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Annotazioni
La biblioteca civica cambia nome e sarà intitolata “Vespasiano”
31-05-2012: Per motivi di trasparenza

La disposizione logistica dei dipendenti è sempre stata un problema impellente prima per i podestà, quindi per i sindaci. Beati i primi: nel Trecento la loggia centrale del Municipio, gotico con merlature ghibelline, era sufficiente per reggitori e dipendenti. Nel Quattrocento si aggiunsero due ali. Poi la stasi. Nel 1947 l’intervento fu massiccio: si raddoppiò la volumetria del Municipio, costruendo sul brolo del retro, davanti all’antica pescheria, poco dopo distrutta, non dai vandali. E la severissima sovrintendenza?
Anni ’60 circa si recuperò la sala, oggi delle Colonne, sfrattando il custode. Negli anni ’70 invece l’enorme abbuffata. Nel 1973 il Comune acquista, a prezzo irrisorio, Villa Marzotto, con una serie di lussuose dependance e un prato alberato di circa tre mila metri quadrati. Scopo ufficializzato con apposita deliberazione, farne un grande centro culturale a livello di Nord Est, comprendente anche appropriato locale per la Biblioteca civica e tanti altri servizi. Una finalità era pure quella di dotare il paese di una struttura (centro locale aperto ai vari aspetti dell’arte) che a livello mandamentale avrebbe conferito a Portogruaro un’effettiva centralità rispetto agli altri dieci comuni, tentata con altri mezzi, compreso il Consorzio dei Comuni del Veneto Orientale), senza consistenti risultati.

Subentrò un’altra Giunta e il 90 per cento degli uffici comunali occuparono i saloni rinascimentali di Villa Marzotto, le dependance, spazi signorili per associazioni, Covenor, Polizia forestale, trattoria bar, saloni per riunioni della Confartigianato, e una serie di manufatti per il servizio di trasporto Atvo spa. Bastava chiedere. La corsa affannosa in Villa Marzotto per accaparrarsi i migliori saloni fu seguita come nel West si assisteva alla gara dei coloni, con i mezzi di locomozione più vari, dal cavallo, al calesse, dai carri pesanti, alle prime motociclette, per impadronirsi dei migliori appezzamenti che lo Stato cedeva gratuitamente. Non ci furono incidenti di rilievo grazie anche alla massiccia presenza di vigili urbani, rafforzati per l’occasione dai colleghi dei comuni vicini. E i dipendenti spaziarono “ad abundantiam”e sicuramente l’ambiente signorile guadagnato dette loro una parvenza di elevazione anche di stato sociale: “Lavoro in Villa: le maniglie del bagno sono d’ argento”.

“Quieta non movere”: perfettamente sistemati i dipendenti, le Giunte seguenti si guardarono bene dall’ipotizzare una diversa collocazione per i loro impiegati, visto che la questione uffici, si era assestata da sola con il passare del tempo; sarebbe stato inopportuno e forse pericoloso riprendere in esame il problema.
Non sono riuscito a scoprire chi movesse le acque per la Biblioteca Civica, una cenerentola rimasta tale dal 1980. La fantastica Villa era tutta occupata, ma alla fine un dipendente inopportuno segnalò un buio corridoio che non aveva, per la sua nefandezza, trovato alcun “acquirente”. E nacque la “Biblioteca Civica Bettoni”. Preferisco non descriverla; è un “coso” dove dipendenti preparati e per bene si muovono a fatica perché gli spazi sono inverecondi, inadatti, insufficienti, probabilmente neppure a norma; quattro cinque richiedenti di prestito costituiscono quasi una “folla”. Nell’anno in corso il direttore della “civica” in occasione di un incontro con amministratori e colleghi per un saluto prima di iniziare il pensionamento, ebbe l’impudenza di dichiarare, davanti al sindaco, di essere soddisfatto di andare in pensione perché la così detta “civica Bettoni”, inaugurata nel 1980 aveva conservato lo stesso aspetto e la stessa volumetria di un volgare “cesso”. Per evitare che questa parola plebea entri nell’uso comune, pur rispettando l’esigenza moderna di “trasparenza” si sta proponendo appunto di intitolare “Vespasiano” la biblioteca comunale, evitando così la volgarità del primo nome “cesso”, ma nel contempo mantenendole il significato sostanziale con il termine storico e ragguardevole: Vespasiano.

Due anni fa il nuovo assessore alla Cultura, deciso a risolvere un problema che faceva a pugni con la tanta sbandierata “cultura” di cui Portogruaro sarebbe lo storico portabandiera, convinse la Giunta che la nuova sede potesse essere il centrale palazzo Altan-Venanzio il più ragguardevole della città assieme a Villa Marzotto.Fu fatto anche un costoso studio di “fattibità”, perfettamente riuscito. Posizione centralissima, vicino a centri culturali come il Museo, il Vescovado, il Marconi. Locali a iosa, celle carcerarie restaurate negli anni ’80 disponibili per una sede definitiva per collocare i derelitti resti del prezioso archivio comunale, da tanti volgarmente saccheggiato.

Marcia indietro: il Tribunale rimane solo per il momento nell’attuale sede in attesa che si liberi Villa Martinelli. Poi si ribadisce il Tribunale in Palazzo Venzanzio e la Biblioteca con archivi in Villa Martinelli, di proprietà comunale. Villa Martinelli, che attualmente ospita otto classi gestite dalla Provincia, sarà disponibile per la Biblioteca solo quando la Provincia troverà il modo di ospitare diversamente (dove e quando?) le otto aule, liberando così Villa Marinelli.
In questa invereconda telenovela che la Comunità ha saputo casualmente con qualche scampolo di notizia giornalistica data come ipotesi e da veline burocratiche e sibilline, si inserisce all’ultimo momento la notizia, questa sì purtroppo con molti fondamenti, che il Tribunale di Portogruaro sarà aggregato a quello di San Donà, per cui la Civica Biblioteca “Vespasiano” alias Civica Bettoni, potrebbe disporre di nuovo di Palazzo Altan e anche di Villa Martinelli. Che giostra?! Da sprovveduti giocolieri che hanno perso il filo del gioco truccato.

Cari amici cittadini, specie quelli che amano la cultura e che sanno o dovrebbero sapere che una Biblioteca Comunale, dopo la Chiesa, dovrebbe essere – qualche volta assieme al Comune – l’istituzione più importante e motore di democrazia in un grosso paese come Portogruaro che non si decide a diventare città, come ai tempi della Serenissima; intervenite, insistete, pretendete, conoscete, spronate sindaco e assessori perché si arrivi a una sede appena sufficiente della Biblioteca Comunale. Sappiate che in certi comuni molto più piccoli di Portogruaro il servizio di prestito dei libri viene effettuato una volta alla settimana, con un apposito camioncino, consegnando i libri richiesti anche nelle abitazioni.
Se non mi credete informatevi.
E che la Giunta cancelli una volta per tutte il “Vespasiano”: il 2000 è iniziato da tempo.

Ugo Padovese

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