La Guerra del 15-18, la Grande Guerra, ha lasciato lutti e dolore in tutta Europa, anche in Italia, milioni furono i morti, fra cui molte le vittime civili.
In particolare, le popolazioni venete e friulane vissero sulla loro carne viva le battaglie, l’occupazione dopo Caporetto e ancora oggi non c’è paese grande o piccolo del Triveneto dove non sia presente un monumento celebrativo o un cimitero di guerra, dove a volte riposano i morti del nemico.

È questo il caso del cimitero di Vado, piccola frazione del Comune di Fossalta di Portogruaro dove dalla fine del primo conflitto riposano 7 caduti: i cosiddetti “SOLDATI DI VADO” che si immaginava essere appartenuti all’esercito austro-ungarico sia per il fatto che il portogruarese visse l’occupazione nemica sia per le fattezze delle singole pietre tombali che identificavano le fosse dove riposavano i resti mortali dei soldati.
Da ricordare e sottolineare quale esempio di pietà umana che in occasione del Giorno dei Morti da sempre sulle tombe dei soldati ignoti da parte degli abitanti di Vado sono stati deposti dei fiori e i vari Parroci che si sono succeduti, durante le celebrazioni religiose, li hanno sempre ricordati.
I “SOLDATI DI VADO” sono ritornati alla ribalta recentemente grazie a Massimiliano Galasso, giovane studioso di storia locale e autore di varie pubblicazioni, nonché dell’impegno profuso nell’attribuire correttamente i nomi dei caduti austro-ungarici del Cimitero di San Michele al Tagliamento.

È partendo proprio dalle pietre tombali che Massimiliano Galasso ha ricostruito la storia dei sette caduti portando a termine un progetto di recupero della memoria convogliato nella pubblicazione di un volume intitolato “L’eredità della Grande Guerra: le sette sepolture militari del cimitero di Vado”, inserito nella collana Quaderni di storia locale della Biblioteca Comunale di Fossalta di Portogruaro e in un cortometraggio storico dal titolo “17-23”.

Un lavoro di indagine documentale (di respiro europeo trattandosi di soldati provenienti dalla Polonia, dalla Moravia e dalla Serbia), durato quattro anni  e reso possibile dalla collaborazione con vari enti quali: i Comuni di Fossalta di Portogruaro e San Michele al Tagliamento, la Parrocchia di San Zenone di Fossalta di Portogruaro, il Centro di Documentazione Aldo Mori,  Spolek pro vojenskà pietni mista (Repubblica Ceca), il Nuovo Fronte – Gruppo di Rievocazione Storica, Mèsto Jevicko (Repubblica Ceca), Zywiec (Polonia) e Museo Etnografico di Fossalta di Portogruaro.

Un grande lavoro, dunque, che ha portato all’identificazione di sei dei sette caduti:

• Sottotenente di Fanteria (reparto mitraglieri) Ugo Bonatti, da Firenze, scultore, colpito a morte a Torresella;
• Soldato di Fanteria Francesco Ottomano, da Rutigliano di Bari, contadino, ferito probabilmente negli avamposti a San Michele al Tagliamento, morto nel lazzaretto di Fossalta;
• Soldato di Fanteria Pasquale Rizzello, da Brindisi, massaro, ferito probabilmente negli avamposti a San Michele al Tagliamento, morto nel lazzaretto di Fossalta;
• Caporale di Fanteria Honvéd Douchan Zaritch, da Srpski Itebej (ora in Repubblica Serba, allora Impero Austro-ungarico), di etnia serba, morto all'interno dell'ospedale militare austroungarico di Villa Biaggini-Ivancich a San Michele al Tagliamento;
• Soldato di Fanteria Josef Kolonko, da Zywiec (ora in Polonia, allora Impero Austro-ungarico), contadino, di etnia galiziana, morto a Fossalta di Portogruaro;
• Soldato di Fanteria Franz Ohneiser, da Zadní Arnostov (ora on Repubblica Ceca, allora Impero Austro-ungarico), fabbro, di etnia sudeta, morto all'interno del lazzaretto dell'ospedale militare austroungarico di Villa Biaggini-Ivancich a San Michele al Tagliamento.

L’ultimo tra i sette caduti, un militare italiano, è ancora un ignoto.

I danni provocati dal maltempo dell’estate scorsa hanno suggerito al Comune di Fossalta di trasferire i resti dei caduti e dopo l’esumazione (avvenuta tramite scavo stratigrafico) e gli esami autoptici, le salme sono tornate a riposare nella terra benedetta del cimitero di Vado sabato 4 maggio quando, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, è stato a loro dedicato un monumento, edificato dai volontari del gruppo “Il Nuovo Fronte”, cui hanno reso omaggio anche una delegazione di studiosi polacchi e la discendente di un caduto di Brindisi.
Un lavoro meritorio, dunque, che testimonia la ricchezza delle risorse culturali del nostro territorio (Massimiliano Galasso) e la pietà umana delle nostre genti.


Maurizio Conti