sindaci del Mandamento, nella conferenza del Veneto Orientale, perché costretto – contro regolamento – a cedere a un sandonatese la presidenza della Conferenza sanità, anche se non gli spettava: basterebbe solo questo atteggiamento per rendere evidente la volontà di prevaricazione – nel settore sanità della confraternita del Piave.
Bertoncello alla fine ha detto di essere stanco di questa situazione, deciso di mettere in atto delle forti “azioni” di protesta. Precisa che saranno azioni legittime ma che intendono finirla una volta per tutte con i maneggi di coloro  che navigano contro la sanità del Nord est e in particolare contro Portogruaro.
Vogliamo dire in maniera meno soft come stanno le cose? Nel Portogruarese, che risente il richiamo della vicinanza di Ospedali bene attrezzati nel Friuli e con attese brevissime, è funzionante un unico ospedale. Nel Sandonatese i nosocomi sono tre: quello di rete di San Donà e poi quello di Jesolo e la Casa di Cura Rizzola. Nell’unico ospedale di Portogruaro nel 2006 i posti letto erano 212 , nei tre ospedali sandonatesi i posti letto erano 422, con tutto il conseguente: più primari, più medici, più strutture tecniche di ricerca, più infermieri.
Le lobby sandonatesi, al di fuori di ogni regola, hanno notevolmente depotenziato l’ospedale di Portogruaro, nosocomio che ora attende la fuga del reparto maternità. Sono anni che il territorio attende altre scelte alternative, ma fino ad ora il gruppo del Piave – per difendere l’ospedale di Jesolo e la Casa di Cura Rizzola – ha bloccato ogni intervento di  rinnovamento e potenziamento sanitario nel Nord Est. E visto che Jesolo pretende un ospedale completo per la funzione turistica, tanto varrebbe proporne uno nuovo anche a Bibione che nel 2009 segnava un incremento turistico di quasi un milione di presenze in più rispetto a Jesolo.
Il sindaco Bertoncello ha mille ragioni di essere arrabbiato per queste strane manovre indegne di una Regione civile come il Veneto; e se il sindaco metterà in cantiere delle azioni di rivendicazioni e di protesta, tutta la città del Lemene e gli altri centri del Mandamento saranno al suo fianco.
Ci sembra un’aspettativa sostenibile, anche se preferiremmo che almeno la “sanità” fosse gestita con razionalità ed equità e non decisa soltanto in base a maggioranze politiche e da altri gruppi di potere.
E i Sindacati come la pensano?
E’ opportuno sottolineare che nel frattempo i giornali hanno scritto di tutto e il contrario; ma di concreto rimane il giochetto del carciofo: trasferire a San Donà, uno alla volta, i reparti e le eccellenze operative del nosocomio di Potogruaro, per il quale sono previsti un pronto soccorso, un eliporto e probabilmente un reparto riabilitativo.

Ugo Padovese

(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)

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