Ivo Simonella, attualmente assessore all’ambiente, ma prima esperto e attivo dirigente del WWF, ci racconta la storia rocambolesca di una rosa antichissima di una specie quasi sicuramente estinta, sopravissuta allo stato inselvatichito nel bosco ultra bisecolare di Alvisopoli. La pianta, secondo precise testimonianze documentate in un libro scritto dall’italiano Andrea di Robilant, erede di Lucetta Memmo, da Parigi era stata portata ad Alvisopoli da questa nobildonna veneziana, consorte di Alvise, e impiantata nel bosco-giardino di Alvisopoli, nel primo decennio dell’Ottocento. Alvisopoli era stata realizzata nei primi anni dell’Ottocento dal nobile veneziano Alvise, un cultore degli ideali illuministici del tempo, che aveva fatto costruire in un ampio possedimento di famiglia, nelle vicinanze di Fossalta di Portogruaro, una mitica città utopica, autonoma sul piano istituzionale, sociale, economico, culturale, architettonico e religioso. Per dare un cenno della sua importanza basti dire che ad Alvisopoli era stata impiantata una tipografia gestita inizialmente dal mitico tipografo Niccolò Bettoni, più tardi editore della celeberrima traduzione dell’Illiade (1810) di Vincenzo Monti e nel 1807 della prima edizione dei “Sepolcri” l’immortale capolavoro di Ugo Foscolo.
Lo stato attuale del bosco
Nel bosco di Alvisopoli – racconta Simonella – è stata rinvenuta una interessante “rosa antica”. Sfuggita, con l’abbandono del parco, alla coltura giardiniera, si comporta oggi come una specie di sottobosco, con una discreta presenza di esemplari anche in zone molto ombreggiate. Questa rosa appartiene al cosiddetto gruppo delle “Rose cinesi” e assomiglia molto a un’antica rosa denominata “Le Vesuve”, importata da Parigi e introdotta da Lucia Memmo nei primi anni dell’Ottocento nella città del marito Alvise. Per altri aspetti presenta però caratteristiche comuni con un’altra rosa denominata “Mutabilis”. Infatti il fiore varia di colore (Muta) da un rosso intenso del bocciolo al rosa, per diventare da ultimo bianco e candido. Fiorisce due volte all’anno, in inverno e in primavera.
E’ una specie unica al mondo?
Potrebbe esserlo. Io e il prof. Paolo De Rocco, architetto e grande specialista di botanica, abbiamo a suo tempo eseguito accurate ricerche nei più importanti orti botanici del mondo senza trovarne tracce. Potrebbe trattarsi quindi di esemplari unici.
Quale nome?
Se spettasse a me “battezzarla” non esiterei un attimo a chiamarla “Lucetta” dal nome Lucia della nobile famiglia veneziana Memmo che ebbe cura di trasportarla da Parigi, assieme a tante altre piante di fiori, fino al bosco di Alvisopoli. Sarebbe un modo appropriato per ricordare questa nobildonna veneziana dal “pollice verde”, innamorata della natura.
Quale il suo ruolo ad Alvisopoli?
Per circa vent’anni, fino al 2004, come dirigente del WWF ho avuto cura del “bosco” che dagli anni Quaranta del secolo scorso era stato completamente abbandonato a se stesso. In quella realtà, assieme al prof. De Rocco illustre conoscitore di piante e fiori, abbiamo trovato questa rosa fuori dal comune, strana; c’è chi ipotizza che si tratti di una rosa “persa”, che una volta era molto usata - agli inizi dell’Ottocento - nei giardini e che oggi non si trova più. Non è eccessivo esagerare che sia l’ultima rosa della specie esistente al mondo.
Questo è veramente un fatto eclatante.
Certamente è una realtà che meriterebbe di essere valorizzata.
Alla morte di Alvise, a chi passò la gestione di questa “città” unica nel suo genere?
Nel 1813 muore Alvise, poi è rimasta a Lucetta la gestione dell’area, come è scritto nel libro “storico” dell’ultimo erede di Lucia Memmo, Andrea di Robilant, il quale racconta appunto che Lucia compra delle piante a Parigi, tra cui la “rosa” e le porta ad Alvisopoli dove le pianta nel parco.
Dopo un ventennio di cure del WWF, come mai è stato abbandonato il vostro lavoro di restauro, recupero e vigilanza?
Il WWF aveva una concessione con l’Ater (il vecchio ente veneziano delle case popolari) proprietario dell’area e anche del bosco che gestiva a sue spese, in cambio dell’affitto di alcune stanze all’interno della Villa Mocenigo. Quando il WWF non potè più utilizzare gli obiettori di coscienza che lavoravano gratuitamente per il WWF al posto del servizio militare, nel 2004 chiese all’Ater di rinnovare la convenzione che prevedesse un aiuto finanziario (4 mila euro all’anno) per continuare la gestione del bosco. L’Ater acconsentì ma alla fine non se ne fece nulla perché quelli dell’Ater si giustificarono affermando che non era loro compito occuparsi del bosco.
Cosa succederà adesso a questo fantastico esemplare unico al mondo della rosa che ormai chiameremo Lucetta?
Nel frattempo ponticelli, sentieri, aree di sosta, indicazioni botaniche, percorsi speciali per i disabili e altro, tutto è stato distrutto. Pare che adesso intervenga il Comune che ha ottenuto un finanziamento per il recupero e la gestione del bosco che potrà di nuovo essere riaperto al pubblico. La rosa ha resistito dall’Ottocento ad oggi, continuerà quindi a sbocciare anche in futuro. Merita di essere valorizzata, conosciuta, anche riprodotta. Alvisopoli e la rosa rarissima erano inserite in un circuito nazionale, per cui ogni anno avevamo migliaia di visitatori. Uno strumento di conoscenza del territorio, una vera e propria eccellenza da inserire nei motivi, forse tra i più importanti oltre che popolari, per la conoscenza del Veneto Orientale. Questa “eccellenza” che nel periodo WWF fu richiamo per migliaia di visitatori, scolaresche di tutto il Veneto Orientale, ma anche di turisti italiani e stranieri, malgrado l’esiguità dei richiami pubblicitari, potrebbe essere assunta ed enormemente valorizzata dall’Azienda di Promozione turistica di Venezia - ambito di Bibione e Caorle - che recentemente ha posizionato in un sito centralissimo l’ufficio turistico nella sede del Comune, con immediato aumento di affluenza di pubblico italiano e straniero di passaggio.
Fossalta quindi con l’unico esemplare al mondo di una rosa fantastica che chiameremo “Lucetta” ha una nuova ricchezza da mostrare.
Fossalta ha degli elementi interessanti: quello più interessante è certamente Alvisopoli, una rarità. Non si è mai riusciti in realtà a dare slancio a questa località
per motivi anche finanziari. So che il sindaco Paolo Anastasia, anche per la riscoperta di Lucetta, intende operare per la salvaguardia e il rilancio di questa preziosa testimonianza ottocentesca. C’è molto da fare, altre “eccelenze” da valorizzare, come il mulino per esempio, quello che chiamavano “Mulinat” e che fu il primo elemento di Alvisopoli.
L’auspicio del cronista
Speriamo che “Lucetta” una cui pianta è stata portata a Venezia anche in onore di Andrea Di Robilant e sta crescendo, essendosi perfettamente acclimatata, dia “forza” ai responsabili della cosa pubblica, in primis a Paolo Anastasia, sindaco, il quale ha assicurato un primo finanziamento di recupero del bosco, cui dovrebbero seguire altri interventi di recupero di un qualcosa unico al mondo, “Alvisopoli”.
Salviamo la cultura che è la nostra salvezza; un esempio dal basso per contribuire a difendere il “Bel Paese” diventato purtroppo un territorio da Far West e da businnes.
Ugo Padovese
Rosa Mocenigo
Visitata domenica 3/05/2015 e' stata un' esperienza speciale. Un bosco selvatico, ma ricco di specie e all'improvviso quelle splendide macchie di un color rosa carico delle rose che a dispetto di ogni avversità della natura offre un tocco di grande e rara bellezza in un intrico di rami e di toglie verdi.