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Due passi in città
Cartolina dall'Abbazia di Summaga
01-06-2015: Ultima tappa del tour di visite guidate nella città del Lemene

L’ultimo viaggio alla scoperta di Portogruaro ci conduce fuori dalla cinta muraria che per tanti anni ha protetto la Città del Lemene.
La nostra meta è oggi una delle frazioni che circondano la città quasi a volerla proteggere: Summaga o Sumaga che significa summa aqua o sub aqua, sopra l’acqua o sotto l’acqua.
Infatti Summaga è, come il capoluogo, legata ad un fiume: il Reghena e nei secoli passati queste sono state zone paludose e soggette ad allagamenti che ancora oggi in alcuni casi colpiscono i campi che circondano il paese.
Ognuno di noi avventurieri della storia dopo essersi adeguatamente equipaggiato per questa trasferta arriva al campo base che Mariangela, la nostra capitana d’avventura, ha fissato davanti a quello che è il luogo simbolo di Summaga: l’Abbazia di Santa Maria Maggiore. 
Sono numerose le Chiese di Portogruaro e forse non è un caso che la città sia sorta proprio grazie alla lungimiranza di un vescovo: Gervino.
Infatti oltrechè l’imponente Duomo di Sant’Andrea Apostolo consacrato nel 1833 ci sono anche le chiese di Santa Agnese, San Giovanni e San Luigi tutti antichi luoghi di culto a cui vanno aggiunti l’antica chiesa dell’Annunziata che ospita le cerimonie di rito greco cattolico e ortodosso ma anche vanno ricordati altri due luoghi significativi quali il Cimitero degli Ebrei e l’oramai scomparso convento di San Francesco.
L’Abbazia di Summaga fondata tra il X e l’XI secolo per volontà dei vescovi di Concordia è però un raro gioiello che racchiude in se diversi stili architettonici dato che dopo aver ammirato la facciata neo classica, ristrutturata nel 1740 per volontà dell’allora abate commendatario Carlo Rezzonico, poi divenuto Papa Clemente XIII, subito dopo aver varcato l’ingresso il visitatore si trova all’interno di una chiesa in chiaro stile romanico.
A fianco dell’Abbazia è ancora presente anche la canonica che risale al 1500 sede dell’abate commendatario che aveva il compito di gestire il complesso monastico che si componeva di una biblioteca, di un chiostro e del brolo.
Appena all’interno della chiesa a pianta longitudinale e a tre navate concluse da tre absidi e che si ritiene sorga sulle rovine di cinque precedenti costruzioni non riesco ad evitare, mentre Mariangela con la sua consueta competenza e semplicità continua la spiegazioni delle opere d’arte presenti all’interno della chiesa, di correre con la fantasia immaginando i frati benedettini intenti nelle loro attività quotidiane e nella preghiera e mi capita quasi di rimpiangere un mondo che non c’è più.
Mariangela però mi riconduce subito alla realtà spiegando le bellezze pittoriche presenti all’interno dell’Abbazia a partire dagli affreschi che abbelliscono la navata di sinistra.
Ci spostiamo poi verso l’altare per visitare gli affreschi che decorano il sacello e le tre absidi.
Nel sacello costruito in epoca anteriore all’Abbazia si possono ammirare opere risalenti all’XI e al XII secolo che raffigurano la Redenzione, Il peccato di Adamo ed Eva, il Giudizio universale, Il castigo di Adamo ed Eva e la Crocifissione.
Splendidi anche gli affreschi nell’abside centrale e quelli dell’abside di sinistra, i meglio conservati visto che sono stati fatti con materiale più nobile quale quello costituito dai lapislazzuli, che sono attribuiti a Giovanni Veneziano.
Dopo gli interni usciamo e visitiamo l’esterno dell’Abbazia fermandoci ai piedi del campanile costruito prima dell’attuale edificio datato 1211 e la nostra esperta guida infine ci ricorda che i frati benedettini rimasero a Summaga fino al 1431 anno in cui l’Abbazia venne data in commenda al vescovo Antonio Panciera.
Con la visita all’Abbazia di Summaga termina la nostra avventura alla ricerca delle bellezze svelate o segrete di Portogruaro.
Abbiamo percorso le sue vie, visitato i suoi palazzi e i musei, navigato il suo fiume e ammirato le sue Chiese. Grazie alle conoscenza, alle capacità e all’abilità di scoprire nuovi sentieri e nuove piste delle nostre meravigliose guide Mariangela e Nilla abbiamo imparato ad amare la “piccola Venezia” e la sua storia.
Adesso ritorniamo alle nostre case consapevoli di aver scoperto una vero tesoro di storia e di cultura.
Per quanto mi riguarda posso solo sperare che questo diario e questi appunti di viaggio servano un domani a qualche altro avventuriero della storia e lo possano aiutare nella sua ricerca e nel suo cammino.
Non è facile per chi come me si appresta a lasciare la Città del Lemene scrivere queste ultime righe che vogliono essere un saluto alla mia città sperando che il futuro mi riservi la sorte di vivere in un altro luogo altrettanto bello e incantato.
Addio Portogruaro.

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