Mamme, papà, bambini, nonni e zii. Ci sono davvero tutti ed attendono con ansia l’apertura del sipario per l’inizio del primo spettacolo della stagione teatrale proposta quest’anno dal Teatro Russolo. La sala gremita dimostra ancora una volta come la fiaba sia un’ ottima opportunità per avvicinare al teatro i piccoli spettatori accompagnati dai loro genitori ed amici. Forse perché per reinventar una fiaba basta davvero poco cinque attori, un palcoscenico, poche luci soffuse e un libro. Ecco che una domenica pomeriggio, quattro amici, Filomena, Enrico, Enzo e Rosa, decidono di lasciare il freddo inverno fuori dalla finestra e, iniziano a raccontare, in modo del tutto nuovo, una favola universalmente conosciuta, la Bella Addormentata. Dopo un paio d’allegri giochi e un rapido scambio di efficaci battute, gli amici, con agili acrobazie, scompongono un pannello che sembra raffigurare un paesaggio notturno di Vincent Van Gogh. È quello il confine, il sottile confine che segna e disegna il mondo della fantasia nel quale il pubblico è invitato ad entrare silenziosamente e con discrezione. Rosa è ormai nota agli amici per la sua fervida immaginazione e la capacità di sognare ad occhi aperti ed ecco che quel pomeriggio, come per magia, è proprio lei a vestire i panni di Rosaspina, la protagonista della fiaba dei fratelli Grimm. Dietro il pannello ormai scomposto, tra le lenzuola, di un letto sfatto, scherza con la rana che aveva predetto la sua nascita. Poi, ad un tratto, si fa buio in tutta la sala e la fanciulla, avvolta in un telo azzurro, invoca le stelle amiche dei naviganti, custodi dei sogni e di quella nascita lungamente attesa e desiderata. “Stelle aiutatemi, sto nascendooo!” La sua infanzia trascorre serena sotto l’amorevole sguardo dei genitori fino al giorno in cui, a quindici anni, spinta dalla sua irrefrenabile curiosità e dalla voglia di esplorare e conoscere il mondo, sale nella soffitta del castello e incontra una vecchina che fila la lana. La minacciosa ombra del fuso si proietta sulla parete di fondo della scena. Rosaspina chiede con innocenza: “Posso toccare?” “Sei sicura?” ribatte la vecchina con quel suo tono misterioso. Le parole antiche si compiono e Rosaspina cade in un profondo sonno per cento lune. Un vecchio albero saggio, dal tronco nodoso, compagno di segreti e confidenze, veglia su di lei e con lui tutti i personaggi con canti, balli giochi e ninnenanne figlie di una lingua sepolta dentro di noi che, nelle favole, riemerge in maniera del tutto inattesa e, per questo, meravigliosa…. Una voce fuori campo la ridesta soavemente mentre in sala è ancora buio. “Rosaspina sei pronta? Sono passate cento lune, sta arrivando il principe!” La fanciulla si alza, sale sulla testiera del letto, apre le braccia respirando l’aria che entra dalla finestra del castello e inizia quella danza sul filo del sogno, sotto lo sguardo delle stelle, spogliandosi del suo abito blu per indossarne uno di velluto verde dai profili dorati che simboleggia quel delicato ma necessario passaggio dall’infanzia all’età adulta che tutti i bambini, presto o tardi, devono compiere. Il principe giunge in scena, come in una visione, coperto dal suo mantello e la bacia, per poi scomparire subito dietro un lenzuolo bianco. Un attimo dopo l’incantesimo si spezza, le luci si riaccendono e Rosa scende da quel letto dove tutto ha avuto inizio per raccontare agli amici stupiti il suo lungo sogno. ”Sapete”,- esclama piena di stupore- “mentre narravate la fiaba ho proprio immaginato di essere io La Bella Addormentata! Una favola semplice, ma sempre originale, una scenografia essenziale, ma curata, dove tutto o quasi tutto è lasciato all’immaginazione dei piccoli spettatori, musiche coinvolgenti dominate dal timbro sonoro della chitarra e costruite sui vivaci ritmi delle tarantelle e una modalità di recitazione molto efficace, quella della lettura animata, nella quale le battute della protagonista divengono parte integrante della narrazione. Il risultato è quello di uno spettacolo davvero innovativo che ha divertito, coinvolto e commosso l’intera platea.
Elena Toffoletto