Presentato a Portogruaro il caso editoriale “Io non voglio fallire” di Serenella Antoniazzi. La storia dell'imprenditrice concordiese, che ha lottato per salvare la propria azienda, è stata raccontata ieri sera davanti ad un attento pubblico che ha riempito il nuovo Centro Culturale di Portogruaro.
L'iniziativa è stata promossa dalla Confartigianato Imprese Veneto Orientale e Confartigianato San Donà di Piave. Sono intervenuti alla serata, oltre all'autrice Serenella Antoniazzi e alla giornalista e coautrice Elisa Cozzarini, anche i due presidenti mandamentali di Confartigianato, Siro Martin (Portogruaro) e Ildebrando Lava (San Donà di Piave), l'assessore alla Cultura Maria Teresa Ret, l'editore Paolo Anastasia, l'Onorevole Emanuele Prataviera, il dottor Francesco Pedoja, Presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Treviso.
Non solo presentazione di un libro, ma anche momento di riflessione su una vicenda che molti imprenditori stanno vivendo sulla propria pelle. «Quella di Serenella – ha detto Siro Martin – è la storia che tutti noi imprenditori, almeno un nostro della nostra vita, abbiamo vissuto. Lei ha avuto il coraggio di raccontare una storia difficile, e noi abbiamo il dovere di farne tesoro». Parole riprese anche dall'assessore alla Cultura. «In questo libro – ha detto Maria Teresa Ret – si racconta una storia che appartiene a tanti, ma che pochi hanno il coraggio di diffondere. Serenella ha avuto la forza di denunciare e di trovare una soluzione avvalendosi dell'aiuto degli altri. La sua storia deve servire da esempio per innescare un cambiamento che deve partire dal basso».
Suscitando grande emozione tra i presenti, l'imprenditrice di Concordia Sagittaria, dove è titolare di una ditta attiva nel settore della levigatura del legno, ha raccontato la genesi del libro. «Un libro nato per terapia, per sfogo – ha detto – , dopo tre anni in cui ho passato l'impossibile. Un'eredità che volevo lasciare a mio figlio, affinché avesse un motivo per andare avanti». L'autrice ha raccontato il suo calvario, iniziato con il fallimento di un grosso committente, che a cascata si è ripercosso sulla sua attività. Ha raccontato della volontà di suicidarsi, gesto non messo in atto perché una telefonata l'ha salvata. «Ricevo moltissimi messaggi di solidarietà – ha detto – che arrivano da tutta Italia e questo testimonia che siamo in tantissimi ad essere in difficoltà». Trovando appoggio e aiuto in altre persone, Serenella ha avviato una class action contro il committente “fallito” e ha ripreso a lavorare, pagando i suoi debiti.
Il presidente mandamentale di San Donà di Piave di Confartigianato, Ildebrando Lava, ha sottolineato come le responsabilità della crisi vadano addebitate non solo Stato, ma anche alle imprese, che hanno fatto ereditato da quest'ultimo «lo sport nazionale del non mantenere fede ai pagamenti». L'Onorevole Prataviera ha fatto sapere che sta lavorando per depositare una proposta di legge che istituisca una giornata per ricordare le vittime dei suicidi dovuti alla crisi. «Serenella non va lasciato sola – ha affermato – e noi politici dobbiamo litigare per garantirle protezione». Tra gli intervenuti alla serata anche il giudice Francesco Pedoja, il quale ha ribadito l'importanza di diffondere tra gli imprenditori una maggiore cultura sui temi del fallimento e della ristrutturazione aziendale.
Vito Digiorgio