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Annotazioni
“Il sentiero dei tulipani”
05-11-2011: Psiconazionalismo in Bosnia Erzegovina

Il crollo del muro di Berlino (1989) e la morte di Tito (1990), leader geniale e carismatico, furono la concausa del disfacimento della federazione jugoslava: sei repubbliche, sistema postale e ferroviario diversi, tre religioni, due alfabeti e quattro lingue. La Slovenia e la Croazia, si proclamarono quasi subito stati indipendenti, riconosciuti all’estero e provvisti di enorme materiale bellico. La Serbia (razza eletta, cittadini “nati in paradiso”) iniziò un assedio durato 1350 giorni con tiri continui di artiglieria contro la popolazione di Sarajevo, presa di mira anche dai cecchini. La Bosnia Erzegovina da sempre era rimasta stato federato plurietnico, pluri religioso, assolutamente privo di tensioni interne, con una notevolissima presenza di matrimoni misti. Altro che “odio balcanico” o “naturale volontà di etnia mista”: invenzioni dei Serbi.

Dopo che la Slovenia e la Croazia (armate) avevano visto l’approvazione del loro nuovo ordinamento di stati indipendenti, all’infuori della federazione di marca titina, anche la Bosnia Erzegovina proclamò la sua indipendenza. Immediata reazione dei Serbi che iniziarono un assedio a Sarajevo di 1350 giorni, con colpi di cannone quotidiani dai monti vicini e con la terribile presenza dei cecchini contro i Bosniaci fuori di casa per gli acquisti alimentari. La città di Srebrenica invece, benché dichiarata zona protetta, sarà ridotta a un miserabile ghetto nazista, con uccisioni, stupri plurimi, razioni alimentari della Croce Rossa mondiale, diminuiti dai pizzi delle mafie.
Angelo Lallo, autore del testo citato nel titolo, è un profondo conoscitore dei Balcani su cui ha scritto alcuni libri, lavora e vive a Portogruaro ma in quei paesi è tornato spesso.

Per anni ha raccolto dati, testimonianze per chiarire fino in fondo, per la prima volta, la faccia vera del nazionalismo serbo (e in parte croato). Tra le tante cose ha capito che lo stupro di massa delle donne bosniache non era solo un atto di violenza di militari, ma studiato, programmato, facilitato ai soldati per uno scopo ben preciso: una pulizia etnica che doveva liberare il territorio bosniaco che “apparteneva” alla Serbia. Angelo Lallo capì che non c’era nessuna guerra in atto ma solo uno stratagemma di appropriazione, suggerito, studiato, preparato da psichiatri deviati che utilizzarono la psichiatria con nozioni diverse di storia, di antichi falsi miti di soperchieria della Bosnia, con apposite nozioni e falsificate tradizioni letterarie, un micidiale “mix”, unicamente per rafforzare sistemi di esclusione dei cittadini bosniaci dalla Bosnia Erzegovina. Modi: terrore, prepotenze, licenziamenti improvvisi da tutti i posti degli uffici statali, beni mobili e immobili sequestrati dallo stato serbo, con immediato insediamento di propri coloni. Tutto questo e molto altro è contenuto nella “Bibbia” di Karadzic e Mladic in esecuzione di un “memorandum” pubblicato ancora nel 1985 per uno stato nazionale serbo etnicamente pulito. Entrambi sono stati arrestati e detenuti nelle prigioni allestite all’Aja dal Tribunale penale internazionale che li giudicherà per crimini commessi contro l’umanità. E Srebrenica, l’antica “Argentaria” latina già priva di argento, carbone, manganese, minerali di ferro, ma ancora ricca di acqua e di petrolio in abbondanza, costituiva un appetitoso possesso non solo per i Serbi ma anche per multinazionali europee che di fatto sostennero lo psiconazionalismo serbo. Solo così si spiega perché (forse) Onu e Nato e altri organismi internazionali non si sarebbero accorti di quanto stava succedendo ai danni soltanto dei bosniaci indifesi. I pur imponenti, ma non bastevoli, aiuti umanitari, spesso venivano decurtati dalle mafie serbe, croate e addirittura bosniache. Angelo Lallo smentisce decisamente quello che si definiva esistere nei Balcani un “odio reciproco insanabile”. Basti pensare a Sarajevo: una chiesa ortodossa, una cattolica, una sinagoga, una medresa, una moschea, un convento francescano. E’ stata una psichiatria nazista contaminata dalla falsa affermazione di sottorazze da eliminare o per lo meno da cacciare, accanto a una razza superiore, naturalmente quella Serba, a sconvolgere in maniera crudele e compiendo delitti contro l’umanità, l’area balcanica dell’ex federazione jugoslava.

Anche i Croati, pure in misura minore avevano in animo lo stesso “paradigma” dei serbi nei confronti dei bosniaci, considerati “un gradino superiore agli animali” . Il saggista Luca Leone, nella prefazione, scrive che Angelo Lallo, storico ma anche profondo conoscitore della psichiatria, è riuscito a suggerire una lettura completa, da molti inconfessabile, del macello bosniaco di fine secolo. E infine esaminando il trattato di pace (1995) di Dayton (Ohio) l’autore è convinto che i relatori abbiano trattato assalitori e assaliti in maniera uguale. In sostanza Lallo conclude affermando che le attuali suddivisioni del territorio, non solo tradiscono una storia bosniaca fatta di pluralismo totale, ma alla fine premi e avvalori quel nazionalismo serbo e in parte croato, che si trasformò – spesso copiando Hitler –, nel nefando psiconazionalismo. Un altro gravissimo aspetto negativo del trattato di Dayton (Ohio) avrebbe lasciati intatti i presupposti per altre instabilità in questo momento latenti, ma molto visibili per chi viaggia attraverso i balcani.

Perché nel titolo quel romantico “sentiero dei tulipani”? Era probabilmente il delirio delle donne di Srebrenica stuprate in gruppo, quando dai serbi venivano trascinate in qualche sentiero della foresta per essere violentate. Per alleviare paura e terrore, uscivano da se stesse, sognando un altro sentiero, diverso, un sentiero allietato dai tulipani.

Ugo Padovese


(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)

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