Mercoledì 28 agosto alle ore 21.00 nella piccola ed intima chiesa di San Luigi, gremita fino all’inverosimile, Ludwig ci svela un lato di sé del tutto ignoto ed inesplorato. Un lato lieve, leggero scherzoso e cordiale del tutto diverso dal Ludwig ufficiale tormentato e scuro in volto. Ecco che l’Autore delle Sinfonie e dei Concerti per pianoforte diventa quel Beethowino amante del buon vino e degli amici quel Ludwig pieno di spirito e di fanciullesca spensieratezza che si dedica all'arrengiamento di canti popolari, inglesi scozzesi, irlandesi, gallesi germanici tirolesi, polacchi, ungheresi, svizzeri, siciliani e veneziani. Mandolino, violino, violoncello e pianoforte sono gli indiscussi protagonisti dell'accompagnamento di questi brani. Eh si, il mandolino quello strumento a corda dal suono squillante e argentino simile ad un clavicembalo che ci ricorda il mare cristallino di Sorrento. Ma questo strumento, compagno delle serenate degli innamorati, ha una storia molto antica che inizia nel Barocco di Vivaldi e di Handel per giungere al celeberrimo Deh, vieni alla finestra del Don Giovanni di Mozart. Con il Trio di Parma (violino, violoncello e pianoforte), Alessandro Cortello (tenore), Simone Briatore (viola), Giovanni Gnocchi (violoncello), Emanuele Buzi (mandolino) e Michele Bravin (pianoforte), Ludwig rende omaggio, con semplicità e schiettezza, alla giovinezza, alla fedeltà e all' amore con i suoi abbandoni e le sue nostalgie, le sue partenze e i suoi ritorni. Il suo tocco è tenue come le delicate tinte d'acquarello. Non è ancora il Ludwig appassionato e libero dell'Eroica che ripone in Napoleone ogni sua speranza, o quello della finezza delle modulazioni del Triplo Concerto e non è nemmeno il Beethoven della Quinta, nella quale il destino bussa alla porta e tutto sembra ormai compiuto, ma, forse, è il Ludwig già pronto per cantare la Gioia...
E.T.