La pandemia da Covid-19 ha invertito molti trend di crescita e anche il Veneto orientale ne ha pagato le conseguenze. L’ultimo studio della Fondazione Think Tank Nord Est, presentato nella sede del VeGal a Portogruaro alla presenza di Gianluca Falcomer, sindaco di Cinto Caomaggiore e presidente della Conferenza dei Sindaci del Veneto orientale, ha evidenziato la situazione del territorio non solo del 2020, ma di tutto l’ultimo decennio. Dall’analisi è emerso che il Veneto orientale ha registrato un calo sia demografico che produttivo, con circa 1.000 abitanti e il 6% delle imprese in meno, e un tasso di disoccupazione che nel 2019 si attestava al 9,2%, dato nettamente superiore rispetto a quello regionale (7,6%) e veneziano (8,1%). A livello di infrastrutture, l’autostrada A4 Venezia-Trieste è considerata la più pericolosa del Nordest, con un tasso di incidentalità pari a 6,9 incidenti per 100 milioni di chilometri percorsi. La dotazione infrastrutturale dell’Alto Adriatico, inoltre, è ancora inferiore rispetto a quella della Riviera Romagnola: ci sono meno caselli e la terza corsia deve ancora essere completata.
Partendo da questi dati, la Fondazione Think Tank Nord Est ha identificato delle possibili soluzioni che aiuterebbero il territorio a facilitare la ripresa economica e sociale. “Il Veneto orientale deve risolvere alcune storiche criticità - ha spiegato Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione e del Distretto Turistico Venezia Orientale - a partire da un’insufficiente dotazione infrastrutturale: il masterplan delle viabilità del Veneto orientale dovrebbe promuovere il potenziamento degli accessi alle spiagge, Bibione in primis. Il turismo estivo potrebbe poi collegarsi all’offerta dell’entroterra, valorizzando iniziative culturali, anche promosse dalle imprese attraverso il Distretto, che potrebbe allargarsi a tutti i 22 Comuni del Veneto orientale. È poi necessario accelerare sul fronte della sburocratizzazione, adottando linee guida comuni tra tutti i Municipi per semplificare l’attività delle imprese. Ed infine - conclude Ferrarelli - la fusione dei Comuni va considerata come un’opportunità di crescita, favorendo il confronto con i territori che l’hanno già realizzata. Il Veneto orientale deve sperimentare nuovi progetti e porsi traguardi ambiziosi. Servono però scelte precise, anche in discontinuità con il passato, una strategia comune e coraggio”.
Gianluca Falcomer ha accolto positivamente le proposte della Fondazione, alle quali, tuttavia, ha aggiunto delle considerazioni. “Gli studi sul territorio sono ben accetti - ha risposto - e sono il punto di partenza per fare dei cambiamenti. Tuttavia, propongo di realizzare un’analisi geopolitica su larga scala che comprenda anche tutta la Bassa Friulana, il Pordenonese e la Marca Trevigiana. Secondo il mio punto di vista, c’è la necessità di creare un’area vasta dove si possa fare sintesi e progettualità comune. Bisogna andare cauti con l’unione dei Comuni, vedo molto positive le convenzioni create nel Portogruarese in merito alla Polizia Locale e ai Servizi Sociali”.