“Cari ragazzi, ogni volta che ci ripariamo sotto un ombrello o accendiamo un fiammifero stiamo utilizzando un’invenzione cinese. Molte invenzioni hanno ideato i cinesi prima di noi. Marco Polo visitò quella terre e la sua avventura è stata scritta nella storia che ora vi racconto. Siete pronti? Partiamo!!!” È un caldo pomeriggio del 1271 a Venezia. Tutto è ormai pronto. Marco ha una missione speciale da compiere affidatagli dal doge della Serenissima: Portare al Gran Khan, Imperatore della Cina, l’olio della lampada che illumina il Santo Sepolcro come suggello della solidale amicizia tra la città che si affaccia sul canal Grande e l’affascinante terra d’Oriente. Una moltitudine di persone agitate e affaccendate come formiche, accoglie Marco e i suoi marinai al loro arrivo al porto. Venditori di stoffe e oli profumati illustrano ai visitatori le virtù dei loro prodotti e il giovane esploratore diciassettenne osserva accoglie ed annota tutto ciò che vede e ascolta con straordinaria meticolosità e precisione. Sono soprattutto le favole e i miti che il popolo conosce a memoria e tramanda di generazione in generazione ad appassionarlo di più. Ad esempio la storia del Califfo di Baghdad, quella città sperduta tra le dune del deserto governata da un imperatore arabo avido di ricchezza che fu costretto dal Gran Khan a morire cibandosi solo del suo oro, oppure quella di quei tre sovrani che si incamminano sotto la guida di una stella per portare oro incenso e mirra ad un Bimbo appena nato a Betlemme di Giudea e ricevono in cambio uno scrigno con una sfera simbolo dell’unione di tutti i popoli nel mondo sotto un’unica Fede. Una drammaturgia piena di colori e ritmo rappresentata con l’ausilio di pochi e semplici oggetti di uso quotidiano scatoloni che divengono le armature dei guerrieri di Gengis Khan, oppure i mattoni che compongono le mura della sontuosissima dimora dove egli vive con le sue venticinque mogli e i suoi undici figli e alcuni teli colorati che diventano, come per incanto, onde del mare o abiti principeschi Il resto è affidato ad efficacissimi giochi di luce, a musiche conosciute come il Guglielmo Tell di Rossini e ad un’ azione scenica impostata sulla danza, sul gesto e sulla mimica dei tre bravissimi attori che hanno dato prova di saper interagire in modo ottimale con i piccoli spettatori in sala fino a portarli sulla scena per coinvolgerli ancor più attivamente in quella magia senza fine che è il teatro. La lettura animata, infine, scandisce le tappe fondamentali della vicenda aprendo, attraverso la narrazione, gli sconfinati orizzonti dell’universo infantile. Uno spettacolo fortemente innovativo che dimostra ancora una volta come per fare teatro siano indispensabili una grande competenza drammaturgica, ma anche una forte capacità creativa unita ad una voglia sempre nuova di crescere e far crescere che trova spazio in quello strano balletto a conclusione dello spettacolo, nel quale gli artisti, salutati dagli applausi di bambini e genitori davvero entusiasti, portano in platea, un enorme drago di gomma piuma segno della duratura alleanza tra Oriente e Occidente.
E. T.