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Le Sinfonie I e II, Liebeslieder Walzer, Liederabend
13-09-2014

Una volta, tanto, tanto tempo fa l’Innocenza, sovrana del Regno dell’Incanto, viveva felice con il suo Principe in un sontuoso  palazzo al centro di un rigoglioso giardino. Le azzurre pietre delle sue mura giocavano con il sole del mattino donando ogni giorno allo sguardo una sfumatura diversa. Il tempo trascorreva  lento  e sereno tra una battuta di caccia e un bagno nel piccolo lago immerso nel verde. Un giorno, però, l’Orologio della Torre, battè dodici lunghissimi rintocchi. L’Ora della Suprema Battaglia era arrivata. Il giovane Principe, conosciuto dal suo popolo come il Cavaliere Senza Macchia e senza Paura, sellò il suo miglior destriero e partì senz’ indugio per combattere i mille pericoli della Terra. L’Innocenza lo salutò con un bacio e si ritirò nelle sue segrete stanze. Quella stessa notte, il Mago dal Nero Mantello, decise di compiere un lungo viaggio dalla Terra al Cielo per rubare, una volta per tutte, i Sogni e i Ricordi che danno vita al Regno dell’Incanto. Giunto alla meta, il perfido Mago allargò il suo manto e, in men che non si dica, l’Ombra Della Morte avvolse l’intero Regno. Quell’azzurro palazzo sorto dalle note del terzo movimento della Sinfonia n°3 di Johannes sparì nel vortice del buio. L’Innocenza non cantò più nella danza delle voci del Liebeslieder Walzer e nemmeno nell’intima tenerezza dei Dodici pezzi a quattro mani per bambini piccoli e grandi di Robert Shumann. Ogni poetico verso che in passato aveva tessuto il suo elogio si spense. Il tempo si fermò improvvisamente e i cortigiani, divenuti statue di sale, non poterono far altro che contemplare impotenti dalla sommità di un’altura quel macabro spettacolo. Ma ecco che, dopo cento anni di peregrinazioni, il Cavaliere Senza Macchia e Senza Paura fece ritorno nelle proprie terre. Aveva lottato strenuamente contro l’Invidia, l’Inimicizia e l’Inganno e la sua armatura era divenuta più lucente dell’oro fino. Portava con sé un dono prezioso conservato in un cofanetto di velluto rosso: la Luce della Concordia. Giunse in fretta all’ingresso del castello. Aprì il pesante cancello ed entrò. Si accorse subito che nulla era più come l’aveva lasciato. La terra era arida senz’acqua. Gli alberi si stagliavano alti e neri sotto un cielo plumbeo e i loro rami parevano braccia ossute alla disperata ricerca d’ un sincero abbraccio. Fece qualche passo tra i suoi fedeli servitori prigionieri d’un immobilismo senza speranza, ma non riconobbe  più i loro volti. Chiamò a gran voce la sua sposa. Nessuna risposta. Salì a perdifiato le scale fino alla torre più alta urlando il suo nome, ma non udì alcun suono. Allora sedette sconsolato scrutando l’azzurra distesa nebbiosa per scorgere il lontano sentiero dove aveva incontrato la sua diletta tanto tempo prima. Avrebbe voluto essere là dove si arrossa il sole, là dove si sposta la nube, là nella valle tranquilla dove tacciono i dolori e le pene. Ricordò quando portava a ballare la sua bella dagli occhi azzurri e mentre batteva spigliato i tacchi la czarda iniziava a suonare la sua melodia, o quando la baciava e abbracciava conducendola tra grida di gioia. Quant’era bello ristorare il suo cuore al simposio tra amici portando la coppa scintillante alla bocca e dopo aver osservato i convitati alticci lasciarli contenti del banchetto chiassoso ed uscire con lei nel giardino verso il rosaio. Quanto avrebbe desiderato cadere sul suo petto bevendo i suoi baci e intrecciare la rosa meravigliosa tra i suoi capelli. Ma quel tempo è ormai finito. Ora nel suo cuore vive un carpentiere brutto e cattivo che martella senza tregua e non lo fa dormire.  All’improvviso si alzò e si avvicinò al laghetto. Eccola l’Innocenza. Eccola la sua sposa. Giaceva laggiù, sul fondo ghiacciato. Era  pallida, come morta. Senza alcuna esitazione, il giovane Cavaliere aprì il cofanetto di velluto rosso e liberò la Luce della Concordia che tutt’intorno rifulse. Lo strato di ghiaccio che copriva la superficie del piccolo lago si sciolse, la voce dell’acqua riprese il suo silenzioso canto ed ogni cosa si spalancò a nuova vita mentre un arcobaleno dipinse il Cielo di nuovi colori segno di un’Alleanza rinnovata. Il giovane Principe si gettò in acqua, raggiunse la sua sposa e, con un bacio, la risvegliò dal sonno di quel malefico sortilegio. E domani il sole splenderà ancora e di loro farà una sola cosa. Sulla spiaggia azzurra d’onde scenderanno camminando piano incrociando gli sguardi senza una parola. E, su di loro calerà, muta, la gioia.

Calliope
(Elena Toffoletto)

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