L’incontro tra la Musica è il Teatro è fonte di molte sorprese. E, infatti, le sorprese non sono mancate con “Alice nel paese delle meraviglie” presentato, venerdì 26 maggio 2013 alle ore 18.00 presso il Teatro Russolo dagli allievi della Scuola di Musica e della Scuola di Teatro della Fondazione Musicale Santa Cecilia. Quest’anno lo spettacolo, come succede nelle opere liriche vere e proprie, si è aperto con un’ ouverture che ha visto protagonisti l’Ensemble d’Archi “Ministring” composto da quindici allievi e diretto dal M° Valentina Danelon, il Quartetto di Chitarre della classe del M° Luca Milanese e il Trio d’Arpe della classe del M° Nicoletta Sanzin. La piccola Alice entra in scena accompagnata dalle musiche di scena scritte dagli Allievi di Composizione del M° Battista Pradal ed eseguite dalla Miniband della Scuola di Musica della diretta da Silvia Migotto. Si siede lentamente sull’erba accanto al fiume e, con gli occhi sognanti, inizia a leggere un libro di favole senza figure e senza dialoghi. Prima di abbandonarsi alla stanchezza del torpore primaverile, vede un Coniglio Bianco spuntare dall’erba appena tagliata. "Povero me! Povero me! Sto facendo tardi" esclama guardando preoccupato il suo orologio. “Signor coniglio, dove va così di fretta?”- chiede Alice- e, spinta da una irrefrenabile curiosità, lo segue precipitando in un buio cunicolo, del quale stranamente riesce a distinguere le pareti, pieno di scaffali, piccoli quadri e vasetti di marmellata. Atterra dolcemente in una radura verde e rigogliosa ed alcuni fiori colorati la salutano allegramente: “Buongiorno! Per caso è un fiore anche lei? Non avevamo mai visto fiori simili! “No, io non sono un fiore, sono una bambina e mi chiamo Alice!” “Bene, Alice, allora sappi che in questo paese ognuno ha un suo compito e il tuo sarà quello di badare ai non ti scordar di me che si dimenticano di fiorire.” “Ma in che paese sono finita?” pensa Alice camminando di buon passo verso la casa del Cappellaio Matto. In cucina viene accolta da una tavola imbandita, e tre curiosi commensali: il padrone di casa, la lepre Marzolina e un Ghiro, intenti a prendere il tè. “Che cosa festeggiate?”- domanda la ragazzina sempre più stupita- “Festeggiamo il non compleanno! Qui da noi è sempre festa, fuorché il giorno del tuo compleanno!” “Che strano, io sapevo che il compleanno si festeggia una volta l’anno!” “Mia cara, qui il tempo si è fermato, vedi?”, le dice il Cappellaio con la dolce fermezza di un Maestro, “Quando studiavo musica, mi hanno insegnato a battere il tempo con le mani…” “Ma il tempo non vuole essere battuto ecco perché si è fermato!”.
Quello visitato da Alice è il Paese delle filastrocche, delle metafore, dei giochi di parole, del non senso e del paradosso che culmina in quel curioso processo alla Corte della Regina di Cuori nel quale la sentenza viene prima del verdetto e Alice viene chiamata a testimoniare. “Ma che cosa devo testimoniare io?” “Siete soltanto un mazzo di carte!” Subito la Regina minaccia di tagliarle la testa mentre le guardie la inseguono a perdifiato. Alla fine della sua corsa Alice scopre che il suo libro è ancora li accanto a lei, il fiume scorre calmo e tra le mani ha soltanto un mazzo di carte. Forse ha fatto un sogno lungo una favola?!… I personaggi che popolano il fantastico mondo di Alice rivivono sul palcoscenico del Russolo attraverso l’interpretazione dei piccoli attori della Scuola di Teatro i quali, sotto la guida di Alex Campagner che ha curato anche la regia e l’adattamento del testo del romanzo di Lewis Carroll, si sono cimentati in ben dodici ruoli diversi. “Ciò che qualifica l’esperienza di quest’anno rendendola nuova e originale rispetto a quella dello scorso anno”- afferma Mario Pagotto, direttore della Fondazione Musicale Santa Cecilia- “è la composizione delle musiche di scena da parte di tre allievi della Scuola di Composizione: Iacopo Caneva, Giacomo Chiarot e Fabio Nardo hanno potuto sviluppare la loro creatività musicale inventando brani adatti ad ogni tappa del cammino della protagonista.” Un felice connubio tra musica e teatro, applauditissimo dal pubblico in sala, che testimonia ancora una volta la straordinaria efficacia formativa di due arti antiche quanto l’uomo.
E. T.