Tanto tanto tempo fa, nel sistema solare, gravitavano due pianeti: Marte e Venere. Il primo era abitato dagli uomini che parlavano per ideare costruire progetti, il secondo dalle donne che parlavano, parlavano ma tanto per parlare. Non ci volle molto perché gli uomini, nel corso dei loro numerosi studi, notassero quella stella più luminosa delle altre e decidessero di esplorarla. Costruirono una navicella ipertecnologica e, in men che non si dica, volarono su Venere. Le venusiane, impaurite, li aspettavano schierate come soldati di un esercito Dopo una prima conoscenza reciproca, gli uomini compresero di vivere armoniosamente accanto alle loro donne e pensarono di portarle con loro sul pianeta rosso. Per un guasto meccanico, però furono costretti ad atterrare sul pianeta Terra e, da quel momento, si scordarono di essere diversi… Il sipario non è ancora aperto, ma, il Teatro Russolo, è già gremito di ragazzi, giovani, fidanzati e fidanzate, mogli e mariti, adulti e anziani tutti accorsi per assistere all’esilarante lectio magistralis tenuta da uno dei più noti comici di Zelig, Paolo Migone, che, con i capelli ricci, più scompigliati di sempre, il camice bianco, l’inconfondibile occhio nero e quella sua aria curiosa e accattivante a metà tra Einstein e lo Scienziato Pazzo, prova a cercare una soluzione al teorema che si era posto fin dai lontani tempi della Creazione: il senso della differenza tra uomo e donna. Sul palco una cattedra che sembra messa li apposta per dare a quell’inedito docente di psicologia la giusta autorità. Sul fondo della scena una lavagna luminosa sulla quale vengono proiettate le sue riflessioni riassunte in semplici parole, che piombano dallo spazio siderale come il rombo di un meteorite, trasformando i suoi racconti in pillole d’esperienza quotidiana. Dopo un’intensa giornata di lavoro il marito, piomba sul divano senza dire una parola. La moglie è al telefono con un amica e il tenore della discussione è, ovviamente, di altissimo livello: Che cosa hai mangiato oggi? Come stanno i tuoi figli? Il marito ascolta sconsolato il complicatissimo intreccio del romanzo telefonico, pensando all’ormai ineluttabile aumento della bolletta. Questo è facilmente comprensibile se si considera il fatto che l’uomo è PRATICO e RAZIONALE mentre la donna è SENSIBILE ed EMOTIVA con il suo esasperato e forse esagerato bisogno di dimorare all’interno delle relazioni personali. Ricorda perfettamente ogni cosa, la donna, la sua memoria non ha nulla da invidiare a quella di un computer ricco di files e cartelle. La memoria maschile invece è come una rete a maglie larghe. Gli uomini, infatti, sono famosi per la loro facilità a dimenticare (cosa gravissima, questa, soprattutto se la dimenticanza riguarda la data dell’anniversario di matrimonio o, peggio, quella del compleanno delle sventurate compagne. La MONOFUNZIONALITA’ del rappresentante del genere maschile, poi, si può riscontrare soprattutto in cucina quando, in modo piuttosto impacciato, controlla, fino all’esasperazione, la pentola della pasta fino a che l’acqua non bolle. La discendente di Eva, invece, è POLIFUNZIONALE, ovvero, riesce a fare un sacco di cose con il rischio che l’acqua evapori provocando una fissione nucleare ai fornelli. Anche trovare l’abito giusto per le grandi occasioni, può diventare una vera impresa: se l’uomo ha le solite quattro camice, la donna apre il suo enorme armadio “delle quindici stagioni” e, dopo aver contemplato la vastità dei capi d’abbigliamento e delle calzature, si chiede angosciata: “Che cosa mi metto?” Un consiglio pratico riguardante le incomprensioni di coppia: Cari epigoni di Adamo, qualora vedeste le vostre donne silenziose e scure in volto, ponete molta attenzione poiché è prevedibile lo scoppio di una vera e propria Guerra dei Roses: i segni sono inequivocabili: la donna vi terrà il broncio per una settimana e quando finalmente le chiederete, con il vostro solito timbro monocorde, “Che cos’hai?”, un boato farà tremare i vetri di casa vostra: “Niente!” (sottinteso: in questa casa devo fare tutto io perché nessuno mi aiuta!”) Eh si, cari amici del progenitore dell’umanità, le vostre donne sono come un GIARDINO fiorito da curare con pazienza e dedizione, perciò non abbiate paura di imbarcarvi con loro sul surf della Provvidenza! Questo è l’unico modo per far rispuntare l’arcobaleno dell’ascolto schivando lo tsunami della rabbia. E voi, madri di tutti gli uomini, quando vedete i vostri compagni preoccupati, non interrogateli ad ogni costo, ma lasciate che si rinchiudano nella solitudine della loro grotta interiore per poter risolvere da soli i loro problemi, e quando usciranno dal buio e dal silenzio accoglieteli soltanto con un sereno: “Tesoro, va tutto bene?” Il best sellers dello psicologo americano John Gray, dal titolo: Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere, rivive nella comicità, spontanea, raffinata e senza artifizi del comico milanese. Un modo di far ridere e far sorridere che si rivela perfettamente adatto ad un pubblico che ha saputo apprezzare lo spettacolo con viva e pura complicità immedesimandosi nelle situazioni raccontate e ripensando, forse, a quell’antico racconto ebraico che si conclude pressappoco così: “Dio disse all’uomo: Non ho fatto nascere la donna dai tuoi piedi perché non fosse inferiore a te, non l’ho fatta nascere dalla tua testa perché non ti fosse superiore, l’ho modellata dal tuo fianco perché fosse semplicemente tua compagna”.
E.T.