La Gallery MC di New York ospita la collettiva “Still Utopia: Islands”, mostra originariamente programmata per aprile 2020, ma posticipata causa Covid-19. L’esposizione include le opere di 33 artisti internazionali, tra i quali vi sono 3 portogruaresi e un pordenonese: Silvia Lepore, che da tempo affianca all’attività didattica quella di artista, sviluppando la sua arte con materiali quali carta, garze e stoffe; Roberto Davide Valerio, vivaista e garden designer che ha coltivato la passione per le arti figurative sviluppando una trascrizione più realistica e simbolica dell’immagine; Simonetta Moro, co-curatrice della mostra e direttrice di un corso di dottorato in Visual Arts negli Stati Uniti; Davide Raffin, architetto di Pordenone che affronta con raffinata e realistica sensibilità immagini architettoniche e muliebri.
Gli artisti hanno collaborato a produrre 12 opere su carta secondo la tecnica surrealista del “cadavre exquis”, ovvero “cadavere squisito”. In questa modalità, tre partecipanti hanno disegnato a turno su un foglio di carta senza che l’uno vedesse cosa aveva disegnato l’altro, fatta eccezione per i segni che indicano dove il disegno precedente finiva, in modo che la parte successiva si collegasse in sequenza. Il disegno finale risulta così composto da una “testa”, un “tronco” e dei “piedi” dall’aspetto bizzarro, ma coerente. La particolare situazione sanitaria non ha permesso di lavorare sotto lo stesso tetto agli artisti che sono stati costretti a lavorare nell’isolamento dei loro studi e delle loro abitazioni, comunicando tra loro tramite i mezzi tecnologici. I frammenti sono stati poi composti ed esposti insieme per la prima volta in occasione della mostra newyorkese. È la seconda esposizione organizzata da Simonetta Moro e Aga Aosseinov sul tema “Still Utopia”, un’espressione che volutamente gioca sull’ambiguità della parola inglese still, la quale indica al tempo stesso una permanenza temporale (“sono ancora qui”) e un’immobilità spaziale (“sono qui, immobile”). Si riferisce a una situazione che si chiamerebbe, con un altro termine di uso comune, un’impasse. L’utopia è dunque un qualcosa che permane - come aspirazione, obiettivo, ideale - mentre evoca un congelamento, un trovarsi in trappola, senza via d’uscita, tranne forse che nell’umorismo. Le Isole (Islands) sono i frammenti stessi che diventano arcipelaghi una volta connessi gli uni con gli altri nell’assemblaggio dei cadavre exquis.