Un bon caffettin de Venessia, siore e siori un bon caffettin de Venessia… Le luci non sono ancora spente in sala ma il pubblico è già immerso nell’atmosfera veneziana del Settecento e sta assaporando il caffè servito da Trappola (Attilio Sguerzi), il garzone della bottega. Ridolfo, il padrone, (Filippo Facca), giovane dal cuor gentile e generoso, gestisce con passione e dedizione il suo piccolo negozio situato in una piccola calle tra una casa da gioco e un barbiere. Sa perfettamente che preparare un caffè è una vera e propria arte e, per questo, cerca di soddisfare con dovizia le esigenze dei suoi clienti. La bottega di Ridolfo, infatti, è frequentata da moltissime persone appartenenti a tutti gli strati sociali (nobili, borghesi, popolani…) e a ciascuno il giovane riserva un posto d’onore. Una mattina, però giunge da Napoli Don Marzio (Giorgio Achino) un nobile altezzoso, prepotente, pettegolo e indiscreto sempre pronto a ficcare il naso negli affari altrui. Attorno a loro animano la vicenda Eugenio (Giulio Cesco), ricco mercante di stoffe dedito al gioco e alle donne, Pandolfo (Stefano Scaringi), un losco figuro, imbroglione ed usuraio che gestisce la casa da gioco rivelandosi, con i suoi inganni e le sue facezie, perfetto alleato di Don Marzio, Vittoria (Isabella Bucciol), donna onesta e ricca di virtù nonché moglie di Eugenio, e Flaminio (Alessandro Gelsomini) che, sotto la falsa identità del Conte Leandro, vive o meglio sopravvive con le vincite al gioco cercando di mantenere Lisaura (Caterina Lazzarin), una “ballerina” perdutamente innamorata di lui e convinta di essere da lui ricambiata. Infine, da Torino, giunge Placida (Angela Perissinotto), legittima moglie di Flaminio, donna nobile d’animo abbandonata dal marito molto tempo prima, che, dal canto suo, non ha mai perso la speranza di ricongiungersi con l’uomo che ama. La vicenda si dipana tra due poli opposti: la maldicenza di Don Marzio e le mediazioni positive di Ridolfo e delle donne che, con il loro ingegno, riescono a gestire tutto al meglio. Non possono mancare l’usura e gli amori traditi. Venerdì 19 aprile 2013, nell’ambito della rassegna di compagnie locali Il Porto del Teatro, la Compagnia Teatrale La Bottega di Concordia Sagittaria, nata nel 1983 dalla vivace realtà oratoriale della parrocchia Beata Maria Vergine Regina di Portogruaro, ha presentato, con espressività e padronanza scenica, per la regia di Filippo Facca, una delle più brevi commedie di Carlo Goldoni: “La bottega del caffè”. Una prosa brillante dal ritmo vivace ed incalzante, nella quale l’Autore delinea, con tratti leggeri, divertenti ed efficaci, i contorni dei suoi personaggi proprio come fa un pittore con i suoi quadri. Una commedia del carattere dove i sentimenti, i vizi e le virtù umani vengono messi in scena con limpida chiarezza e assoluta verità in una scenografia semplice ed essenziale. “Null’altro che un quadro, del mio tempo e della mia cara Venezia, vuol esser questa mia nuova commedia d’ambiente, ma non son pittore e come pennello non ho che le mie parole e come colori le mie idee. Sulla tela leggera di una piazza, ho tracciato la trama più piccina che io abbia mai scritta.” Così scriveva Carlo Goldoni nell’introduzione alla prima stesura dell’opera nel 1736 e, tra gli applausi del pubblico, uno spettatore attento non può ripensare alle stupende vedute da cartolina dipinte da Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il Canaletto, tra il 1723 e il 1730.
E.T.