“12 Ottobre 1492: Terraaa!!!
Finalmente, dopo mesi di navigazione, il marinaio di vedetta emette quel sospirato grido. Eravamo giunti nelle Indie pieni di sogni, curiosità e speranze alla scoperta di quello che in terra spagnola chiamiamo il Nuovo Mondo. E non poteva essere chiamata in altro modo da noi europei questa terra immensa e lussureggiante piena di foreste e laghi. Lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli proveniva da ogni dove e la sera la mia mente e quella dei miei compagni venivano rapite dagli antichi e misteriosi suoni delle danze dei popoli nativi.” Forse Cristoforo Colombo avrà scritto proprio così nel diario di bordo al suo arrivo in quella che noi oggi chiamiamo America. Parole piene di emozioni e sensazioni le sue, come schizzi colorati annotati in fretta su un foglio di carta. Le stesse macchie di colore sono state evocate dalle note della Sinfonia n° 9 in mi minore, op. ‘95 meglio conosciuta come Sinfonia Dal Nuovo Mondo composta nel 1893 a New York dal compositore praghese Antonin Dvorak ed eseguita dall’Orchestra Sinfonica dell’ Accademia Musicale Nanonis di Pordenone diretta dal M° Davide Pitis, presso il maestoso ed imponente duomo di Gemona che, con le sue colonne altissime ed inclinate, ha accolto un numeroso pubblico in occasione della Festa di Santo Stefano. Quella scritta da Dvorak è una sinfonia potente, solenne appassionata, vigorosa ma anche tenera e malinconica. Nei suoi quattro movimenti, infatti, si fondono canti degli indiani d’America, melodie popolari americane, danze slave e patrimonio folkloristico ceco in un tripudio di archi, flauti, corni e percussioni. Nella seconda parte del concerto è stata dedicata alla Lauda per la Natività del Signore, attribuita ad un frate francescano del Trecento: Iacopone da Todi e musicata per solisti coro e orchestra da Ottorino Respighi nel 1930. Il testo descrive, con semplicità e poesia, la gioia dei pastori dopo aver appreso la notizia della nascita del Salvatore concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di una piccola donna d’Israele, di nome Maria e nato in una piccola grotta a Betlemme di Giudea. La giovane accoglie con gioia e trepidazione l’evento che cambierà per sempre le sorti della storia umana e dice di sentire un “gaudio nuovo” e di essere “tutta renovata en fervore”. L’esecuzione ha visto protagonisti tre solisti accompagnati un ensemble corale diretto dal M° Davide Pitis e composto da diverse realtà della zona: il Coro Glemonensis di Gemona del Friuli, il Coro Zoltàn Kodàli di Pasian di Prato, il Coro femminile San Giacomo di Pasian di Prato, il Coro femminile Ancelle di Erato, di Travesio e il Coro della Fondazione Musicale Santa Cecilia di Portogruaro. Può sembrare ardito accostare una Sinfonia dell’Ottocento ad un opera letteraria del Trecento, ma, da questo parallelismo alquanto inusuale, emerge un messaggio molto chiaro: Anche noi, uomini del Nuovo Mondo sospeso tra modernità e contemporaneità, siamo chiamati ad inchinarci di fronte al mistero di quel Bambino, nato per “fare nuovo il mondo e le cose”.
Elena Toffoletto