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IL NATALE DI NATALINO
15-12-2012: Con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Teatro e di Musica della Fondazione Musicale Santa Cecilia

La gioia e il calore di quel pomeriggio si respirano già quando in sala le luci sono ancora accese mentre bambini, genitori, parenti e amici si accomodano sulle poltrone rosse, occupando tutti i posti, per dare il benvenuto alla festa più attesa dell’anno. Ma quando cala il buio la bocca si chiude, gli occhi e le orecchie si aprono,  il cuore resta  in ascolto. Sul palco un albero di Natale, simbolo di fecondità, ricco di doni con il suo vestito di luci e colori. Una luce rossa illumina i giovanissimi componenti della Miniband della Fondazione Musicale Santa Cecilia diretti dal M° Silvia Migotto.  Bastano le prime note di White Christmas (Bianco Natale) per infondere nel pubblico la magica atmosfera del Natale. “Cari bambini, dovete sapere che, una volta, in una casa tirolese con il tetto bianco di neve,  viveva un bambino vivace e birichino di nome Natalino” (Alex Campagner). Ogni anno,  Natalino attende il Natale con trepidazione e vorrebbe che il tempo scorresse velocissimo per giungere, finalmente, a quel giorno pieno di sorprese. Una notte, dopo aver finito di addobbare la sua cameretta, si addormenta stanco e pieno di emozione. Appena chiude gli occhi, Babushka, (Enrico Vanzella) quella vecchietta piena di saggezza e di esperienza che tutti conoscono come la Befana, a ritmo di un conto alla rovescia scandito dal pubblico,  spalanca l’universo del sogno e, insieme al pubblico, lo accompagna, a bordo della sua motoscopa (rigorosamente di saggina), in un lungo e avventuroso  viaggio alla scoperta delle antiche e sconosciute tradizioni natalizie del mondo. E così scopriamo che Babbo Natale, quell’anziano signore dalla  lunga barba bianca che ogni anno si affanna  per consegnare con puntualità i doni ai bambini,  viene dalla lontana di Turchia e porta il nome di Nicola. Era un nobile principe che un pomeriggio, durante la sua passeggiata quotidiana, incontra una famiglia numerosa che non ha di che sfamarsi. Rientrato a palazzo pensa a come  avrebbe potuto far felici i piccoli di quella famiglia e subito gli viene un’idea molto originale e ricca di fantasia: costruire giocattoli per bambini e portarli in giro per il mondo. Ecco che Nicola diviene il Babbo Natale che fuma come un turco beve thè e mangia cus-cus.  Nel corso del suo viaggio San Nicola vola anche in Italia e precisamente in Puglia, la famosa terra dei trulli, baciata da un cielo terso ed azzurro e, con l’aiuto dei suoi assistenti (gli allievi della Scuola di Teatro della Fondazione Musicale Santa Cecilia),  prepara un piatto di orecchiette con i fiocchi seguendo una ricetta pugliese tramandata di generazione in generazione con quel dialetto incomprensibile ma divertente e tirando la pasta a ritmo di una giocosa filastrocca. Dopo aver regalato alla Befana un mattarello, Babbo Natale giunge in Scandinavia, dove, come la leggenda vuole, le strenne vengono trasportate a bordo di una slitta super-accessoriata trainata dalle fedeli renne. Ed eccoci dunque in Germania dove si trova la più grande fabbrica del giocattolo della Terra e alcuni piccoli gnomi dagli abiti variopinti lavorano notte e giorno con creatività ed efficienza per non restare indietro nella tabella di marcia. Per  Babbo Natale, che in Germania tutti chiamano Santa Klaus, infatti, non esistono vacanze di alcun tipo. Pensate che è talmente preciso, metodico e meticoloso che ha sempre con sé una piccola agenda dove annota tutti i regali da preparare e, per portare a termine questo arduo compito nel migliore dei modi, si serve del prezioso aiuto di un suo collaboratore, il quale anche se un po’smemorato, è comunque sempre solerte e paziente.  Che dire poi del Babbo Natale Americano che gioca a baseball, beve coca-cola e non riesce proprio a resistere ad un bell’hamburger caldo e fumante? Meglio forse tornare alle nostre sane abitudini e al Babbo Natale vestito di rosso e comunemente conosciuto che dona alla Befana qualcosa di davvero misterioso che si svelerà in tutta la sua bellezza solo il giorno di Natale. Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio e, mentre aspetta il risveglio di Natalino, Babushka racconta al pubblico la sua storia.  Viveva in una piccola casa vicino alla grotta di Betlemme. Venuto il tempo della nascita di Gesù, accorre per rendergli omaggio. Ma ormai è troppo tardi e Gesù se n’è già andato. Da quel momento la Befana viaggia portando doni ad ogni bambino e vedendo in ogni volto quello del Figlio di Dio. Uno spettacolo leggero e gradevole basato sull’interazione tra musica e teatro, caratterizzato da un’azione scenica semplice, ma  vivace e dinamica resa ancora più attiva dalla costante  interattività tra gli spettatori e gli attori che hanno saputo coinvolgere la platea in un modo davvero unico e assolutamente pedagogico. Meritano un’attenzione particolare i piccoli allievi della Scuola di Teatro della Fondazione Musicale Santa Cecilia (guidati da Alex Campagner, il regista dello spettacolo) i quali  hanno potuto gustare i frutti del loro percorso formativo iniziato a settembre e gli allievi della Miniband della Fondazione Musicale Santa Cecilia che hanno allietato il pubblico attraverso un excursus tra i brani natalizi più noti da  Jingle Bells alla famosa Ballade di Eugene Bozza, passando per il jingle del cartone animato Tom e Jerry, in corrispondenza dei cambi di scena, per concludere con l’esplosiva  I Got Rhythm di George Gershwin.  Lo spettacolo, accolto con vero entusiasmo dal pubblico, ha offerto un’ottima opportunità per comprendere il valore profondo del Natale, gettando nuova luce su antichi miti e trascorrendo una giornata in allegria con le persone più care.

Elena Toffoletto

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