da Portogruaro.Net Magazine novembre/dicembre 2014
Questa è la storia di un vincente. Anzi: di un gruppo vincente. Negli ultimi anni si tende sempre più spesso a raccontare l’Italia che non ce la fa, quella affranta, in crisi (economica, morale, sociale), offrendo a noi e a chi ci guarda al di là delle Alpi il ritratto di un Paese ormai sopraffatto dal pessimismo e dall’incapacità di arrivare, di guardare oltre. No! L’Italia – noi – siamo molto altro. Siamo anche e soprattutto la creatività, l’ottimismo inconscio e chiassoso, l’ultimo metro di corsa percorso con le braccia alzate e il sorriso in faccia. Questa storia parla di questa fetta (importante e abbondante) d’Italia, del Veneto, della Venezia Orientale, di Portogruaro. È la storia di una sociatà stratosferica: prima ai Campionati Regionali 2014, prima ai Campionati Italiani 2014, prima ai Campionati Mondiali 2014. Questo è un team di giovani donne e di giovani uomini che, tassello dopo tassello, costruisce le proprie vittorie con disciplina, umiltà, rigore, lavorando nell’ombra e preparando ogni singolo allenamento, ogni piccola o grande prestazione con la meticolosità dei campioni. Loro sono le ragazze e i ragazzi del Piccolo Gruppo del Division Pattinaggio Portogruaro. Una società vero fiore all’occhiello della nostra città, capace di regalarsi e regalarci soddisfazioni e riconoscimenti in ambito europeo e mondiale, portando letteralmente il nome di Portogruaro nei quattro angoli del pianeta.
Dietro le quinte di un successo senza fine
Poche risorse economiche, tanto entusiasmo, allenamenti continui e una forza di volontà senza limiti. È questa la ricetta del successo del Piccolo Gruppo Division del Pattinaggio Portogruaro, una ricetta fatta di pochi ma preziosissimi ingredienti, una ricetta che lo scorso mese di ottobre ha regalato a Portogruaro la soddisfazione di salire sul tetto del mondo con la vittoria dei nostri “pattinatori” e delle nostre “pattinatrici” ai Mondiali in Spagna. «I sacrifici sono enormi – spiega l’allenatore Roberto Callegher –, in primis economici. La società fa il possibile per venire incontro ai propri tesserati ma quando ci sono trasferte importanti o molto lunghe una parte dei costi ricade inevitabilmente sui ragazzi e sulle loro famiglie». Sì, perchè nel pattinaggio a rotelle non esistono i professionisti super pagati del calcio e neppure quelli del basket, della motocicletta o della Formula Uno. Nello schettinaggio i tesserati sono tutti dilettanti, sia che lo si faccia a livello amatoriale e sia che si vincano i Campionati del Mondo come nel caso del Piccolo Gruppo portogruarese. «Questi atleti – continua Callegher – si allenano tutti i giorni, compresi il sabato e la domenica nei periodi di avvicinamento alle gare che contano. Si disciplinano nell’alimentazione e della vita quotidiana, vivono come professionisti senza esserlo. Per raggiungere certi livelli, del resto, non ci sono alternative». Ma andiamo nel pratico: senza grossi sponsor alle spalle, senza una Federazione che li “garantisca” come professionisti e senza un indotto simile a quello esercitato dagli sport di massa, come si arriva a certi risultati senza lasciar indietro studi e lavoro? «Bella domanda! In effetti – risponde Callegher – negli anni alcuni ragazzi sono costretti ad abbandonare il pattinaggio proprio per l’impossibilità di unire sport e lavoro. Oggi, per esempio, il Piccolo Gruppo è formato per buona parte da studenti e da alcuni lavoratori. Gli studenti in qualche modo riescono a trovare degli spazi dove poter infilare allenamenti e trasferte, per i lavoratori invece è più difficile ma spesso si cercano lavori con una certa flessibilità nel concedere periodi di ferie “insoliti”».
Fatica, questa sconosciuta
Una storia di sport e di vita, quella del Piccolo Gruppo Division del Pattinaggio Portogruaro. Una storia che insegna a ognuno di noi il valore di parole come “impegno”, “sacrificio”, “fatica”. Sì, la fatica. La fatica di lavorare per otto ore al giorno per poi tornare a casa, farsi la borsa, andare a fare due ore di allenamento con la concentrazione a mille per imparare i passi, per coordinare i movimenti, per interpretare la coreografia tra sorrisi, occhi brillanti, braccia elastiche, gambe reattive. La fatica che negli ultimi tempi sta lasciando posto a parole come “comodità”, “tutto e subito”, “uscite di emergenza” è un elemento che accompagna il successo (ma anche le sconfitte), che deve esserci nella vita di tutti i giorni, condizione imprescindibile di crescita, maturazione, esperienza, capacità di relazione, di sopportazione, di sopravvivenza.
Un grazie al Piccolo Gruppo Division: Margherita Battistella, Lisa Biasioli, Laura Biasotto, Manuel Bordignon, Erica Cappelletto, Cristina Fabbris, Silvia Fusidati, Rubecca Genchi, Sara Lunanova, Veronica Manzato, Ilenia Martini, Michela Noragotto, Filippo Scotton. Allenatori: Roberto Callegher e Benedetta Martini.