In attesa dell’esito del referendum del prossimo 4 dicembre il Governo resta aggrappato alle previsioni sul Prodotto interno lordo del 2016 (che indicano un +1, circa) e tenta così di guardare avanti con fiducia. Sulla sponda opposta del fiume, invece, le opposizioni sperano nella vittoria del NO e nell’eventuale ribaltone di governo. Nel mezzo c’è un Paese che arranca: ce lo dicono i dati Istat e ce lo dice il nostro vivere quotidiano. Nel nord Italia, per esempio, tra il 2014 e il 2015 le famiglie povere sono cresciute del 3,8%, passando da 515 mila a 613 mila (fonte: Istat). Se analizziamo meglio il dato, scopriamo - senza grandi sorprese, a dire il vero - che le famiglie più in difficoltà sono quelle giovani, con due o più figli, specie se straniere. Negli ultimi dieci anni, poi, la povertà è aumentata in modo esponenziale in tutta Italia, arrivando a toccare quota 1 milione e 582 mila famiglie (4 milioni e 598 mila persone): il numero più alto dal 2005.
SOSTEGNO PER L’INCLUSIONE ATTIVA
Per il 2016 è stato esteso in tutta Italia il SIA, ossia il Sostegno per l’Inclusione Attiva. Si tratta di una misura che va nella direzione di contrasto alla povertà e che prevede l’erogazione di un beneficio economico per tutte quelle famiglie ritenute in difficoltà o in evidente stato di povertà. Sul “tavolo” sono stati messi 750 milioni di euro ma il Governo ha fatto sapere che per il 2017 le risorse a disposizione potrebbero aumentare. Anche i comuni del Veneto Orientale si sono premurati di dare visibilità all’iniziativa statale, e i Servizi Sociali del Comune di Portogruaro si sono fatti capofila per tutti i 20 comuni dell’Ulss10. Per poter accedere al SIA è sufficiente presentare domanda al proprio Comune di residenza tramite un modulo predisposto dall’Inps.
UN AIUTO ANCHE LAVORATIVO
Troppo spesso, ahinoi, nel passato diverse forme di assistenza economica si sono trasformate in enormi bacinelle di denari pubblici sprecati. I mille rivoli della burocrazia o le innumerevoli truffe di cittadini fintamente inadempienti hanno in gran parte condotto i fondi elargiti alla spartizione degli stessi da parte dei “soliti noti”. Per tentare di arginare almeno in parte questo problema, oggi nel SIA la parte economica viene concessa solamente in “cambio” della partecipazione da parte del ricevente a un programma di attivazione sociale e lavorativa. Il meccanismo è molto semplice: “Entro 60 giorni dall’accreditamento del primo bimestre (entro 90 giorni per le richieste presentate fino al 31 ottobre) i Comuni, coordinati a livello di Ambiti territoriali, predispongono il progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa, che viene costruito insieme al nucleo familiare sulla base delle indicazioni operative fissate a livello nazionale dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali d’intesa con le Regioni”. L’obiettivo, si continua a leggere nella nota ministeriale, è quello di “migliorare le competenze, potenziare le capacità e favorire l’occupabilità dei soggetti coinvolti; fornire loro gli strumenti per fronteggiare il disagio, rinsaldare i legami sociali e riconquistare gradualmente il benessere e l’autonomia”.
CHE IL 2017 PORTI…
Il 4 dicembre conosceremo l’esito del referendum e, di conseguenza, con ogni probabilità sapremo pure se nel 2017 continuerà l’esperienza di Matteo Renzi al governo del Paese o se si andrà ad elezioni anticipate. Tutto, come da pronostici, dipenderà dal voto referendario; nella pratica da un SI o da un NO. Che vinca l’uno o che vinta l’altro, tuttavia, nell’anno che sta per venire all’Italia servirà anzitutto una spinta decisiva per uscire dal pantano che la sta rallentando da quasi dieci anni. E per farlo sarà indispensabile abbassare drasticamente quei dati sulla povertà di cui abbiamo dato nota in apertura. Ma se, al contrario, non si riuscirà a far calare il numero delle persone e delle famiglie inadempienti (e si continuerà a voltare la schiena a politiche sociali adeguate, a un welfare più equilibrato, ai maggiori incentivi da dare alle famiglie in termini di abitazioni, lavoro, potere di acquisto), allora sarà nuovamente insufficiente far crescere dello zero-virgola il Prodotto interno lordo italiano; questa frattura tra Paese reale e Paese “bancario” porterà inevitabilmente un altro anno di sofferenze, di rallentamenti, di lavoro che non c’è più o di lavoro pagato male, di piccole e medie imprese costrette alla chiusura, di giovani che vanno all’estero e… di nuovi poveri.
(da Portogruaro.Net Magazine novembre/dicembre 2016)