La Fantasia è un luogo interiore colorato d’azzurro. È un luogo che spinge a trovare riparo dal frastuono del mondo per tornare a dimorare in se stessi e ricordare. Ha il colore di un tango appassionato, o la potenza di un flamenco scandita soltanto dal battito dei piedi nudi sul palcoscenico o, ancora, il dolce canto delle note di Tears from the stars di Sting arpeggiate sulla chitarra. Si può incontrare nella leggerezza di un velo da sposa e nella forza dell’uomo che dietro quel velo si nasconde per acquistar la sembianza dell’Uomo Vitruviano di Leonardo. La Fantasia è il luogo dell’uomo e il luogo per l’uomo. È un utero caldo ed accogliente dove si trova spazio per nascere, crescere, morire e risorgere accompagnati dal ritmo tribale di mille tamburi d’Africa. È un luogo che pulsa di vita nel quale riscopriamo il bisogno di tornare alle nostre radici poiché dalla terra siamo nati e ad essa dobbiamo ritornare. È il luogo della metamorfosi dei corpi che da umani diventano animali e da animali a vegetali sfidando le leggi fisiche e divenendo un’unica materia che si staglia in tutta la sua forza sotto la bianca e luminosa luce di un faro. È il luogo della solitudine che diviene incontro e dell’incontro che diviene solitudine nella cosmica armonia della danza. È il luogo della genesi dei sogni e della realtà, di immagini reali o solo serbate nella profondità dei pensieri. È il luogo dove amazzoni del mondo moderno si fondono con una grazia femminile dal sapore antico. L’arte tersicorea e quella circense si uniscono indissolubilmente come due amanti segreti in questa nuova pièce dell’artista italo-africano, di formazione newyorkese, Mvula Sungani, per dipingere oniriche visioni e concludere in modo del tutto originale ed inatteso la stagione dedicata alla danza.
Calliope
(Elena Toffoletto)
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