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Tra le pieghe dell'arte
“IL COMPIANTO” opera attribuita a Guido Mazzoni
03-04-2015: Chiesa di Sant’Agnese a Portogruaro

Guido Mazzoni, nato a Modena nel 1450 e morto nel 1518, diventa famoso per le sue opere in terracotta modellata che poi pigmenta usando colori umani. A soli 26 anni, nel 1476 , realizza “IL COMPIANTO” che possiamo ammirare nella Chiesa di Sant’Agnese. La tematica del Gesù preparato per il Sepolcro, il Mazzoni l’ha voluta studiare con tanta umana spiritualità. Riesce a cogliere gli aspetti psicologici e le posture dei singoli personaggi che vengono plasmati in dimensione reale. Gesù è attorniato dalla Madonna, da Giuseppe e Nicodemo d’Arimatea che tengono i lembi del lenzuolo, dalla Maddalena che osserva i piedi di Cristo, dall’apostolo Giovanni, senza volto prima del restauro, e dalle pie donne. Daniele Pinni, autore del libro “DALLA TERRA AL CIELO”, nel 1999 fa notare che fu Giuseppe d’Arimatea a raccogliere il sangue, fuoriuscito dal costato, in un calice, il “GRAAL”. Tutte queste persone sembrano vere, non sono abbellite o idealizzate. La loro sofferenza esprime vero dolore e gli occhi non hanno più lacrime da versare. Le mani sono particolarmente belle e si muovono ora accarezzando il Santo Volto, ora, come quelle di Giuseppe d’Arimatea, sollevando la testa del Cristo, ora, come quelle della Maddalena e delle pie donne, cercando di consolare Maria. Ogni soggetto sta soffrendo per Gesù, ma la Madonna è quella che più esprime dolore, amore e dignità, sentimenti che i penitenti ben colgono. Si legge che in un altro “Compianto”, eseguito a Modena, il Mazzoni ha inserito i volti di due committenti e, probabilmente, anche nel Compianto portogruarese il volto di Giuseppe e di Nicodemo d’Arimatea potrebbero essere quelli dei frati del Convento di San Francesco, cioè dei committenti. Certamente chi osserva a lungo questa opera si sente rapito da tanta fede espressa nel divenire dell’evento e vorrebbe essere lì a sorreggere Gesù e a consolare la Madonna. Questa emozione che l’opera trasmette è la prova della capacità narrativa di Guido Mazzoni. Sicuramente aveva studiato le opere in scala reale in terracotta policroma di Nicolò dell’Arca, che realizzò un compianto nella Chiesa di Santa Maria della Vita in Bologna nel 1473. Aveva sicuramente studiato le sculture di Luca della Robbia in terracotta invetriata e le sculture di Donatello. Avrà studiato le pitture del bolognese Francesco Francia e le pitture del Mantegna, dell’officina ferrarese di Cosmè Tura, di Ercole de Roberti e Francesco del Cossa, dei veneziani Bellini Giovanni e Gentile e dei pittori della tradizione tedesca e fiamminga come Jan Van Eyck. Daniele Pinni fa presente, nella sua ricerca, che la cifra dei compianti del Mazzoni è più profonda e sicuramente superiore all’opera del Compianto della Chiesa di Sant’Agnese, che appare più sorda anche se di buona resa emotiva. Potrebbe essere di Antonio Minelli, spesso scambiato con il Mazzoni. Potrebbe essere del padovano Agostino de’ Fondulis da Crema o attribuibile ad Andrea Briosco, detto il Riccio, allievo di Antonio Minelli. Considerando che questo Compianto fu eseguito in giovane età, a soli 26 anni, potrebbe essere, secondo me, proprio del giovane Guido Mazzoni che realizza quindi uno dei primi compianti. Grazie a Dario Bertolini il nostro Compianto fu dichiarato Monumento Nazionale nel 1892. Nel restauro è stata usata la cartapesta per rifare il volto mancante di San Giovanni.

Giorgio Fagotto


Nelle immagini a lato “Il Compianto” attribuito a Guido Mazzoni prima e dopo del restauro. Grazie a Dario Bertolini nel 1892 fu dichiarato Monumento Nazionale. Ora è stato restaurato ed esprime la vena narrativa nella sua tridimensionalità e spiritualità.

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