“Adesso voglio dirvi perché sono venuto questa sera qui al Teatro Russolo. Perché non c’è lavoro. Pensate che il sindaco della città di Portogruaro mi ha detto che questa sera avrebbero dovuto mettere in scena l’Aida di Verdi ma, dato che, a causa della crisi, gli elefanti la gente se li porta da casa, allora mi ha chiesto di venire per farvi ridere un po’… E se volete vi informerò anche circa i miei prossimi appuntamenti: primi fra tutti il matrimonio di Solange e la festa del koala ripieno a Melbourne”. Una serie di situazioni paradossali, sull’orlo del surreale quelle in cui finisce per imbattersi il curioso personaggio descritto da Eugenio Ghiozzi (in arte Gene Gnocchi) nella piece teatrale dal titolo “Cose che mi sono capitate a mia insaputa”, come, ad esempio, il suo lavoro in una ditta e la sua mansione davvero assurda: mettere la granella di zucchero sopra i Buondì e scrivere ALTO E BASSO sui cartoni da imballaggio. O ancora il giorno in cui Margherita Hack si precipita in casa sua dichiarando che in uno sperduto paesino della provincia di Matera un vecchietto di cent’anni è stato l’unico a riuscire ad installare il digitale terrestre. Ecco allora che il nostro personaggio e la nota astronoma partono alla volta della Basilicata. In un attimo tutto il paese è sotto casa dello ingegnoso vecchietto insieme a molti giornalisti accorsi da tutto il mondo e lui, come se nulla fosse accaduto, chiede con innocenza: “Volete sapere come ho fatto?” Tutti pendono dalle sue labbra e, l’anziano signore, consapevole di essere la star del momento, ha proprio tutta l’intenzione di godersi pienamente quei cinque minuti di celebrità, tanto che, dopo un lungo silenzio, esclama con disarmante semplicità: “Ho chiamato il tecnico!” Una ironia, quella del comico parmense, ottenuta con un sapiente uso delle pause ed una continua ed efficace interazione con il pubblico in sala per una satira, dal gusto canzonatorio, che non risparmia proprio nessuno e si discosta molto dalle performances cabarettistiche di Zelig o Colorado Caffè ricordando molto lo humor inglese. Un modo di fare cabaret che, pur lasciando forse troppo all’improvvisazione e alla lettura di “veline” provvidenzialmente tenute a portata di mano, in scena, continua a fare, di Gene Gnocchi, un maestro di una comicità caratterizzata dalla trasformazione di situazioni altamente inverosimili in situazioni quasi quotidiane.
Elena Toffoletto