Le luci si abbassano e le note della Childen’s Simphony di Leopold Mozart allietano l’ingresso del pubblico in sala. Ma non siamo in uno dei teatri di Vienna con i suoi lussuosi palchetti le ampie gallerie ed i seggi occupati da eleganti signore in abito da sera. Ci troviamo, semplicemente seduti sulle comode poltrone del Teatro Russolo e, quella che vediamo proiettata sul fondo della scena, è la camera da letto di una casa londinese. La neve scende lentamente dal cielo stellato posandosi a terra come un silenzioso tappeto bianco. Gianni e Michele immaginano di essere esperti spadaccini mentre Wendy, come ogni sera, narra loro le straordinarie vicende di Peter Pan. I genitori sono pronti per andare ad una festa. Prima di chiudere la porta, la madre si avvicina ed entra in punta di piedi nella stanza dei ragazzi: - “Buona notte miei cari! Wendy, io e papà dobbiamo dirti una cosa: Abbiamo deciso che, da domani, non dormirai più insieme ai tuoi fratelli. Sei una donna ormai ed è giusto che tu abbia una stanza per conto tuo!” La ragazza rimane lì, immobile incapace di proferir parola. Solo quando sente la porta richiudersi riesce a percorrere i pochi passi che la separano dal suo letto prima di buttare la testa sul cuscino e scoppiare in un pianto a dirotto. Ma, proprio mentre sta per dire definitivamente addio alla sua infanzia, ecco che un curioso folletto, vestito di verde accompagnato da una bionda fatina, si avvicina alla finestra illuminata e siede sul davanzale. Poi, con un balzo ed entra, indisturbato, nella stanza. “Ciao Wendy!” “Peter? Ma… Che cosa ci fai qui? Pensavo esistessi soltanto nelle favole!” “Ti sbagli, mia cara! Sapessi quante volte ho ascoltato i tuoi racconti accoccolato sul davanzale della tua finestra, ma, stanotte, son venuto a cercar la mia ombra! Credo di averla persa, e non so né come né dove!” “Se vuoi posso aiutarti a cercarla io! Allora… Vediamo… Qui nel cassetto non c’è… Proviamo a controllare sotto il letto…No! Non è nemmeno qui… Mi spiace!” Ma dove può essere?! Eccola! Cooosa?!… Nana?!... E tu da dove spunti? Ma non è possibile! Ce l’avevi in bocca tu! Ecco dov’era finita!” Eh si, era stata proprio quella gran giocherellona di Nana, il cane San Bernardo, a strappare la fedele ombra dal piede di Peter ed ora solo Wendy può pazientemente ricucirla. “Ragazzi, svegliatevi! C’è Peter Pan!” In men che non si dica, i bambini saltano giù dai loro letti. “Ciao ragazzi, volete venire con me all’Isola Che Non C’è?” “Verremmo molto volentieri Peter, ma come facciamo? “È facilissimo! Datevi tutti la mano! Benissimo!... ora pensate a qualcosa che vi rende felici… un po’ di polvere di fata…. e… via verso quella stella che spunta sulla destra della volta del cielo! Dopo una notte di viaggio tra gli astri, sul far del mattino, i nostri viaggiatori, giungono in quella terra dove non ci son santi né eroi, dove non ci son ladri e non c’è mai la guerra. Ecco la meravigliosa baia delle sirene e l’enorme galeone dei pirati con il temibile Capitan Uncino e la sua ciurma. Dovete sapere che, dopo aver solcato i mari e aver superato mille insidie, il nostro Capitano, il quale avrebbe tutto il diritto di prendersi un periodo di riposo, è invece ossessionato da un pensiero fisso: catturare quel rompiscatole di Peter, per vendicare un agguato subito molto tempo prima. Non scorderà mai quel giorno. Il sole era appena sorto ed egli, bardato di tutto punto, era in procinto di iniziare una nuova avventura con i suoi marinai. Ma ecco che quel ragazzino capriccioso e impertinente, sconvolge i suoi piani: “Ti sfido, Uncino!” E, con un solo fendente, la mano del nostro Capitano finì in bocca al Coccodrillo, che, anche quel giorno, come ogni mattina, si era appostato esattamente sotto la chiglia della nave per veder di mettere qualcosa sotto i denti. Che soddisfazione per lui poter gustare quel pezzo di saporita carne umana! E così quel poveraccio non poté fare altro che avvitare un uncino al posto del moncone. E vi dirò di più! Da quel maledetto giorno il Signore dei Mari, a tutti noto per il suo coraggio, ha una paura folle di quell’enorme paio d’occhi gialli, e, soprattutto, dell’insistente ticchettio della sveglia che quel bestione inghiottì insieme alla sua mano. Chi meglio di Giglio Tigrato, figlia del Capo dei Pellerossa, che conosce l’Isola meglio di chiunque altro, può sapere dove si nasconde quel furfante? Ed ecco dunque la fedele ciurma pronta a tendere un tranello alla giovane principessa ripensando ai tempi antichi in cui attraversava i sette mari, sconfiggendo vascelli nemici e depredando tesori. Mentre stanno architettando le prossime mosse, uno dei pirati vede un puntolino volteggiare nell’aria. “Capitano! Eccolo, è lui! Peter è tornato sull’Isola! E, per giunta, in dolce compagnia!” Il Capitano si precipita a prendere un cannocchiale e ciò che vede gli sembra un sogno: il suo acerrimo nemico, colui che aveva inseguito per anni, era vicinissimo: “Tutti ai vostri posti… Caricate…! Puntate…!!! Fuoco…!!! Ma no, imbecilli! Con i cannoni, non con gli accendini!!!” Le palle volano dovunque ma, come tutti saprete, i pirati non son certo maestri della buona mira e, per di più, Peter, ormai esperto di slalom per aria, conosce tutti i trucchi per uscire indenne da quella pioggia di colpi. Il giovane cavaliere delle nuvole sembra essersi innamorato della premurosa bontà di Wendy e questo Trilly, non può proprio sopportarlo. Così, escogita un piano diabolico: fa credere ai Bambini Sperduti, inseparabili compagni d’avventura del folletto, che la giovane sia un feroce uccello bianco che deve essere abbattuto e quando Peter sta per presentarla ai piccoli cade a terra ferita. “Ma siete impazziti? Cosa state facendo? Io vi porto una mamma per raccontarvi le favole e voi la abbattete? Testoni!” “Una mamma?” “Beh sì è vero io racconto sempre le vostre storie, e so anche cucire molto bene!” “Perdonaci, cara mamma, ma Trilly ci ha detto che eri un uccello cattivo e quindi dovevamo ucciderti. Parola di Peter!” “Cosa ha detto Trilly?... Bene, d’ora in poi, sarà bandita per sempre dal mio regno!” “Dai Peter, non cacciarla, magari ha capito male, oppure abbiamo capito male noi!” “E va bene! Allora solo per una settimana!” Ed ora, cari amici vi porterò con me ad esplorare il mio regno! “Wendy, tu ed io visiteremo la Baia delle Sirene, mentre Gianni e Michele andranno a caccia d’Indiani insieme ai Bimbi Sperduti!” Tutti esultano di gioia alla proposta di Peter. Nessuno aveva mai visto un indiano dal vivo. Ma la loro euforia dura pochissimo, giusto il tempo d’accorgersi che per terra ci sono delle strane orme. “Guardate! Queste sono orme nere, nere come gli…” Non fanno in tempo a finire la frase che un gruppo di uomini con archi e frecce li circonda da ogni lato e, dopo averli catturati, li fa sedere in cerchio legandoli schiena contro schiena. “Scusate, signor Toro in Piedi”- domanda timidamente uno dei Bimbi Sperduti al capo dei Pellerossa- “questo è soltanto un gioco vero? Di solito quando arrivavamo a questo punto ci liberavate e iniziavano le danze, ricordo bene?” “Di solito noi liberare voi, ma stavolta no! Io, Toro in Piedi, capo di mia tribù, essere moooolto arrabbiato perché voi avere catturato mia figlia Giglio Tigrato!” “Ma noi non sappiamo nulla, glielo posso giurare!” “Se per tramonto mia figlia non tornare io scotennare tutti voi!”. Sul galeone intanto, i pirati hanno catturato la giovane indiana e attendono da lei l’agognata confessione. Ma il Re dei Sogni non si lascia certo intimorire da un pugno di uomini che non sanno far altro che bere e bivaccare dalla mattina alla sera e intima a Spugna, il loro capo, perennemente ubriaco di liberare la fanciulla. Solo Trilly ora, può svelare dove si nasconde Peter e dopo essersi fatta promettere di non torcergli nemmeno un capello, li guida verso il nascondiglio segreto. “Due passi avanti e tre indietro…. Eccoci arrivati all’Albero dell’Impiccato!” I pirati, però non possono smentire se stessi e, raggiunto l’obiettivo, imprigionano la fatina in una gabbia. Capitan Uncino e i suoi, infatti, hanno preparato un bel pacchettino pronto a scoppiare con tanto di biglietto e non possono proprio permettere che un lumicino in gonnella mandi all’aria il loro piano. “Che cosa sarà mai questo regalo?”- si domanda Peter pieno di curiosità. “No Peter! Non aprire! E’ una bomba!” esclama Trilly che, dopo esser riuscita a liberarsi dalla prigione aspetta soltanto l’occasione giusta per farsi perdonare dall’amico. “Macchè bomba! Trilly, sei sempre la solita gelosa!” Con un rapido gesto, la piccola fata toglie l’ordigno dalle mani del folletto. Un attimo dopo un boato taglia l’aria. A bordo della nave la ciurma esulta. “Ragazzi, avete sentito il botto?! Questa è la fine di un eroe!” Con un ghigno sprezzante Capitan Uncino si rivolge ai Bimbi Sperduti: “Avete visto bambini? Questo era il nostro regalo d’addio per Peter Pan! Spero abbiate capito chi è il più forte! Ora, non vi resta che scegliere se diventare pirati come noi oppure annegare in mare!” Lentamente e con fierezza, Wendy raggiunge il ponte della nave e spicca un salto. Ma ecco che le forti mani di Peter la afferrano prima che i flutti la avvolgano. Gli uomini di Uncino, però, non si danno per vinti e provano a sbarazzarsi di un altro tra i loro ostaggi. Quello è il momento giusto per la riscossa di Peter il quale sale sul veliero e, come un vero guerriero, sfida il Capitano in un ultimo e definitivo duello. È ormai l’alba quando i ragazzi, stanchi e pieni d’emozioni, si avvicinano, senza far rumore, alla finestra della loro camera da letto. La luce è ancora accesa e l’abbraccio dei genitori non si fa attendere. Ora, Wendy e i suoi fratelli, sono davvero pronti per diventare grandi. Domenica 24 maggio 2015, in occasione del secondo anniversario della scomparsa del M° Davide Masarati, i piccoli attori della Scuola di Teatro ideata da Alex Campagner, insieme ai musicisti della band Different Tunes e dell’Orchestra Giovanile della Fondazione Musicale Santa Cecilia, preparati rispettivamente dai maestri Paolo Mazzoleni e Francesca Favit, sotto la guida del M° Michele Bravin, rendono omaggio al ragazzino che non voleva crescere nato dalla penna dello scrittore inglese James Mattew Barrie accompagnati dalle indimenticabili melodie di Edoardo Bennato. E, quel pomeriggio di primavera, sul palcoscenico del Russolo c’è spazio per tutte quelle arti che rendono la vita umana degna di essere vissuta: dalla musica, al canto, alla drammaturgia, per dare forma e sostanza a quello che il compositore tedesco Richard Wagner definisce uno spettacolo “totale”.
E. T.