Quali parole usare concludere questa manifestazione?

Credo di interpretare un sentimento comune nel dire che siamo tutti sconcertati.

In pochi giorni la vicenda ucraina che contrapponeva i principi su cui si sono fondati gli equilibri mondiali: i diritti alla indipendenza degli Stati e il rispetto dei confini nazionali (e noi italiani sappiamo bene cosa significhi visto che due settimane fa abbiamo ricordato le foibe e l’esodo giuliano dalmata), alla legge del più forte, questa drammatica vicenda si è trasformata in mercanteggiamento sulle terre rare.

E la realtà è stata capovolta. L’aggredito è diventato aggressore, l’eletto senza brogli, dittatore.

Non sappiamo se si tratta di esagerazioni verbali, di forzature o dell’avvio di una nuova fase della storia mondiale dove, tornando indietro di due secoli, poche persone si vogliono giocare tra di loro e con le loro regole, il dominio sulle nazioni e della ricchezza. Neo feudatari che, proprio per questo, non tollerano la libertà e tantomeno la verità.

Sappiamo però di sicuro due cose.

La prima è che cedere al prepotente non significa accontentarlo, placarlo. Anzi, il contrario.  Non a caso il Presidente Mattarella ha ricordato il Patto di Monaco del 1938 che, illudendosi di aver sfamato il nazismo, lo convinse invece di essere invincibile.  Fu così con il Terzo Reich, ed è così con l’aggressione russa all’Ucraina.

L’altra è che se prevarrà questo gruppo di despoti miliardari e miliardari con aspirazioni dispotiche, le terre rare, sempre più rare, saranno quelle dove vige e vive la democrazia.

Sapremo reagire? Possiamo non capitolare? Abbiamo la forza per fermarli?

Sì, a patto che nessuno si consideri al sicuro in casa propria. Sì, a patto che non ci illudiamo che alzando le mani dall’altra parte si abbassino i fucili. Sì, se consideriamo la pace come un bene non commerciabile.

Grazie e Slava Ucraini!


Roberto Soncin