L’ora è giunta. Note nere d’odio accompagnano la condanna di quel Giusto senza colpa. Quella notte, quando l’uomo ancora dormiva avvinto dalle tenebre della sua solitudine, Cristo conosceva la voce della profezia. Sapeva che solo il dono della sua vita sull’altare della Croce avrebbe potuto riconciliare l’uomo al suo Dio. Per questo Egli era venuto nel mondo. L’aveva capito fin dal principio. Aveva capito fin dal principio che la sua vita sarebbe stata diversa. Perciò, ancora bambino, dovette silenziosamente congedarsi dai suoi simili per divenire soltanto figlio di lei, di quella casta vergine che poco parlava e moltissimo pregava in silenzio. Ma ora, per onorare Giuseppe, quel capo insanguinato straziato e deriso, cinto per scherno da una corona di spine, ha scelto il legno per morire. Non sente più il dolore dei chiodi. Non sente più l’anima che si libera dal sangue. Lo volevano morto. Lo volevano spento. Lo volevano tragicamente offeso. Ce l’avevano fatta. Ma adesso, adesso che tutto è compiuto, il buio della morte non cade su di lui ma sugli uomini che l’hanno crocifisso. Ed ecco il Padre amorevole correre in aiuto del Figlio squarciando tutte le nuvole e facendo piovere dal cielo quella manciata di rose che noi umani chiamiamo cristianesimo. Sua Madre sta li, sotto la Croce. Sta lì, assorta nei suoi pensieri, come in quel pomeriggio assolato di primavera, quando l’Angelo le rivolse quelle sue delicate parole: “Ti saluto o piena di grazia il Signore è con te”. È ormai lontano quel giorno. È ormai lontano quell’annuncio. È ormai lontano quel canto di lode con cui, quella piccola donna d’Israele, magnificava l’Autore della Vita. Ora, quel Figlio morente, che fa nuove tutte le cose, le stava lasciando Giovanni. In lui ella rivedrà quella palma di speranza che era stato il Figlio. Con lui potrà ricordare i suoi giochi, la sua innocenza. Per lui ella sarà madre d’ogni uomo e madre di tutta la Chiesa, in quell’eterno vincolo d’amore che non si spezzerà più. Domenica 29 marzo 2015, alle ore 16.00 presso la Chiesa di Sant’Agnese a Portogruaro, il mistero della morte di Gesù rifulge nella pura essenzialità melodica di Ferenc Liszt, nelle toccanti parole del Poema della Croce di Alda Merini, e nelle armoniche voci del Coro La Martinella, diretto dal M° Alessandro Maurutto e accompagnato al pianoforte da Francesca Sperandeo. E noi, che queste note abbiamo ascoltato, restiamo saldi nelle nostre azioni, in attesa del nuovo mattino, certi che ciò che L’Unico ha deciso, è, e sarà sempre il meglio. A tutti voi, cari lettori, Buona Pasqua!
E.T.