Il pianoforte è già sul palcoscenico, illuminato da un faro. Alcuni passi decisi e veloci. Alessandro Taverna si inchina e si siede davanti alla tastiera. Un attimo di silenzio come per raccogliere ogni nota dentro di sé per poi restituirla allo strumento. Ed ecco che dalle sue dita prende vita la delicata armonia di Al chiaro di Luna di Beethoven, mentre il pubblico ascolta con rispettosa discrezione il tacito dialogo tra il compositore e l’artista che interpreta il suo brano. Un abbraccio di pace avvolge l’intera sala e vien voglia di cantare ad occhi chiusi. Il doloroso travaglio di Ludwig è tutto lì, in quel paesaggio velato dai raggi del bianco astro e nell’ amara dolcezza con cui egli accetta il suo ineluttabile destino. Ma nel tempestoso vortice dell’anima tutto muta d’improvviso e in quel Presto agitato si respira tutta la rabbia dell’eroe tragico che lotta strenuamente contro una sorte a lui avversa. Si susseguono le note come veloci pennellate su una tela impressionista in Reflets dans l’eau di Debussy per diventar un gentil zampillar di arpeggi in Hommage à Rameau e Mouvement. Come un porto sicuro, l’ Isle Joyeuse (l’Isola felice) accoglie l’esploratore di mondi sconosciuti e sembra un canto lo sciabordio dell’acqua che si infrange sugli scogli al calar del sole. Scivola veloce la gondola sulla laguna di Venezia, e par quasi una danza l’andar lento della Gondoliera di Franz Liszt mentre la voce del vento porta all’orecchio la melodia di una Canzone d’amore dedicata all’amata lontana e la briosa vivacità della Tarantella da Guillaume Louis Cottrau accompagna la platea in terra partenopea. Non ci sono dunque parole più vere per descrivere ciò che si ascolta di quelle che lo stesso autore annota nel corso dei suoi viaggi in Italia tra il 1837 e il 1849: “Ho recentemente viaggiato in molti nuovi paesi, ed in molti luoghi consacrati dalla storia e dalla poesia ed ho compreso che i fenomeni della natura e le loro attrazioni non passano davanti agli occhi come immagini inutili ma come emozioni profonde che agitano la mia anima, (…). Per questo ho cercato di rappresentare in musica alcune delle mie più forti sensazioni e le impressioni più vive. Eccoci infine nel giardino di un palazzo nel corso di un sontuoso ricevimento. Una ragazza lascia la sala ed entra nella sua camera ed inizia a suonare l’Andante spianato e la grande polacca brillante composti da quel grande poeta del pianoforte che fu Frederic Chopin. Un lieve rossore le tinge il volto e una lacrima di commozione le riga le guance mentre lascia il mondo alle sue spalle ed assapora tutta l’altezza e la profondità del dimorar dentro se stessi. In occasione del sessantesimo anniversario della fondazione del Rotary Club di Portogruaro, un pianista dalla straordinaria forza interpretativa, regala momenti di intensa poesia nel libero, immenso ed eterno fluire della musica.
Calliope
(Elena Toffoletto)