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Annotazioni
Dotta risposta del vice sindaco Villotta al drammatico balletto dei cubi
10-03-2012: L’urbanistica secondo Villotta

Da decenni apprezzo il prof. Luigi Villotta, da tempo vice sindaco in attesa che Bertoncello lasci quel posto con tanti problemi insoluti, che Villotta conosce a memoria e sarebbe probabilmente in grado di risolvere con un colpo d’ala. In gergo ciclistico (so che Villotta apprezza l’umorismo) Binda sarebbe l’eterno primo e Guerra, pur bravo, quasi sempre secondo. Luigi Villotta, che vedremmo volentieri con la fascia tricolore, non solo conosce i problemi e le possibili soluzioni, ma è anche assistito da una fede possente che lo vede itinerante in località dove si rivolge ai “fedeli”con suadente voce, convincente, definitiva. Dopo il suo “ipse dixit”, tutti se ne vanno in pace. “Ite…”.
Egregio Signor Luigi, la confidenza nasce da una lunghissima militanza assieme nelle file della DC che io abbandonai immediatamente dopo “Mani Pulite”. Non intendevo essere neppure incosciente sostenitore di un malavitoso modo di fare politica, oggi più che mai diventato, peggio di ieri, un “caos etico” che non attraversa più i partiti ma anche le singole coscienze, dove il denaro ha sostituito qualsiasi valore morale. Ovviamente il discorso non la riguarda.
Nella cordiale missiva che le ho inviato, io avevo fatto una domanda sostanzialmente unica che Lei – vice sindaco – non ha potuto o voluto comprendere: quale futuro per il centro storico e per un’ordinata e regolamentata espansione della città, oggi un chiazza schizofrenica determinata più che da un piano comunale, dalle richieste “spensierate” di chi può? Oppure la politica oggi ha una sintassi che non sono riuscito ad assimilare. I problemi di un’espansione di Portogruaro io li ho affrontati, certo in funzione ausiliaria e complementare ad altri personaggi, molto prima di oggi.
Né ho mai affermato che i problemi urbanistici si fermano al centro storico, quasi un ghetto che condizioni tutto il resto; ho dichiarato che, a seguire le nefandezze urbanistiche realizzate dopo il secondo dopoguerra e che sono continuate tranquillamente anche più tardi, era indispensabile fare un piano urbanistico che – come è avvenuto in centinaia di centri storici veneti – desse uno sbocco razionale, intelligente, pensato al nuovo che doveva procedere. Io non sono per il “ghetto” (come abilmente adombra nelle sue righe), né un passatista bramoso di ruderi, ma per uno sviluppo che tenga conto delle nuove, continue necessità della comunità.
Lei scrive: “Se un Amministratore non accetta la sfida di confrontarsi con i grandi temi dell’economia, dello sviluppo e della modernità del suo territorio, se non si lascia costantemente provocare dal nuovo (tempora mutantur) può anche parlare soltanto di storia e di conservazione, ma rischia di fare solo accademia”.
E’ gesuitico accusarmi di “accademia”; amo il progresso e la recessione di Portogruaro non è dovuta certamente alla difesa ad oltranza del centro storico che è stato bastevolmente devastato; lei scrive: “E’ un nostro obbligo ed una nostra responsabilità quella di affrontare la complessità dei problemi e le dinamiche del cambiamento, i nuovi modelli di organizzazione sociale e i modi conseguenti di costruire il contesto nel quale si sviluppano”. D’accordo.
Ma ci spieghi alcuni dati demografici che possono dare una risposta non arzigogolata ai “fedeli”, ma la fotografia di un decadimento di cui anche lei, che “predica” tanto bene, in parte è responsabile.
Il 31 dicembre 1985 il Comune di Portogruaro supera i venticinquemila abitanti: 25.077, tutti autoctoni. Questo dato è tratto dal “Profilo di Storia economica di Portogruaro” di Guido Zanco, a cura dell’ Associazione culturale per il Veneto Orientale Portogruaro 1987.
Secondo le schede ufficialmente pubblicate dagli uffici dell’anagrafe del Comune sui siti della città, a Portogruaro la popolazione residente al 31.12.2011 era di 25.460, quota raggiunta grazie ai 1981 residenti stranieri. Applicate l’aritmetica della signora maestra delle elementari, fate una sottrazione e vi accorgerete che la popolazione di Portogruaro, quella autoctona, è sensibilmente calata rispetto al 1985. Senza contare l’enorme migrazione. In ogni caso anche sommando autoctoni e ospiti il risultato è drammaticamente deludente.
Nel frattempo centri similari a Portogruaro, negli anni Novanta, sono saliti a 45 mila abitanti. E allora a cosa sono servite signor vice sindaco le “sintesi” che nell’ultimo ventennio avete fatto a Portogruaro, permettendo che il territorio fosse spalmato di migliaia di appartamenti senza clienti, perpetuamente sfitti, che si continui a costruire colmando di terra e di sassi fossa Camucina e altri tratti della storica fossa che in gran parte ancora attornia il luogo degli Spalti? Non vi ho chiesto di isolare il “centro storico” ma di lavorare seriamente per una espansione razionale della città (progresso), di non distruggere i punti verdi, come appare succeda, di non nascondere il bello, il verde, il fiume, di “inventare” qualcosa di concreto per i giovani che continuano a emigrare. Altro che aumento di popolazione; mica siamo tutti bacucchi a Portogruaro e le carte sappiamo leggerle anche noi. Molto bene. Non è corretto, come ho letto in una delle stucchevoli veline, affermare – come mi sembra abbia fatto il sindaco – che la popolazione è aumentata. Come i gamberi. Lasciamo al simpatico ma poco credibile frate Cipolla affermazioni similari.
Nel ringraziare ancora una volta il signor vice sindaco Luigi Villotta, noto con ammirazione che legge Calvino là dove dice, nelle lezioni americane: “Siamo consapevoli che ci affacciamo al nuovo millennio senza sperare di trovarci nulla di più di quanto saremo in grado di portarci”.
E voi, signor vice sindaco, che nel nuovo millennio siete abbondantemente penetrati, oltre alle migliaia di cubi invenduti e deserti, disseminati a pelle di leopardo, cementificando in modo inverecondo il terreno perché non ci crescesse più l’erba, cosa avete portato?
Piste ciclo pedonali fantasime, enormi rotonde mangiaterra (in Francia le stanno abolendo) e il Pat, un libro dove gli esperti di urbanistica troveranno un manuale indispensabile per dare risposte innovative alla città, tenendo conto magari dell’ “enorme” crescita demografica che tutti si augurano sempre più consistente e in continua ascesa per dare spazio ai cubi, dovunque e comunque, gli esecrandi cubi, immancabile segno di progresso, come le scatolette per le sardine.
Per evitare nuovi gesuitici fraintendimenti, apprezzo con forza il determinante contributo che gli “stranieri” stanno dando all’economia e alla sanità di Portogruaro, e ammiro cordialmente il sindaco per il progetto di “cittadinanza onoraria” che sarà presto oggetto di una mozione da parte del Consiglio Comunale.

Per completezza scrivo di seguito la risposta del vice sindaco alla domanda:

“Nel recente 2011 quanti metri cubi complessivi l’Amministrazione comunale ha concesso ai cittadini?”
“Complessivamente – informa Villotta – le volumetrie assentite sono state 26.623 mc. , sommando residenziale, commerciale e direzionale, così ripartite: 23.840 mc. da permessi di costruire + 2.783 mc. per il ‘piano casa’”.

Ugo Padovese

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