Leggo spesso sui giornali notizie sui furti di fiori nei camposanti. Anni fa erano considerati peccatucci veniali, perché, in fondo, chi li commetteva spostava semplicemente il mazzetto da una tomba all’altra: non era certo un bel gesto, ma si poteva immaginare che l’autore fosse privo di mezzi, magari una vecchietta semirincoglionita…
Oggi però le cose sono cambiate: i fiori spariscono con maggiore frequenza, scompaiono anche i contenitori se fatti di preziosissimo rame o di raffinata ceramica. Insomma sembra che dietro ci sia un lucroso commercio. Ed allora la faccenda diventa molto più seria.
Un paio di ideuzze io ce le avrei, per stroncare questa esecrabile attività.
La prima: organizzarsi in tre, entrare nel cimitero ben camuffati con tonaca bianca e cappuccio a punta, infrattarsi dietro una tomba, abbrancare il ladro (o ladra) di fiori, infilargli un sacco in testa, calargli pantaloni e mutande e, dopo avergli accarezzato il culo con un mazzo di filo spinato arrugginito, pitturarglielo con del minio.
La seconda, valida però per il futuro di tutti noi: sottoscrivere la volontà di essere cremati, pretendendo che le ceneri vengano poi sparse nel Lèmene. Io ho già firmato. Amen.