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TARTUFO (o l’impostore)
03-08-2013: Compagnia Teatrale “La Bottega”

Si narra che una volta al tempo del Re Sole, il nobile Orgone (Renato Villalta), persona assai generosa ma anche molto ingenua, avesse accolto in casa sua un vecchio devoto e nobile d’animo (o meglio cosi pensava lui) di nome Tartufo (Rinaldo Lisotto)  Il pover’uomo si era talmente invaghito della  virtuosa condotta di questo gran signore  e del suo zelo nella  ricerca delle cose di Dio,  da promettergli la mano dell’amata figlia Marianna (Isabella Miorin - Marta Botter) la quale è perdutamente innamorata del giovane Valerio (Fabio Fiorellini Bernardis). Ben presto, però Tartufo mostra il suo vero volto  e davanti alla bellezza di Elmira, moglie di Orgone, lascia da parte i divini pensieri cedendo molto volentieri ai desideri della carne e cercando di conquistarla attraverso l’arte dell’adulazione di cui è davvero esperto. A quel punto la donna, decide di reagire alle insinuazioni del vecchio infame e  senza scrupoli con uno stratagemma alquanto ingegnoso: convince il marito a nascondersi sotto un tavolo e finge di cedere  alle viscide blandizie di Tartufo. Orgone è intenzionato a condannare una volta per tutte quell’impostore, ma egli ormai ha preso la ferma decisione di cacciare tutti di casa in virtù di una  donazione fattagli tempo prima  dal padrone di casa che lo rende proprietario di tutti i suoi beni. Ma ecco che mentre Orgone ha ormai perso la speranza di rientrare in possesso della sua proprietà, giunge in casa sua il signor Leale (Mauro Curioni), ufficiale giudiziario che arresta l’imbroglione spiegando ai presenti che quel malvagio prima di mandare in rovina il malcapitato si era macchiato di molti altri delitti sotto falso nome. Il falso credente viene dunque punito, il raggiro smascherato e i due giovani possono finalmente coronare il loro sogno d’amore mentre il nostro buon Orgone riassume con parole sue “il sugo di tutta la storia” per citare un espressione di manzoniana memoria: Oh, certo che l’abbiamo scampata proprio bella! Nonostante tutti gli anni che mi porto sulle spalle, non sono stato capace di capire che quel tizzone mi imbrogliava e mi faceva fare quello che voleva. La mia dabbenaggine ha messo a rischio la salute della mia famiglia, i suoi beni e la sua serenità. E persino la felicità delle mie figli e l’onore di mia moglie. Ma, per fortuna, tutto si è risolto nel migliore dei modi ed ora possiamo festeggiare per lo scampato pericolo. Eh, è proprio vero che non bisogna mai cedere agli eccessi, che si deve dare il giusto peso alle cose e alle persone, che è importante sentire il giudizio delle persone ma non lasciarsi influenzare da falsi pregiudizi. Mi sono fidato di un falso amico, rischiando di perdere ciò che di più caro avevo. Ma tant’è… non credo di essere il solo o l’ultimo… e ci sono cascato anch’io! Forza, ora, andiamo a festeggiare e speriamo solo che quanto ci è accaduto a qualcuno possa servire d’esempio. “Tartufo”, il capolavoro dell’ipocrisia scritto dal commediografo francese Jean Baptiste Pouquelin, detto  Molière, rappresentata per la prima volta nel 1664,  rivive venerdì 31 maggio 2013 alle ore 21.00 sul palcoscenico del Cinema C di Concordia Sagittaria in una  versione del tutto nuova presentata dalla Compagnia Teatrale La Bottega per la regia di Filippo Facca. Una prosa veloce, gradevole, incalzante e intessuta  di colpi di scena  nella quale vengono delineati con disarmante schiettezza e mordace ironia tutti i sentimenti e i vizi dell’uomo d’ogni epoca e cultura (in primis la brama di ricchezza e di potere)  e i personaggi sono studiati nelle loro peculiari caratteristiche  insieme alle musiche che accompagnano le loro entrate in scena (accuratamente selezionate da Fabio Fiorellini Bernardis) e ai costumi di Flavia Corbetta che hanno accompagnato la platea in un vero e proprio viaggio nella Parigi settecentesca. Il dinamismo della drammaturgia è stato reso ancora più vivo dal  rapido cambiamento di ruoli tra gli attori che hanno prestato i loro volti e le loro voci per interpretare ruoli diversi dando così maggior ritmo all’ intero impianto drammaturgico. Una pièce ricca di verve per una compagnia amatoriale molto affiatata che ha saputo trasmettere, ad un pubblico pieno d’entusiasmo,  la gioia,  il divertimento e la soddisfazione  che l’arte teatrale può e  sa dare anche a coloro i quali si dedicano a lei solo per passione.

Elena Toffoletto

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