“In questa casa devo sempre fare tutto io!... , la spesa, il pranzo, la cena, il bucato e Marta di qua e Marta di là, Marta di su e Marta di giù! E Lazzaro? Sapete che fa mio fratello Lazzaro? Da quando gli è successa quella roba li, da quando ha sentito la voce del Maestro che gli ha detto: Lazzaro, vieni fuori!... Lui è uscito dal sepolcro e ha deciso che, da quel momento, avrebbe continuato a vivere all’aperto senza fare assolutamente nulla! Adesso la sua casa sono diventati i panni stirati e stesi ogni mattina fuori di casa da me e io devo anche passargli il cibo dalla finestra perché non è neanche in grado di entrare in casa e servirsi da solo! Non avete neanche idea di quante volte io abbia provato a fargli ripetere la solita sequenza: Lazzaro, guarda, non è difficile!... ti alzi, cammini verso casa mano nella mano con me, entri in casa, chiudi la porta e ti riposi …. ! Niente da fare! È più forte di lui! Non vuole entrare in casa neanche morto, o meglio, neanche Risorto! Ogni luogo chiuso gli ricorda quei quattro lunghi e interminabili giorni nella tomba e, al sol ripensarci soffre terribilmente di claustrofobia. Vive fuori e cosa fa? Che cosa fa? Suona! Lui suona! Eh si perché … bisogna stare allegri, mi dice! Bello, no?!! E così sono io a mandare avanti la baracca! E Maria? Ah si, Maria! Non c’è mai quella li! Lei canta! Avete capito?!! Pensate che, una sera, è tornata a casa con il volto e i capelli grondanti di pioggia. Maria, che cosa è successo? Lei continuava a piangere e a ridere insieme e diceva: Chi sono io, Marta? Chi sono io? L’ho messa a letto con una fatica, ma con una fatica incredibile! Poi, verso le tre di notte è uscita, cieca, sorda, muta senza ascoltare né vedere nessuno. Ricordo soltanto che aveva con sé una bottiglietta di profumo. Mi ha detto poi di essere andata a lavare i piedi al Maestro in casa di Simone con un pianto che si fa solo davanti a Dio. Mentre tutti i commensali gli intimavano di ignorarla, Gesù si avvicina la accarezza e le dice: Ti sono perdonati i tuoi molti peccati, perché hai molto amato. Perdonati, dico, perdonati! E poi, rivolto a Simone: Vedi, Simone, chi perdona poco ama poco. Gliel’ha messa in quel posto a quei farisei bastardi! Nessuno aveva mai cercato di mettere ordine nella vita disordinata di mia sorella … Ci voleva Cristo, ci voleva!!” Con una drammaturgia dallo stile fresco, spontaneo e originale, Marta Martinelli (diplomata alla Scuola di Teatro Internazionale di Milano) e Carlo Pastori (che è stato presente al Teatro Russolo con lo spettacolo sull’educazione, dal titolo “Va che non è mica facile!”) raccontano, interagendo con un pubblico attivo ed interessato, la straordinaria vicenda di Lazzaro prendendo spunto dalla narrazione evangelica. Marta è una ragazza di Betania affettuosa e sollecita nella cura dei suoi due fratelli anche se spesso si lamenta in quanto le faccende di casa toccano tutte a lei. Sa quanto sia dura la vita sulla terra ma loda e ringrazia attraverso il suo operoso servizio. Conosce il nome di tutte le galline allevate in casa e ogni sera le prepara insieme all’immancabile macedonia. Maria continua a cantare e, con la tenerezza della sua voce lontana, ringrazia per la sua vita ritrovata. Lazzaro, dal canto suo, vive en plein air vicino alla casa di Marta e non ne vuole proprio sapere di rientrare in casa. Suona e gioisce di essere vivo dopo aver visto in faccia la morte per quattro giorni. Ancora incredula e stupita, Marta gli chiede: “Lazzaro, ma quando ti è successa quella roba lì, che cosa hai provato?”Il racconto si manifesta come una vera rivelazione: “Marta, è molto difficile da spiegare! Ero appena morto eppure continuavo a sentire, anche se in modo indistinto le voci del corteo funebre. Mamma mia quanto è stato lungo, non finiva più! Mi avete accompagnato al sepolcro tra le lacrime, avete fatto rotolare una pesante pietra per chiuderlo e poi.. più nulla! Non c’era più niente attorno a me, solo le mosche mangiavano il mio corpo già deturpato dalla malattia. Ma io c’ero! C’ero! Avrei voluto gridare e dire: Sono qui dentro! Ma non usciva alcun suono dalla mia bocca avrei voluto muovermi ma le forze mi avevano abbandonato da un pezzo. Solo Gesù è riuscito a dirmi: Lazzaro, vieni fuori! Sai, la morte ti avviluppa ti priva di ogni energia impedendoti di pensare. Ecco che, per quattro giorni era come se fossi tornato bambino nel ventre di mia madre. E, poi, quel fatidico giorno, dopo che Gesù aveva pronunciato con forza e fermezza quella frase, è stato, per me, come rinascere una seconda volta. In quel momento hanno cominciato a riaffiorare alla mia mente i profumi e gli odori della mia terra, ho iniziato a riconoscere tutto ed è in questo Tutto della Creazione che voglio sentirmi ancora immerso per tutti i giorni della mia vita! Ecco perché, cara Marta, sorella mia, ho deciso di vivere all’aperto! Alla fine del racconto gli occhi di Marta si illuminano: “Lazzaro, stasera il Maestro viene a cena con i suoi!...” “Marta, il Maestro non è più con noi…” Lazzaro, ricordi quando Gesù diceva: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”, vero? “Certo che me lo ricordo!” “Allora come fai a non capire? Lui è Risorto come te! Sarà con noi per sempre, dunque anche stasera, vieni con me! Rientriamo in casa! “Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? Torno a casa con te!”. Con delicata ironia e un tocco di drammaticità, Marta Martinelli e Carlo Pastori hanno ricordato a tutti noi e ai terremotati dell’Emilia, poiché la tournée dello spettacolo ha recentemente interessato quei paesi, che la vita è il dono più bello e prezioso che abbiamo!
Elena Toffoletto