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La cultura è nelle idee
Scommettiamo che…?
05-05-2015: Il lamento è la forma più semplice e immediata per rivendicare dei diritti (o presunti tali). Ma ci fa rimanere con i piedi ancorati a terra, limitando la circolazione delle idee

La bella stagione è ormai alle porte. Il profumo dell’estate si odora nell’aria, le spiagge del nostro Adriatico tornano a riempirsi come d’incanto. In questa inevitabile e ormai millenaria migrazione dalla città al lido c’è sempre chi lamenta una certa apatia urbana atta a danneggiare quei pochi o tanti che restano tra le antiche mura medievali. Un nugolo di fedeli dell’asfalto ribollente (loro malgrado) incapace di rassegnarsi all’idea di vivere un’estate priva di divertimento, stimoli, brio, al pari di chi (i tanto odiati vacanzieri) ha la possibilità di godere della brezza marina e del tepore della sabbia al tramonto. Problema atavico, questo. E di non facile soluzione. 

 

E…state in città

Sono anni che le Amministrazioni Comunali d’Italia, e per forza di cose anche quella di Portogruaro, si dannano l’anima per trovare un modo per arginare l’ancestrale problema agostano della transumanza su spiaggia (o su montagna) dei propri concittadini. Sono nate, a tal riguardo, infinite iniziative, le più “famose” ribattezzate sotto il grande cappello pubblicitario “E…state in città”, tutte rivolte a un unico, grande, obiettivo: trattenerci in città, facendoci dimenticare le passeggiate sul bagnasciuga e le colazioni al chiosco, evitando di farci pensare alle escursioni mattutine alle pendici del Piancavallo o alle lunghe biciclettate sulla Pedemontana. Da maggio a settembre, a Portogruaro, ogni sera o quasi ci sono piccoli o grandi eventi, serate a tema, manifestazioni culturali, ludiche, a tema…Un universo che va – solo per citare gli eventi più rinomati e apprezzati – dai Mercoledì Musicali a Terre dei Dogi, dalla Festa della Musica alla 12 Ore di ciclismo fino alle varie sagre e manifestazioni sparpagliate per le frazioni e le località portogruaresi. Insomma, l’offerta di certo non manca, la città pulsa e respira anche nelle ore più calde dell’anno, si sforza per recuperare l’inevitabile “gap” con le mete balneari più in voga e regala dunque giorni lieti anche a chi non può o non vuole andarsene via per un po’.

 

L’arte della lamentela

Eppure, a fronte di tutto ciò, scommettiamo che anche quest’anno ci sarà chi punterà il dito contro la povertà di proposta? Contro l’incapacità di dar vita a…? Contro la svogliatezza dei nostri politici, contro la mancanza di creatività da parte delle associazioni culturali, sportive, ricreative? Contro…? È un male atavico, purtroppo. L’arte della lamentela non conosce barriere ne distinzioni di razza o religione. Abbraccia tutti, da nord a sud, da ovest a est. Capita ogni anno, di questi tempi, e l’arte della lamentela attanaglia alti e bassi, maschi e femmine, giovani e vecchi, fino a settembre inoltrato, quando i vacanzieri tornano alla base e la quotidianità autunnale/invernale riprende il ciclo consueto. Un’arte, questa, che potremmo tranquillamente traslare in qualsivoglia argomento o tema sociale, dall’estate da passare in città alle attività politiche di questa o quella Amministrazione locale. Il lamento è la forma più semplice e immediata per rivendicare dei diritti (o presunti tali) che ci sentiamo levati senza però avanzare proposte concrete atte a ribaltare lo status quo che tanto ci annoia. D’estate, a mio parere, in città si fa troppo poco per chi resta? Benissimo, cerco di attivarmi affinché la situazione cambi, si evolva, migliori. Il lamento, invece, stoppa il passo prima che questo possa compiersi, facendoci restare immobili nelle nostre posizioni, ancorati alle nostre idee (giuste o sbagliate che siano), isolandoci, inglobandoci unicamente all’interno di un mondo fatto di astio, rancore, invidie, difese preventive.

 

Nessuna morale, sia chiaro       

È un tema, quello delle lamentele “a prescindere”, che potremmo sviscerare in eterno, sbobinare – come detto – in ogni ambito o disciplina. Ma non è questa la sede per farlo, e non è certamente questo lo scranno da cui si impartiscono morali o lezioni di comportamento sociale. Il gioco dello “Scommettiamo che…?” ha in sé l’unica presunzione di voler perlomeno tentare di smuoverci dai nostri piedi inchiodati al cemento, stimolandoci a lamentarci, certo, ma anche ad agire, a proporre, a confrontarci, a dibattere e, se necessario, a scontrarci sulle idee. Sì, le idee. Proprio quelle che da tempo andiamo ricercando a parole ma che poi, nel concreto, fatichiamo a riconoscere in mezzo a tanto fumo nero. Quest’anno, tuttavia, dicono a più livelli che la ripresa economica è ormai lanciata e che l’ottimismo galleggia nell’aria. E allora provo anch’io a crederci e a rilanciare: “Scommettiamo che…finalmente a Portogruaro inizieremo a lavorare sulle idee lasciando perdere il lamento?” I botteghini per le scommesse sono aperti.  

 

da Portogruaro.Net Magazine (maggio-giugno 2015)

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