A Gruaro, un piccolo paese immerso nelle campagne venete, la vita scorreva tranquilla scandita dal ritmo delle stagioni, e dalle melodie dei contadini che, ormai da mille generazioni, avevano imparato a viver della terra e del suo respiro. Poi, il 15 marzo del 1933, in in una tiepida giornata di primavera, quel sapiente incantesimo fatto di miti, favole, storie e leggende, improvvisamente si rompe. Quel giorno, infatti, il prefetto, un uomo dal portamento fiero e dall' evidente accento meridionale, giunge trafelato da Venezia portando con sé un decreto appena firmato dal questore che sancisce l'obbligatorietà di un vaccino per i bimbi dai tredici mesi agli otto anni, il quale, pur non essendo stato imposto da alcuna legge, secondo tale ordinanza, sarebbe risultato indispensabile per un'efficace profilassi antidifterica. In breve, la notizia si sparge per tutto il paese. Ed ecco che quella piccola piazza con la chiesa al centro, diviene il luogo dei consulti, dei dubbi, delle parole dette e non dette, delle verità celate. Padri e madri si sfidano in un duello di battute che tagliano l'aria come fendenti di spada. “Ve lo digo mi, ve lo digo,- esclama Giovanni in preda alla collera- “Sto qua l'è un vaccin sperimental e i lo vol provar sui nostri fioi parchè nojaltri semo puareti e no gavemo gnent da perder”. La voce di Assunta si eleva sopra le altre con la stessa testarda determinazione di chi conosce molto bene la fatica del lavoro nei campi bruciati dal sole. “Se el medego l'a dita che bisogna far la vaccina vuol dir che bisogna farla va ben? E po, l'è sol che un sbuson!” E così, a partire dal 20 aprile duecentocinquanta quattro bambini entrano, in fila indiana, in un ambulatorio dalle pareti grigie e spoglie. Sembrano piccoli fantasmi bianchi mentre appoggiano le mani a quel letto d'ospedale, consegnando ingenuamente il loro corpo affinchè, infermieri dal camice lindo e pulito, pratichino quel buco che ormai tutti credono essere di vitale importanza. A prima vista quella puntura sembra non recar alcun danno, ma, la Domenica delle Palme, dopo la processione, Maria, la figlia di Assunta, inizia a non sentirsi bene. Barcolla, la vista le si annebbia non ode più alcun suono e, ad un tratto, cade a terra svenuta. Venti giorni dopo anche altri ventisette ragazzi iniziano ad accusare i suoi stessi sintomi piegandosi come canne al vento sotto il peso di una paralisi che li consuma, di giorno in giorno, avanzando inesorabile. Il dottor Betti, medico del paese, cerca di porre rimedio come può a quell'inutile strage d'innocenti, ma il siero anti-vaccino non basta mai e la morte continua, senza sosta ad urlar la sua vittoria. Come se non bastasse, con il passare dei giorni, si viene a scoprire che a Cordovado, comune al confine con Gruaro, quello stesso antidoto non ha sortito alcun effetto collaterale, cosa questa assolutamente inspiegabile. In un giorno senza sole, Assunta e le altre madri salutano per l'ultima volta i loro figli. Nemmeno il dolce canto dell'Ave Maria di Schubert può lenire quel dolore cieco e sordo che opprime la bocca dello stomaco impedendo addirittura di piangere. Sabato 17 ottobre 2015 alle ore 21.00 la compagnia “La Lanterna” di Gruaro, presenta, con la schietta freschezza del dialetto, Quella maledetta puntura del 33 una pièce realizzata con la preziosa collaborazione e consulenza dello storico Dario Bigattin, per raccontare una delle pagine più buie e sconosciute della nostra cronaca locale. E mentre Giacinta, Placido , Mirella, Orlando e molti altri piccoli hanno affidato al Cielo i loro sogni d’infanzia, a noi, che ancor oggi ci chiediamo come una tragedia simile sia potuta accadere, non rimane altro che l’incrollabile forza della preghiera...
E.T.