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Annotazioni
Halloween: la festa “zuccona” degli “States” che fa ridere e vendere qualche birra in più
02-11-2011: Inventata nel Veneto?

Lunedì sera, 31 ottobre, tornando a casa mi fermo alla “Tavernetta”, quella alla fine dei portici a destra in direzione di San Gottardo, per un caffè decaffeinato, quello per i vecchi. L’ingresso è parato a lutto e una specie di ragnatela mi infastidisce il volto. Entro in qualche modo e vedo le due giovani proprietarie parate – mi spiegheranno dopo – da draculine, con il compito di impressionare. Io purtroppo non conosco il codice di Halloween e mi faccio una bella risata.

La festa, che dovrebbe avere un intento di macabre apparizioni, non è ancora incominciata. Una ragazza sta completando l’arredo: si chiama Martina, perito edile di Fossalta di Portogruaro e dice di essere la “consulente artistica” della serata. Ma allora è una cosa seria?

Non avendo mai fatto troppo caso a questo anniversario che si aggiunge alle varie feste inventate dai commercianti per vendere (festa delle mamme, dei papà, dei nonni et alias), a casa, non sapendo usare il computer, consulto alcune impegnative enciclopedie. Halloween: letteralmente “vigilia di tutti i santi”. E ancora: festa celtica della Scandinavia. Risale al VI secolo avanti Cristo. I celti, per placare le forze del male che apparivano con gli spiriti dei trapassati, offrivano sacrifici e accendevano fuochi. Di zucche proprio non ho trovato alcuna traccia. Vocabolario Gabrielli 2008: nella tradizione popolare anglosassone, sempre tra la fine di ottobre e i primi di novembre era un’occasione a scherzi e mascheramenti di vario tipo. Con grande gioia del mercato specializzato in “schifezze” di ogni genere; come al solito: businnes. Pare che da noi Halloween sia arrivata con il chevingum negli anni ’60; sbiadita, intorpidita, “un rito che non ci appartiene”, il titolo di un delizioso articolo di Paolo Conti, nel Corriere della Sera di lunedì 31 ottobre a pagina 24. Paolo Conti fa alcune interessanti osservazioni: riporta preoccupanti prese di posizione della Chiesa che definisce Halloween “una brutta resa al relativismo dilagante”, “una festa che… in prossimità delle feste dei santi e del suffragio ai defunti rischia sul piano educativo di snaturare il messaggio spirituale, religioso, umano e sociale che questi momenti forti della fede cristiana portano con sé”. Ma il giornalista riferisce anche il parere, meno pessimista di Vincenzo Pace, docente di sociologia della religione all’Università di Padova che replica con una riflessione ottimistica: “Halloween non ha affatto soppiantato quella di Tutti i Santi. Il culto che la base cattolica riserva proprio ai santi è tuttora solidissimo”.

Sono appena tornato con la moglie dal cimitero di Portogruaro e non c’era più spazio per posteggiare le vetture, che dovevano fermarsi molto prima del viale costeggiato dagli antichi Castani, almeno quelli rimasti dopo l’abbattimento, per motivi immobiliari, con caseggiati che ormai sono incombenti sulle mura del vecchio camposanto. “E così andrà avanti almeno per altri due giorni”, mi assicura uno dei vigili indaffarati a regolare traffico e difficile posteggio.

E allora da dove arrivano le zucche? Per quanto riguarda le zucche di Halloween non ho trovato alcuna traccia. Sicuramente però – e l’ ho constatato di persona sabato 29 e domenica 30 ottobre in Piazza della Repubblica, già Piazza Umberto primo – c’era la “Festa della zucca”. Nell’invito anzi all’ultimo weekend della gastronomia friul-veneta per “sapori e colori” era scritto “Aspettando Halloween con la zucca”. “E’ un nome di moda, che attira”, spiega Daniela Zerbini la ferrea Presidente di Portogruaro-Insieme, l’associazione onlus che organizza la manifestazione . “Ma la nostra, spiega – è sempre stata una Halloween di pane di zucca, gnocchi di zucca, dolci di zucca. Lei – completa – non sa quante cose si possono fare con la zucca”. E qui l’infallibile Zerbini incespica e sbaglia. “Certo che conosco altri modi di utilizzare la zucca come cibo”, le rispondo. Nei primi anni ’30 del secolo scorso, ancora infante, con mio fratello Luciano e tre cugini Giovanni, Sergio e Vittorina, spesso ero nutrito con i “zufi”. Nel mese di ottobre o novembre, quando le zucche maturavano, facevano bollire una zucca e poi la polpa morbida veniva immersa nel latte tiepido. Una mescolata ed erano pronti i “zufi” per la gioia olfattiva di noi bambini. Nulla a che vedere quindi con l’Halloween commerciale dei nostri giorni, anche perché ha stufato: uno a un certo punto non sa più che maschera mettere per impaurire o far ridere. Mi ricordo – e concludo – un altro modo di usare la zucca, che allora più che spaventare faceva incuriosire qualcuno. Abitavamo in Borgo sant’Agnese e in qualche pomeriggio di fine ottobre, io e mio fratello Luciano, dopo averla svuotata si intarsiava la zucca: occhi naso e bocca. Alle prime ombre della sera – nella strada per niente illuminata, infilavamo dentro questa specie di teschio una candela accesa. E la poggiavamo sopra un muretto del ponte del fiume Reghena, che poco più avanti sfocia nel Lemene. Effettivamente qualcuna delle rare macchine provenienti o dirette verso Venezia sulla statale 14, vedendo questa fiammella a lato della strada si fermava per vedere che cos’era. E qualche autista infastidito per l’inutile stop, a volte spingeva la nostra povera zucca intarsiata dentro le acque del fiume. Zucca, ombre, teschio: che forse l’abbiamo inventato noi del Veneto Orientale l’Halloween, poi degenerato negli States che ce lo ha rimandato senza il sapore genuino della zucca, buona, semplice, schietta: a Km zero?

Ugo Padovese


(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)

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